Renzi scelga tra la vera politica e i portatori di voti

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1.

Le primarie hanno dato il loro responso, con un dato incontrovertibile: un po’ di gente ha ritenuto che, al di là di ogni altra valutazione, Matteo Renzi rappresenti nel campo del centro-sinistra, se ancora così si può chiamare, l’argine più consistente e più credibile della deriva grillina. Ogni altra considerazione, compresa quella relativa all’età dei votanti (una vera beffa per il “creatore” della rottamazione), pur legittima, lascia il tempo che trova. Qualche riflessione in più, invece, meritano i dubbi sulla regolarità del voto in uno dei simboli del rinnovamento renziano, Ercolano. Ed il suo giovane Sindaco. Non tanto per la presenza dei pochi migranti, che fanno, detto volgarmente, più… colore che numeri, quanto per la massiccia partecipazione: oltre 5000 votanti. Si ha l’impressione di un “luogo” estremamente politicizzato e partecipe: al di là dei consueti veleni mi parrebbe un quadro idilliaco in una terra complessiva di… lupi. E che così sia. Il resto ora spetta a Matteo Renzi. A cominciare, parlo di Napoli e della Campania: deve decidere se preferisce la Politica nella sua accezione più alta o i portatori di preferenze. Per essere… indulgenti.

2.

In quel pozzo di sapere, di storia, di umanità che sono i Diari di Pietro Nenni, ho “pescato” la pagina scritta in occasione della morte di Mao Tze Tung. Nenni, da antico rivoluzionario, animatore della Settimana Rossa del 1914, aveva una ammirazione sconfinata per Mao che aveva conosciuto personalmente nel 1955. Diventando, prima da Vice Presidente del Consiglio e poi da Ministro degli Esteri, il più strenuo sostenitore, nel mondo occidentale, dell’ingresso della Cina nell’ONU, al posto della piccola Formosa, sostenuta dagli Americani. Pietro Nenni mi scrive il 10 settembre del ’76, in occasione della morte di Mao: “La perdita è grave anche per noi. Mao ci riconciliava con la vita”. Nenni racconta nel suo Diario del 13 settembre 1976: “Sul letto di morte Mao avrebbe detto una parola che riassume il suo pensiero: Raccomandate “Ai giovani Cinesi di ricordarsi di Yu Kung”. E’ il protagonista di una favola contadina. Narra di un vecchio contadino che voleva spianare una montagna a colpi di zappa, lui e i figli. A chi, vedendolo all’opera, gli disse “che sciocchezze state facendo”, il vecchio rispose: “Io morirò. Ma rimarranno i miei figli. Moriranno i miei figli, ma resteranno i miei nipoti e così le generazioni si susseguiranno all’infinto. Le montagne sono alte, ma non possono diventare ancora più alte, ad ogni colpo di zappa, esse diventeranno più basse”. Chissà se Matteo Renzi ha mai pensato ad una sfida di questo genere o, forse, in un momento di umile consapevolezza, ha pensato che non fosse alla sua portata. Anche perché, probabilmente, è più facile abbassare una montagna a colpi di vanga, che non convincere gli Italiani a rinunciare a qualcosa in favore di riforme che vadano nella direzione del bene comune.

3.

Sul Corriere della Sera di lunedì primo maggio, a tutta pagina “L’Elogio dell’Asino”. E giù a raccontare delle nuove-antiche virtù di questo animale prezioso, mai abbastanza apprezzato. Sono decantate perfino le qualità del suo latte, diventato costosissimo. La conseguenza di questa rivalutazione: le molteplici “varietà” si sono sviluppate fino a diventare migliaia ed arricchiscono il nostro “panorama” non solo estetico e naturistico. A questo punto dovremo risarcire questo ulteriore “amico” dell’uomo per gli insulti ricevuti nei secoli: quando si voleva “qualificare” una persona di scarso valore, la si definiva “asino!”. Tout court. Ora dovremo trovare un altro appellativo per quel tipo di persone, che non per questo saranno meno scadenti. Potremmo loro consigliare di prendere ad esempio proprio gli asini veri, che, con pazienza ed intelligenza, hanno saputo aspettare il loro momento ed imporsi con le loro qualità, finalmente riconosciute, all’attenzione dell’Uomo, che ne ha promosso la “moltiplicazione”. E del Corriere della Sera che ce le ha raccontate.

4.

Il Prefetto di Napoli ha fissato le quote di migranti che i Comuni sono tenuti ad accogliere ed ospitare sull’Isola d’Ischia. In verità, poche unità. Eppure già ho sentito, come anche per Capri, proteste e propositi di disattendere le disposizioni del Prefetto, che mette in esecuzione niente altro che un decreto governativo, che vale per tutta l’Italia. Naturalmente i Sindaci non opporrebbero resistenza se non fossero pressati dalla cosi detta opinione pubblica. La quale, invece, non protesta se non si realizzano i depuratori, se si mantengono i camion della immondizia sulla via di Citara, se non si rendono gli approdi almeno accoglienti. La “ragione” dei Sindaci: non devono perdere consenso elettorale. Mi domando: Santa Madre Chiesa, anche quella in Ischia, che al proposito ha dato un esempio concreto, può ricordare a tutti i fedeli il dovere evangelico dell’accoglienza? Può ricordare il monito di San Giovannipaolo II che proprio sulla nostra Isola, il 5 maggio del 2002, levò alto il suo grido potente: “Popolo di Ischia: accogli, ascolta, ama” “. Una proposta al nostro Vescovo: una domenica con le prediche dedicate esclusivamente a questo tema, ricordando a tutti quanto il Cristo ci dirà nel giorno del Giudizio: “Venite, benedetti, perché ero forestiero e mi hai accolto, ero ignudo e mi hai vestito, avevo fame e mi hai dato da mangiare”. Tutta questa mobilitazione è necessaria per tentare di orientare diversamente l’opinione pubblica ed anche perché temo che qualche Sacerdote non voglia rischiare l’impopolarità. Dimenticando che la Chiesa non deve prendere voti elettorali, ma solo testimoniare Amore. Poi, magari, un altra domenica sia dedicata all’Amore tra gli uomini, in questa Isola devastata da migliaia di cause civili, con migliaia di persone, di famiglie che si odiano.