Reddito di inclusione, record di beneficiari al Sud: il 50% del totale tra Campania e Sicilia

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Oltre un milione di italiani ha beneficiato di misure di contrasto alla povertà nei primi sei mesi dell’anno. Il numero si ottiene, secondo quanto emerge dall’ultimo ‘Monitoraggio dei flussi di pensionamento’ dell’Inps, dalla somma di coloro che hanno beneficiato del Reddito di inclusione (Rei) e del Sostegno per l’inclusione attiva (Sia). Sono infatti quasi 267 mila le famiglie che hanno percepito il Rei, lo strumento introdotto dal governo Gentiloni in sostituzione del Sia che ha preso il via lo scorso primo gennaio, per un importo medio mensile di 308 euro. A beneficiare del Sia per un importo medio di 249 euro mensili, sono state invece altre 44 mila famiglie. Nello stesso periodo l’Inps fa sapere che sono state liquidate 228.382 pensioni. La maggior parte dei benefici del Rei vengono erogati al Sud (70%) con interessamento del 73% delle persone coinvolte. Campania e Sicilia sono le regioni con maggiore numero assoluto di nuclei beneficiari (insieme rappresentano il 50% del totale e il 53% del totale delle persone coinvolte). Calabria, Lazio, Lombardia e Puglia coprono un ulteriore 28% dei nuclei e il 27% delle persone coinvolte. Il tasso di inclusione, quindi il numero di persone coinvolte ogni 10 mila abitanti, a livello nazionale risulta pari a 139, raggiungendo i valori più alti in Sicilia, Campania e Calabria (rispettivamente 416, 409, 309) e quelli minimi in Friuli Venezia Giulia (15) e in Trentino Alto Adige (17). L’importo medio mensile è variabile a livello territoriale, con un intervallo tra i 242 euro della Valle d’Aosta ai 338 euro della Campania.L’importo medio, invece, delle pensioni erogate tra gennaio e giugno è pari a 1.084 euro. In particolare, rileva l’istituto guidato dal presidente Tito Boeri, le pensioni di vecchiaia sono 58.356, quelle di anzianità o anticipate 63.330, quelle di invalidità 18.904 e quelle superstiti 87.792. Per quanto riguarda il fondo pensioni dei lavoratori dipendenti, l’Inps registra un numero complessivo di liquidazioni di vecchiaia e anzianità/anticipate decorrenti nel primo semestre “decisamente inferiore” al corrispondente valore del 2017, e analogo andamento si osserva nelle tre principali gestioni dei lavoratori autonomi. La differenza, spiega l’istituto, “è riconducibile essenzialmente all’aumento del requisito di età richiesto per la liquidazione della pensione di vecchiaia delle donne”. Nei primi sei mesi dello scorso anno, infatti, la somma delle pensioni di anzianità, anticipate e di vecchiaia dei dipendenti era pari a 79.264 unità, mentre nello stesso periodo del 2018 risulta pari a 59.791 unità, segnando un calo complessivo del 24,6%.La fotografia scattata dall’Inps per il primo semestre dell’anno mostra anche un tonfo degli assegni sociali. Gli assegni liquidati, infatti, sono stati 10.332, per un importo medio di 407 euro, mentre nello stesso periodo del 2017 erano stati 39.062: il calo risulta quindi pari al 73,5%. L’istituto di previdenza sottolinea come gli assegni sociali liquidati tra gennaio e giugno 2018 siano “di entità molto esigua” rispetto al valore rilevato nello stesso periodo del 2017, “in quanto “si è innalzato di un anno il requisito di età utile per la liquidazione dell’assegno”.