Rapporto Cerved 2022: Famiglie spendono tanto in welfare (136,6 mld-7% Pil) ma più della metà (50,2%) non riesce a curarsi

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in foto un momento della presentazione del Rapporto Cerved 2022 del Bilancio di welfare delle famiglie italiane

Le famiglie italiane spendono tanto in welfare (136 miliardi e 600 milioni, un importo che corrisponde al 7-8% del Pil) ma oltre la metà (il 50,2%) ha rinunciato a curarsi nel 2021. E’ quanto emerge dal Bilancio di welfare delle famiglie italiane 2022 di Cerved presentato oggi a Roma alla presenza (in streaming) della ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti. Nel presentare i dati Enea Dallaglio, partner innovation team di Cerved, ha spiegato come tale discrasia possa essere determinata da un disallineamento tra la domanda di welfare e l’offerta di servizi, ancora troppo frammentata e poco qualificata nel nostro paese. Introdotto e moderato da Andrea Pancani, vicedirettore del Tg La7, il Rapporto, giunto alla terza edizione, rappresenta un’analisi dei bisogni di welfare delle famiglie italiane nella ripresa dalla pandemia, e propone chiavi di lettura per indirizzare i progetti di rinnovamento del sistema di welfare e gli investimenti delle imprese dei servizi.

in foto il giornalista Andrea Pancani con Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved

In apertura i saluti di Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, che ha sottolineato come “gli investimenti pubblici e privati sono decisivi per rinnovare il nostro sistema di welfare, generando nuovi modelli di servizio capaci di rispondere alla domanda delle famiglie”. Aggiungendo: “Con il nostro Rapporto abbiamo voluto dare un contributo concreto per misurare la domanda di servizi, nel momento in cui con il Pnrr abbiamo le risorse per proiettare nel futuro il nostro sistema di welfare”. Subito dopo il ministro Bonetti ha focalizzato l’attenzione sul “sostegno alle famiglie, rimozione delle diseguaglianze, investimento nelle donne e nei giovani”. Tutti obiettivi che il governo Draghi ha a cuore e che punta a raggiungere attraverso “il Family act” e “a partire dall’assegno unico e universale” per le famiglie. Misure “in accompagnamento al Pnrr” nell’ottica di “una nuova alleanza da attivare con sempre più coraggio”, ha ricordato la ministra, “tra le istituzioni, la società civile e il mondo delle imprese, per dare al Paese uno sviluppo vero, efficace e sostenibile”.

Tanti ed interessanti gli spunti offerti al dibattito da Enea Dallaglio, partner innovation team di Cerved, che ha ricordato come l’industria del welfare conti in italia centinaia di migliaia di aziende e operatori, “un settore che vale il 9% del Pil” se si tiene conto del fatto che “ai 136,6 miliardi di spesa delle famiglie si aggiungono 21,2 miliardi del welfare aziendale e collettivo”. E c’è anche una domanda di innovazione che emerge dal Rapporto. “La distanza tra i nuovi bisogni delle famiglie e i servizi disponibili nel mercato si fa sempre più importante”, ha sottolineato Dallaglio. Si coglie “una domanda di innovazione del sistema”, nell’offerta di servizi, in tutte le sue componenti. “La dimensione della spesa di welfare delle famiglie italiane – ha aggiunto – crea opportunità crescenti e pone delle sfide”. Almeno tre per il Cerved. La prima riguarda il concetto di salute, che non consiste più nel ricevere cure nel momento della malattia. “La salute è un valore che guida il cambiamento degli stili di vita, c’è una domanda di prevenzione e di relazione sanitaria continua” che non sempre viene soddisfatta. “E anche il personale è un altro grande problema”, ha spiegato Dallaglio. “Servono iniziative nuove di sviluppo del welfare aziendale, che negli ultimi anni ha già dato prova di concretezza attraverso l’erogazione di prestazioni basate sulla vicinanza, servizi sanitari di prossimità”. E le reti di prossimità sono anche nel Pnrr.
La seconda sfida riguarda invece gli anziani. In questo caso il deficit è sia quantitativo che qualitativo. “Siamo già un paese maturo e diventeremo presto un paese di anziani”, ha rincarato Dallaglio. “Le famiglie chiedono la possibilità di garantire servizi ai propri cari restando nell’ambiente domestico, il 57 per cento è alla ricerca di un profilo di servizi con assistenza domiciliare qualificata, occorre anche formare questa grande numerosità di assistenti, riconoscendo loro la qualità attraverso sistemi di certificazione”.
La terza sfida è quella dell’istruzione, un gap importante per il paese è rappresentato dalla percentuale di laureati sotto i 35 anni (il 29 per cento rispetto al 41 della media europea). “Il messaggio che possiamo lanciare oggi è che non si tratta soltanto di un problema di offerta, la questione va affrontata anche dal lato della domanda. E’ necessario – ha evidenziato Dallaglio – aiutare le famiglie a fare uno sforzo per portare a termine il percorso formativo dei loro ragazzi. L’interruzione degli studi dipende da fattori economici soltanto nel 9 per cento dei casi, mentre in gran parte delle circostanze, nel 71 per cento delle situazioni, c’è un orientamento rinunciatario delle famiglie nel valutare le opportunità di lavoro sulla base del titolo di studio che si sta provando a conseguire e, talvolta, anche nel valutare le attitudini dei ragazzi”. In definitiva, il Cerved pone come obiettivo prioritario la riorganizzazione della risposta alla domanda di welfare degli italiani. “Esiste un grande mercato in Italia, un’industria del welfare che è tra le prime nel nostro paese a trinare le prospettive di crescita. Ma gran parte della spesa è indviduale, va quindi aggregata e razionalizzata, serve un’offerta industrializzata, in grado di favorire l’efficientmento dei servizi e un’accessibilità maggiore alle cure anche per chi è in difficoltà”. A fine intervento Dallaglio ha presentato le dieci proposte di Cerved.

Ad alimentare il dibattito sui dati Cerved gli interventi di Marco Leonardi, Capo del Dipartimento per la Programmazione e il coordinamento della politica economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri; Marcella Mallen, Presidente ASviS; Massimo Midiri, Rettore dell’Università di Palermo; Paola Profeta, professore ordinario di Scienza delle finanze dell’Università Bocconi; Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute and Cell Transplant Center della University of Miami in Florida; Mariuccia Rossini, presidente del Gruppo Korian. Le conclusioni sono state affidate ad Andrea Mignanelli, amministratore delegato di Cerved, il quale ha sottolineato come “ci sono grandi cambiamenti nella costituzione della famiglia e nei bisogni delle famiglie, con un’aumentata richiesta di benessere da parte degli anziani. Abbiamo però un dato drammatico: il reddito a disposizione delle famiglie che dal 2010 non è cambiato”. Quindi ha aggiunto “a fronte di grandi mutamenti e di nuovi bisogni abbiamo un reddito netto medio di 30mila euro che non è cambiato dal 2010”. Secondo Mignanelli “il tema vero quindi è affrontare il cambiamento delle tematiche a fronte di una situazione reddituale immutata”. “Evidenzio – ha concluso – che abbiamo 8 milioni di famiglie che vivono con meno di 13mila euro netti all’anno. Gestire un figlio per queste famiglie è insormontabile. È quindi importante la focalizzazione degli interventi. Con il Pnrr e le altre riforme la dinamica fondamentale è tenere conto delle differenze”

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