Raffaele Mattioli, il banchiere umanista: Intesa Sanpaolo lo ricorda a Milano a 50 anni dalla morte

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Intesa Sanpaolo e la Fondazione Raffaele Mattioli per la storia del pensiero economico hanno ricordato oggi, nel 50° anniversario della scomparsa di Raffaele Mattioli, l’eredità del “banchiere umanista” e il suo contributo per la modernizzazione industriale dell’Italia e per una concezione di ‘banca al servizio del Paese’. La giornata, organizzata sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha visto la presenza del Consigliere Delegato e Ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, il Presidente di Intesa Sanpaolo Gian Maria Gros-Pietro, il Presidente ABI Antonio Patuelli e il Presidente della Fondazione Raffaele Mattioli Ricciarda Mattioli. L’apertura dei lavori è stata affidata a Gaetano Miccichè, Chairman Divisione Imi – Corporate & Investment Banking Intesa Sanpaolo.

Raffaele Mattioli (Vasto, 1895 – Roma, 1973), amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana dal 1933 al 1960 e poi suo presidente dal 1960 al 1972, fu uno dei banchieri più rappresentativi del secolo scorso, ben noto anche all’estero nel mondo dell’alta banca e della finanza internazionale. Fine economista, è spesso ricordato come il “banchiere umanista” per il suo impegno nella promozione di numerose iniziative culturali, specialmente nell’ambito della storia economica, della letteratura, dell’architettura e dell’arte.  Caldeggiava l’idea di una classe dirigente dotata di una profonda cultura umanistica, perché riteneva che lo sviluppo economico dovesse sempre andare di pari passo con lo sviluppo culturale. Per questo motivo ha fondato con Benedetto Croce, suo grande amico, l’Istituto per gli Studi Storici a Napoli.
Ha contribuito a salvare molte vite durante la persecuzione degli ebrei dovuta all’emanazione delle leggi antisemite del 1938. In quello stesso anno divenne editore, acquistando la Casa Editrice Ricciardi.
Le carte di Raffaele Mattioli – 290 faldoni, datati dal 1925 al 1972 per oltre 4.000 fascicoli di corrispondenti – sono conservate nell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo e aperte alla pubblica fruizione. La Digital Library, inoltre, rende consultabili, previa semplice registrazione sul portale di pubblicazione degli inventari dell’Archivio Storico, migliaia di pagine digitalizzate, raccolte nelle sezioni “Scritti di Mattioli” e “Scritti su Mattioli”.

Il dibattito
Raffaele Mattioli e’ uno dei principali “eroi civili” del mondo bancario italiano del terribile Novecento, protagonista della rinascita negli anni Trenta della Banca Commerciale Italiana dopo la grave crisi. Con queste parole Antonio Patuelli, Presidente Abi, ha ricordato – apendo il convegno promosso da Intesa Sanpaolo e Fondazione Raffaele Mattioli – il noto banchiere ed economista italiano, un uomo che divenne “un grande innovatore del modo di far banca in Italia”. In occasione del 50esimo anniversario della scomparsa di Raffaele Mattioli, Intesa Sanpaolo e la Fondazione Raffaele Mattioli hanno organizzato l’evento “L’eredita’ Di Raffaele Mattioli”, che si e’ tenuto questa mattina a Milano. Nel corso del suo intervento, Patuelli ha riepilogato le grandi capacita’ bancarie di Mattioli, la sua indipendenza “da tutti i potentati di ogni genere e il suo grande prestigio”, che gli permisero di “evitare condizionamenti e di rimanere alla guida della Banca Commerciale in contesti politici molto diversi, dagli anni del regime a quelli piu’ drammatici della guerra, dalle grandi speranze e dall’impegno nella ricostruzione, al ‘miracolo economico’ degli anni cinquanta e sessanta, fino ai primi anni settanta quando, un anno prima della morte, fu rimosso dalla Presidenza della Comit per opache manovre” ha spiegato. A cinquant’anni dalla morte, Raffaele Mattioli “ci ha lasciato tanti sempre attuali insegnamenti, insieme bancari, culturali, morali e civili che rappresentano indirizzi sicuri su cui poggiare l’ulteriore crescita economica, civile e sociale di un’Italia europea che ragioni sempre con grandi orizzonti internazionali di pace e di prosperita’” ha chiosato il Presidente di Abi.
L’economista Raffaele Mattioli e’ spesso ricordato come il “banchiere umanista” per il suo impegno nella promozione di numerose iniziative culturali, specialmente nell’ambito della storia economica, della letteratura, dell’architettura e dell’arte. Nel ruolo di amministratore delegato della Banca Commerciale Italiana dal 1933 al 1960 e poi suo presidente dal 1960 al 1972, “la prima cosa che ebbe da fare Raffaele Mattioli fu una rivoluzione culturale. Era una cultura completamente da ricostruire, Mattioli diceva: dare credito e’ difficile, occorre capire chi ha il merito di ottenere il credito. Occorre cioe’ saper scegliere chi sa far fruttare il credito, perche’ questo e’ un valore sociale prima ancora che finanziario. Il denaro deve essere usato”. Cosi’ Gian Maria Gros-Pietro, Presidente di Intesa Sanpaolo, ha reso merito a Mattioli a 50 anni dalla sua morte. Bisogna formare le persone e dare loro delle competenze e obiettivi morali. Bisogna che le banche “si doti di un suo codice etico”. Banche e Societa’ “dicono di farlo; l’importante e’ farlo davvero, e’ un modo di procedere che Intesa Sanpaolo ha sicuramente”. Per il Presidente dell’Istituto bancario “questa e’ un’eredita’ anche di Raffaele Mattioli. Non bisogna mai perdere questo obiettivo, il denaro si raccoglie e si distribuisce affinche’ venga utilizzato. Il denaro deve essere prestato a chi lo restituira’ e a chi lo spende bene”.
Raffaele Mattioli fu a capo della missione economica inviata a Washington dal Governo italiano dal novembre 1944 al marzo 1945. Una volta tornato a Milano nel maggio 1945, guido’ la Comit attraverso gli anni della ricostruzione e del miracolo economico, mantenendo non solo la vocazione internazionale della Banca, ma favorendo anche lo sviluppo della piccola e media impresa. Nel 1946 aveva invece dato vita a Mediobanca con Enrico Cuccia. Nel 1960 fu nominato presidente della Banca Commerciale Italiana, mantenendo una forte influenza nella gestione dell’Istituto. La banca, ha ribadito Gros-Pietro, “e’ uno strumento potente, e come tutti gli strumenti potenti, se usato male puo’ anche fare danni”. Questo, ha sottolineato il Presidente, “fa parte del codice etico di Intesa Sanpaolo ed e’ direttamente un’ulteriore crescita degli insegnamenti e del modo di operare di Raffaele Mattioli”. Anche per il Chief Economist Intesa Sanpaolo Gregorio de Felice, l’eredita’ di Mattioli “e’ la sua concezione di fare banca: deve avere profitti perche’ altrimenti non e’ indipendente, ma ci sono profitti e profitti. Alcuni non dettati da operazione speculative e quindi di grande sostenibilita’”. L’altro grande punto e’ “questa attenzione per il credito che non doveva eccedere, memore delle crisi dei grandi gruppi industriali negli anni ’30. Seppur in uno scenario economico-regolamentare completamente diverso, tutto questo mi sembra molto attuale oggi e Intesa Sanpaolo li porta avanti. La banca al servizio dello sviluppo del paese: questo era Mattioli e questo e’ oggi Intesa Sanpaolo” ha evidenziato De Felice.
L’eredita’ di Mattioli si riflette ancora oggi nel sistema economico italiano: “abbiamo una liquidita’ da parte delle imprese fortissima. Questo e’ un paese che quando si parla dell’Italia riusciamo a farlo solamente delle cose che non vanno. E questo succede solo da noi. L’Italia, invece, puo’ contare su dei punti di forza che nessuno ha. Si pensi alle imprese, all’export, al grado di ricchezza delle nostre famiglie. Il grado di eccellenza del nostro Paese e’ molto alto” ha confessato l’Amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina, intervistato nel corso dell’evento. “Secondo me – ha continuato l’ad – in questo Paese abbiamo gia’ leadership, se riuscissimo a fare piu’ sistema tra tutti operatori di questo paese la leadership sarebbe ancora piu’ forte”. Il punto di forza del Gruppo, infatti, “e’ stato quello di creare un’azienda, anzi, un’infrastruttura finanziaria d’Italia come Intesa Sanpaolo” ha aggiunto Messina. Poi, tornando ai nostri giorni, Messina ha trattato il tema del rinnovo dei contratti, perche’ per qualcuno “avere 400 euro in piu’ fa la differenza. Bisogna guardare prima di tutto alle persone” ha evidenziato l’ad. Pensare alle persone che lavorano in banca “e’ stata la forza e la visione anche di chi e’ venuto prima, come fai a guardarle in faccia, se ci si mette a negoziare per un aumento di stipendio da cento euro? Se hai la possibilita’ di generare redditivita’, deve essere portato nella societa’” ha ribadito. “L’accelerazione che ho dato sul fronte delle disuguaglianze nasce da una conversazione di diversi anni fa con Guzzetti: mi parlo’ della poverta’ educativa dei bambini a Milano, non ci avevo mai riflettuto. Generare redditi molto alti deve poi portare ad una componente per chi e’ in una condizione di disuguaglianza. Una volta che hai remunerato gli azionisti il reddito che hai generato va restituito prima ai dipendenti e poi a chi e’ piu’ in difficolta’. Fermo restando la giusta remunerazione da dare agli azionisti, dobbiamo fare in modo che vadano anche a chi si trova in una condizione di disuguaglianza”. Messina ha poi ricordato che la banca ha destinato un miliardo e mezzo a favore delle disuguaglianze nei prossimi anni. “Il nostro interesse e’ che questo paese vada sempre meglio. Quello che facciamo e la forza che abbiamo nasce da questo, una consapevolezza che ci prendiamo cura non soltanto delle persone nella banca, ma anche di quello che accade nel Paese” ha concluso Messina.

Le immagini del convegno

Il podcast 
L’eredità di Raffaele Mattioli: 50 anni dopo
è già disponibile su Intesa Sanpaolo On Air all’interno di Anniversari e il documentario ‘Humanitas, Economia, Immaginazione. L’universo di Raffaele Mattioli‘ prodotto da RAI Cultura con materiale dell’Archivio Storico di Intesa Sanpaolo, in onda il 13 dicembre su Rai Storia, raccontano l’opera del grande banchiere del Novecento che ha ispirato il potere politico e contribuito da un punto di vista economico e culturale allo sviluppo dell’Italia, tanto da essere paragonato ad illustri personaggi  del Rinascimento come Lorenzo de Medici.

La biografia
Raffaele Mattioli nacque a Vasto nel 1895, figlio di Cesario, commerciante, e di Angiolina Tessitore. Dopo aver frequentato la Regia Scuola Tecnica di Vasto, si diplomò in ragioneria a Chieti nel 1912.  Nello stesso anno si iscrisse all’Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali di Genova.
Nel giugno 1915 si arruolò nell’esercito come volontario e partecipò alla prima guerra mondiale durante la quale fu ferito in combattimento a Loquizza (l’attuale Lokvica) sul Carso, ottenendo la medaglia di bronzo al valor militare. Nel 1920, congedato dall’esercito, si laureò a Genova e incominciò a lavorare a Milano come redattore capo del mensile dell’Associazione Bancaria Italiana e come bibliotecario e assistente all’Università Bocconi presso l’Istituto di Economia Politica.
Nel 1922 divenne per concorso segretario generale della Camera di Commercio di Milano fino al novembre 1925, quando fu assunto dalla Banca Commerciale Italiana come capo della Segreteria dell’amministratore delegato Giuseppe Toeplitz. Emerse subito per le sue capacità e fece una rapida carriera diventando già nel 1931 direttore centrale, per aver elaborato valide soluzioni  utili alle autorità governative per superare la grave crisi di liquidità che aveva colpito la banca in quegli anni. Nominato nel marzo 1933 amministratore delegato, condusse la Comit attraverso una difficile riforma organizzativa interna che la trasformò da banca ‘mista’ in una banca di credito ordinario. Già dai primi anni Trenta si prodigò a favorire il mondo dell’alta cultura con varie iniziative e durante la guerra, su invito di padre Agostino Gemelli, insegnò all’Università Cattolica di Milano Tecnica bancaria.
Dopo l’8 settembre 1943 si trasferì a Roma guidando la banca durante l’occupazione nazista della capitale e alla sua liberazione, con l’Italia divisa in due, diresse le filiali nelle zone già occupate dagli Alleati.
Dal novembre 1944 al marzo 1945 fu a capo della missione economica inviata a Washington dal Governo italiano.
Tornato a Milano nel maggio 1945, guidò la Comit attraverso gli anni della ricostruzione e del miracolo economico, mantenendo non solo la vocazione internazionale della Banca, ma favorendo anche lo sviluppo della piccola e media impresa. Nel 1946 aveva invece dato vita a Mediobanca con Enrico Cuccia.
Nel 1960 fu nominato presidente della Banca Commerciale Italiana, mantenendo una forte influenza nella gestione dell’Istituto.
Contemporaneamente alla sua attività di banchiere, proseguì il sostegno al mondo della cultura e dell’arte; si segnalano in particolare la pubblicazione per la casa editrice Ricciardi, da lui acquistata nel 1938, della collana “Letteratura italiana. Storia e testi” (51 volumi) di cui fu anche uno dei tre direttori, la fondazione nel 1947 a Napoli, con Benedetto Croce, dell’Istituto Italiano per gli Studi Storici, e la creazione nel 1971 a Firenze della Fondazione di Studi di Storia dell’Arte Roberto Longhi. Nell’aprile del 1972 diede le dimissioni dalla BCI, anche per pressioni politiche. Morì a Roma il 27 luglio 1973.

La documentazione prodotta durante il periodo alla guida della Banca Commerciale Italiana è conservata presso l’Archivio Storico Intesa Sanpaolo.

I ritratti