Il sei ottobre prossimo la Rai, sigla della rete radiotelevisiva del Paese, compirà settanta anni. La Radio Televisione Italiana, questa è la denominazione completa di quell’ Ente, iniziò a diffondere via etere notizie e musiche da questo stesso giorno del 1954. Prima un servizio del genere era stato fornito dall’EIAR ,Ente Italiano Audizione Radiofonica, che fu il progenitore dell’azienda che funziona ora, anche essa con sede a Torino. L’apparecchio radiofonico, che riceveva musica classica, letture di opere letterarie (a puntate), e altri programmi del genere, era diverso dall’ attuale. Le dimensioni erano molto più grandi degli apparecchi di oggi, mentre la portata era più limitata. Essa fu di grande aiuto per i processi di alfabetizzazione e emancipazione di quegli italiani che non avevano mai mosso un passo da dove vivevano se non per andare in chiesa. Solo più avanti, sul finire degli anni ’50, le trasmissioni che molti non provavano neanche a immaginare anche come venissero realizzate, iniziarono a aumentare di numero. In tanti non avevano la più pallida idea di come potesse avverarsi quella specie di miracolo. Grazie a quell’invenzione, ogni tipo di suono che nella realtà veniva emesso lontano e anche molto, riuscisse a giungere alle orecchie di coloro che cominciavano a abituarsi al loro ascolto.Ne si proponevano di impegnarsi a capire quanto quei nuovi amici…vicini e lontani, comunque invisibili, facessero arrivare loro ogni genere di suono emesso. Lo stesso era spesso l’ unico che molti di quegli ascoltatori, fino a allora, era giunto alle loro orecchie. Cominciava così l’emancipazione di quelle persone che, fino a allora, si erano limitati allo scambio di qualche notizia nel salone del barbiere. Era quel luogo uno dei pochi dove uno e uno solo dei quotidiani più popolari venisse recapitato, in tarda mattinata, regolarmente. Uno dei clienti di quella bottega, tra i pochi che sapesse leggere, prendeva l’iniziativa di farlo a alta voce, ricompensato dell’attenzione silenziosa di quanti stessero all’ascolto.Gli italiani, intanto, compiuto il grosso della ricostruzione post bellica, si stavano avviando verso il “miracolo economico”, altrimenti definito boom. Ciò avvenne quando gli aiuti esterni- si legga “Piano Marshall” principalmente- avevano dato agli italiani la sensazione che il peggio, il tempo delle pesanti ristrettezze economiche, fosse un brutto ricordo e null’altro Dagli USA, dopo la metà degli anni 50, oltre ai dollari, iniziarono a arrivare di qua dell’ Atlantico, novità assolute di ogni genere. La nuova borghesia, che cominciava a diventare sempre più la classe a cui riferirsi per mettere in cantiere la realizzazione di nuovi prodotti, cominciava a pretendere. Oltre a elettrodomestici, che all’inizio sembravano usciti pari pari dai cartoons di fantascienza made in USA, cominciò a farsi strada il sistema di acquisto a rate. Dopo un cammino non sempre lineare, quella modalitá di pagamento dilazionato prese la forma di credito al consumo: esso e tutt’oggi in continua crescita. Con l’arrivo d’oltreatlantico della televisione, la radio passò in second’ordine ma non fu mai tolta dal corredo dei prodotti preferiti dall’italiano tipo. Così il sistema radiofonico cominciò a essere usato non solo per la trasmissione della voce, quanto per l’invio di tanti altri segnali di ogni genere. Purtroppo anche tra queste estensioni trovano spazio alcuni usi completamente anomali, difformi e pericolosi. Basta citarne uno dei tanti che sono stati fatti nei giorni scorsi: l’esplosione in contemporanea in Medio Oriente di piccoli strumenti elettronici che hanno provocato l’ennesima strage. La scintilla che ha provocato quella che è stata una vera e propria carneficina, è stato appunto un segnale radio. Sarebbe interessante che, in un colloquio di fantasia, Guglielmo Marconi dicesse se aveva messo in conto gli usi distorti connessi all’impiego anomalo e scorretto della sua invenzione. Esprimesse cioè un commento sugli usi distorti che la sua creatura permette di effettuare ancora oggi. Intanto W la Rai.