di Giuseppe Delle Cave
“La strada maestra era Draghi, bisognava scegliere nell’ambito della maggioranza di governo“. “Ma ora le condizioni politiche non sono più quelle di partenza e probabilmente bisognerà chiedere a Mattarella un’ulteriore disponibilità”. “Anche Casini potrebbe essere un punto di incontro, essendo stato prima nel centrodestra e poi con il centrosinistra“. Tutto però purché si faccia in fretta, tra domani e domenica, “perché fino ad ora i mercati sono stati a guardare ma da lunedì potrebbe esserci una stangata”. Giulio Di Donato, ex parlamentare e vicesegretario del Partito socialista italiano di Bettino Craxi, risponde alle domande de ildenaro.it sulla corsa al Colle. Partendo dall’ultima votazione andata a vuoto oggi sul nome dell’inquilino di Palazzo Madama, lanciato nella mischia dai leader del centrodestra.
Onorevole Di Donato, il centrodestra ha provato a fare un passo in avanti con la Casellati, salvo poi farne due indietro…
Anche di più di due indietro, per la verità. Non si espone il presidente del Senato ad una votazione senza nessuna garanzia e, oltretutto, con una perdita di voti anche nella stessa area politica che la sostiene. Ci sono stati almeno 70 franchi tiratori da quello che ho capito.
E’ stato un azzardo?
Un atteggiamento imprudente, per non dire altro. Che peraltro segna un punto di sconfitta per Salvini che gestisce le operazioni del centrodestra. Un tentativo di spallata che non riesce con la seconda carica dello Stato è senz’altro un’imprudenza, per non dire un madornale errore politico.
Ma a sinistra non se la passano meglio…
E’ una maionese impazzita. Da lì non viene nessun segnale. Sono divisi tra Cinque Stelle e Pd ma anche all’interno dello stesso M5S o all’interno del Partito Democratico. E questo non è un fatto positivo, perché ci sono problemi enormi di carattere concreto che riguardano l’inflazione, l’economia, lo sviluppo, il Pnrr, lo scenario internazionale. E’ veramente uno spettacolo indecoroso quello a cui stiamo assistendo.
Un’impasse che si poteva evitare?
Senza meno, si poteva procedere con dei criteri molto più semplici, a partire da Draghi. Bisognava sviluppare un ragionamento all’interno della maggioranza che sostiene l’attuale premier. La contrapposizione tra area di centrodestra e area di centrosinistra non porta da nessuna parte, perché è risaputo che nessuno ha la maggioranza.
A questo punto non resta che il presidente Mattarella…
E anche Casini, perché è un punto di incontro, essendo stato prima nel centrodestra e poi eletto nelle fila del centrosinistra. Ridotte le possibilità di Draghi, che era la strada maestra ma che è stato molto avversato dai peones per paura di uno scioglimento anticipato delle Camere, non resta granché da fare. C’è stata miopia. Perché l’attuale presidente del Consiglio avrebbe garantito e garantirebbe la continuità della legislatura con un governo di fine mandato, chiamato a portare a termine un percorso già tracciato. Con una personalità a capo frutto di un accordo di maggioranza, un modo – insomma – per garantire un governo all’Italia fino alle elezioni.
Adesso però le cose si sono complicate…
Sì, per la condizione in cui siamo, si dovrà quasi sicuramente optare per un ripiego, un ripiego politico, intendo. Perché se si va dal presidente Mattarella per chiedergli di rimanere e accettare la rielezione vuol dire ammettere di essere davanti ad una sconfitta clamorosa, che è di tutto il quadro politico italiano. Ma a questo punto per uscire dalle secche non resta che Mattarella.
Che poi farebbe da traghettatore sino alla nuova legislatura…
Beh, questo non si può dire, perché una volta eletto Mattarella rimane in carica per 7 anni. Poi valuterà lui il da farsi. Certo non si può rieleggere il presidente con una scadenza, sarebbe inaccettabile. Io aggiungo, pure, che abbiamo ancora un paio di giorni di tempo perché poi i mercati ci penalizzeranno…
Se non si decide entro domenica, ci aspetta una stangata?
Fino adesso i mercati sono rimasti a guardare ma da lunedì è possibile che lo spread riprenda a salire, che ci siano ripercussioni sullo scenario europeo per questa Italia che non riesce a trovare una quadra. Tra domani e domenica bisogna chiudere.
Se ci fosse una classifica, chi metterebbe nei primi tre posti? Mattarella, Casini, Draghi?
Sì, credo di sì. Anche se prima di Mattarella qualche altro tentativo penso che lo faranno. Si potrebbe anche decidere di optare su un nome come Letta senior, di area di centrodestra ma accettato anche dalla sinistra.