Questa volta non è la politica a uccidere

Dov’erano i nonni mentre il nipotino moriva per una banale otite che l’antibiotico guarisce in poche ore? Adesso denunciano il medico. Anche i genitori sono responsabili, ma stanno già espiando la pena che meritano soffrendo. Chi investe un pedone non è più in grado di guidare. Chi uccide un bimbo può continuare a curare? Dopo il rifiuto dei vaccini ci mancava l’omeopatia. Ora, se non ci sfugge qualcosa, siamo al completo, di stupidità e ignoranza. L’8% della popolazione ci crede. Vorrebbe togliere il Nobel a Fleming e a tutti gli scienziati cui dobbiamo la salute e la vita. E loro meritano la patria potestà? Un tempo affidavamo i nostri figli al dittatore. Adesso direttamente alla morte.

Troppo giovani per vivere a lungo

C’è chi abbandona il neonato per la strada e chi lo butta nel cassonetto. Qualcuno lo lascia in auto, a disidratarsi sotto il sole. Altri a un rally si posizionano in curva. Così, se un bolide sbanda investe in pieno il figlioletto. C’è chi, per una fede sbagliata, non consente le trasfusioni, condannando il bimbo a morire dissanguato. Ci sono anche i medici pazzi o esaltati, che nessuno controlla, finché non ci scappa il morto, quasi sempre minore. Non c’è tutela perché mancano le regole. Si denunciamo i responsabili, che raramente sono condannati, essendo le procedure interminabili. Le vittime, però, non tornano in vita. Basterebbe essere un po’ più vigili. Ma, tanto, sono solo bambini.

La campagna elettorale è una droga

Nei paesi democratici è una necessità periodica. Importante è il risultato, da cui dipende la formazione del governo. Da noi, invece, conta solo la vigilia, quando la vittoria è di tutti e ci si illude di gestire l’Italia. Come alla roulette. Si gode mentre la pallina gira sul cilindro. Quando esce il numero, vincente o perdente, si pensa già alla puntata successiva. In una corsa all’ippodromo o in un incontro di calcio l’eccitazione maggiore avviene nel momento in cui si scommette e si immagina la vittoria del proprio favorito. Così per noi italiani le elezioni. Vogliamo andare sempre alle urne. Tutti, continuamente. Eppure, a qualcuno converrebbe la scadenza naturale. Per esempio, al cittadino.

Patetica conclusione di un ammutinamento

Non ce l’ha fatta senza protezione, anche se non è il solo a non possedere le qualità necessarie. Va plaudito, però, il tentativo naufragato  di togliersi il guinzaglio che lo riporta adesso alla cuccia in cui è stato allevato. Nonostante la boria, non ha il quid, come gli fu predetto quando da cucciolo ambiva già al comando. Però, tentò ugualmente la fuga, con tante pulci aggrappate addosso. Dopo una lunga illusione a spese degli italiani ingenui, adesso non arriva neppure al 5%. Dovrà ricominciare a scodinzolare davanti al padrone per meritarne le carezze e continuare a fare politica. Sarà di monito a chi ritiene di emanare luce propria. Invece, basta staccargli la spina perché si spenga.

Quest’anno il 2 giugno si celebra con la cultura

Finalmente una festa della Repubblicacon manifestazioni adeguate alla nostra civiltà. Non ha compiuto 71 anni, è il primo di una nuova era. Niente più parate militari inutili e ridicole, che simulano una potenza che non abbiamo e trasmettono voglia di guerra e di morti. Le armi ce le hanno tutti. Basta comprarle. Qual è il vanto di esibirle? Il nostro patrimonio artistico, invece, è unico al mondo e ce lo invidiano anche i grandi. Molto meglio le mostre che abbiamo organizzato nelle pinacoteche, i cicli di conferenze negli istituti d’arte, fiere di libri, concerti, iniziative che premiano i migliori! Tornano i cervelli in fuga. Si raddoppia il turismo e il lavoro. Non svegliatemi se sto sognando.

Una politica basata sul PIL, non sul lavoro

I conti dell’Italia migliorano a vista d’occhio, più di quanto il governo avesse previsto. Finalmente la crisi è arrivata al capolinea. Evviva. Tutti ne gioiamo e ci complimentiamo. Bisogna farlo capire, però, ai dipendenti in esubero (Ilva e Alitalia) e a tutti coloro che in tante altre aziende in difficoltà verranno licenziati. È come capita a quei combattenti che hanno la sfortuna di morire qualche minuto prima che terminino le ostilità. Sarebbe più umano non esultare mentre tanta povera gente si dibatte nelle difficoltà. I problemi del paese sembrano legati al bilancio delle famiglie che beneficiano della ricchezza. Invece, si risolvono se a tutti spetta un lavoro perché i figli possano crescere liberi.