Quel che resta della politica e la distruzione di Aleppo

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1.

Credo che per un po’ di tempo si può evitare di parlare di… politica. O di quel che resta della… politica. E della Ragione. All’orgia delle dichiarazioni di questi giorni seguirà l’orgia, e di più, delle dichiarazioni dei prossimi mesi. Alcune senza pudore. Per anni si è attribuito ogni male dell’Italia al sistema proporzionale, di cui alla durata limitata dei governi della cosiddetta Prima Repubblica. Dimenticando, molti, che se era vero che quei governi duravano poco, era anche vero che la maggioranza era nota ed era composta sempre dagli stessi partiti, prima da quelli di centro, dopo, dal 1963, da quelli di Centro-Sinistra con l’ingresso del PSI di Pietro Nenni nell’area di governo. Così si sapeva, fin dal tempo delle elezioni, quale sarebbe stata la maggioranza di governo. Ed il programma che avrebbe portato avnti. Potevano cambiare soltanto Presidente del Consiglio e Ministri. Ora, senza che nessuno almeno ammetta la sconfitta, o l’errore di valutazione, s’invoca il ritorno al sistema proporzionale come la panacea di tutti i mali del Paese. Ha cominciato il fu Cavaliere a chiedere a gran voce il ritorno al proporzionale. Lui il teorico, come può essere teorico un “pragmatico-concreto”, del maggioritario e del bipolarismo. S’invoca il ritorno al proporzionale, ma nessuno indica una maggioranza possibile di governo, visto che ciascuna delle forze in campo sta per conto suo. E neppure il governo appena nato ha una maggioranza certo, visto che anche Verdini si è “sfilato”, non avendo ottenuto neppure uno strapuntino. In mezzo a tutto questo c’è il PD alle prese con un Congresso annunciato (ma si farà?!) che sarà drammatico e vedrà un “tutti contro tutti”, di cui è arduo prevedere lo sbocco: con il rischio, per lui, di un tiro al bersaglio contro Renzi, che, certamente, ha perso l’aureola del vincente. Con molti, rottamati e non, che vorranno fargli pagare quella che il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ha definito “strafottenza”. Con questi chiari di luna ritengo che sia più opportuno che del mondo della politica, e di quello che accade in quel recinto, si occupi la cronaca. Con quanto accade nel mondo, dalla distruzione di Aleppo, al ritorno inaspettato dell’ISIS su Palmira. Con ancora migliaia di morti, persone, donne, uomini, bambini, anziani, di cui anche alle stragi, rinnovate, di Istanbul o del Cairo. C’è ben altro di cui occuparsi. Una sola notazione: Renzi fa tenerezza. Ha fatto un passo di lato, che è pur sempre una rinuncia, con un certo stile; ha passato il campanello al nuovo Premier con un sorriso che sembrava sincero; gli ha fatto un regalo commovente: una felpa di Amatrice, la terra martire del terremoto. Per uno che si appresta ad essere abbandonato da molti, non è poco. Chapeau! Per ora.

2.

 Un fiore è spuntato in tanto degrado. E ci ha donato, con il suo dolore composto, una grande emozione ed una bella lezione. “Mi inchino davanti al vostro Paese, siete stato il sogno della mia bambina, anche se si è trasformato in un inferno. Adesso chiedo solo giustizia e verità”. Sono le parole che ha pronunciato, in lacrime, Gowen Zhang, padre della studentessa cinese, uccisa da un treno a Roma mentre inseguiva i ladri che le avevano rubato la borsa. Chi di noi, in condizioni così tragiche, saprebbe pronunciare parole così composte, così dolorosamente delicate? A lui la solidarietà di quanti hanno sempre guardato alla Cina come la fonte di una civiltà antica, dai grandi Valori. Ben prima dell’avvento del Comunismo.

3.

Al Napoli, brillante vincitore del proprio girone in Champions League, è toccato il Real Madrid per gli ottavi di finale. Non poteva accadere di meglio per alimentare un’attesa lunga tre mesi: carica di sogni, di suggestioni e di speranze. E comunque non potrà essere una sfida né mediocre, né banale. A Nereo Rocco, il mitico “paròn”, al tempo in cui allenava il Padova, capitò, prima di una sfida con una blasonata del nostro campionato, di essere salutato dall’allenatore avversario con un “canonico” “vinca il migliore”. E Rocco, rispose, bofonchiando, inimitabile, con un rassegnato “sperem de no”. E così sia anche per il Napoli!

Franco Iacono