Chi crede di dovergli raccomandare moderazione e non convolare a ulteriori nozze, sbaglia. È proprio quell’energia che tutti hanno sempre cercato di tarpargli sin dall’adolescenza, a fare di lui un uomo migliore. Nonostante i difetti che tutti abbiamo e che in lui critichiamo, seppure causati solo da esuberanza, non gli si può disconoscere intelligenza, bontà e generosità, qualità essenziali che in questa società egoista e malevola mancano. Ecco perché, amici sin da ragazzini, non esito a definire Peppe, a modo suo, un grande. Infatti, ha sempre cercato, magari senza riuscirci, di farsi amare da tutti.
Se alcuni amici si riunissero per una ricorrenza qualsiasi e si salutassero a pernacchie nessuno troverebbe da ridire
Se, invece, celebrando i 40 anni della fondazione del MSI o altra ricorrenza neofascista, fanno il saluto romano, c’è subito un idiota che protesta. Sarebbe molto più efficace fingere di non notarli. Nonostante i 76 anni di democrazia, si vuole negare ora ai nostalgici quella libertà di espressione che il fascismo ci negò per vent’anni. Se si rispettano le regole di buona convivenza, oggi chiunque è libero di salutare come vuole e celebrare ciò che gli fa più piacere. Dalle leggi razziali alle deportazioni, dagli eccidi all’olio di ricino. In modo da ricordare quei tempi bui che qualcuno ha dimenticato ed evitare che tornino.
Purtroppo non è simpatico, si dice, neppure a se stesso. Ma almeno è intelligente. Letta invece è docente di SciencesPo
Cioè di politica teorica ma non pratica, non in Italia ma a Parigi. Non si è neppure accorto – forse bisognava fargli un disegno – che il PD è pieno di renziani. Infatti, a scrutinio segreto fecero fallire la legge Zan. E non è detto che non saranno ingenuamente ricandidati per dimostrare a D’Alema che il PD non è ammalato. Allora, sia nel PCI che nel MSI intelligenza e cultura erano condizioni indispensabili per aderire al partito perché i politici dovevano essere molto migliori degli elettori, non somigliargli come avviene oggi. Ora la sinistra aspetta un messia, che, seppure non unto dal Signore, li sdogani dalla stupidità.
Viviamo in una società di merda in cui non c’è libertà e, se non ci si vaccina, vengono negati i più elementari diritti individuali
È il pensiero di Nicola Sansone, attaccante trentenne del Bologna. Non gli si può dare torto perché solo in una tale società è consentito a un calciatore come tanti altri – non un campione – di guadagnare 130mila euro al mese con un ingaggio di un milione e mezzo l’anno. Ma gli dà fastidio vaccinarsi. Vorrebbe avere il diritto di contagiare perché la sua libertà sia completa. Quella degli altri non conta. Sono tanti i giocatori col virus in serie A. Una trentina resistono ancora alla vaccinazione, ma quando gli ridurranno lo stipendio, perché dal 10 gennaio non potranno più giocare, cambieranno idea.