Quando le risorse diventano vincoli, allora c’è poca storia.

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La strada non presa

Divergevano due strade in un bosco

ingiallito, e spiacente di non poterle fare

entrambe, a lungo mi fermai in

una di esse finché potevo scrutando

là dove in mezzo agli arbusti svoltava.

Poi presi l’altra, così com’era,

che aveva forse i titoli migliori,

perché era erbosa e non portava segni;

benché, in fondo, il passar della gente

le avesse invero segnate più o meno lo stesso.

perché nessuna in quella mattina mostrava

sui fili d’erba l’impronta nera d’un passo.

Oh, quell’altra lasciavo a un altro giorno!

Pure, sapendo bene che strada porta a strada,

dubitavo se mai sarei tornato.

lo dovrò dire questo con un sospiro

in qualche posto fra molto molto tempo:

Divergevano due strade in un bosco, ed io…

io presi la meno battuta,

e di qui tutta la differenza è venuta.

Robert Frost

E’un “gioco con tre protagonisti: il primo, lo scopo da realizzare con gli obiettivi come “passi” verso la realizzazione, il secondo, il desiderio con la sua parte di sogno e di energia, di motivazione da immettere verso lo scopo, e, infine, le risorse che rappresentano tutto quello che serve per andare verso lo scopo. Raggiungere un risultato di valore, in qualunque campo, non è facile. Nello studio, nel lavoro, nello sport, tutti possono conseguire livelli accettabili o anche buoni, ma per raggiungere obiettivi elevati, per primeggiare, occorre energia prodotta dal desiderio e risorse concrete e anche intangibili. Il desiderio rappresenta una risorsa straordinaria, ma può manifestarsi con l’aspetto del sogno, dell’utopia. I desideri sono quindi, in questo caso, teoricamente illimitati. Occorre che diventi forza pragmatica, si trasformi in slancio motivazionale e diventi una qualità capace di realizzare lo scopo. Il desiderio deve diventare tenacia, capacità di andare avanti trattando gli ostacoli, capacità di «fecondare» la realtà cambiandola, capacità, se occorre, di «appesantire i dadi» per far uscire i numeri che si vogliono. Le risorse sono l’altra dimensione del gioco del successo. Lo sappiamo sono limitate in generale e ora sicuramente scarse, soprattutto perché i giochi iniqui del potere negativo e dell’incompetenza qualificata le stanno disperdendo. Risorsa è tutto quello che consente di andare verso la stella polare dei nostri scopi. La vera abilità è quindi avere, ed essere, risorsa. Fondamentale è non mollare il desiderio. Se non si desidera qualcosa, non lo conseguirò, ma anche se si desidera e non si hanno risorse non sarà raggiunto. Un obiettivo senza risorse è destinato a confondersi con il sogno e risorse senza desiderio diventano impegni. L’entrata dalla porta delle risorse, soprattutto quando queste sono caratterizzate da sprechi di ogni tipo, rappresenta la deformazione, la patologia della risorsa che diventa vincolo. Possiamo raggiungere solo quello che le risorse consentono e sognare pochissimo. L’entrata da questa porta spinosa significa sviluppare censure, autocensure, accettazione della cultura del malessere e della democratizzazione della sofferenza. In questi casi il sogno è un incubo. Come cambia la situazione se la “porta d’entrata” è quella del sogno, del desiderio. In questo caso se l’obiettivo è sfidante e le risorse sono inadeguate, non si abbassa, ma si cerca di aumentare le risorse agendo prima di tutto nell’eliminazione degli sprechi di vario tipo. Non eliminare lo sciupio, sia esso di natura tecnica o sociale o morale, significa accettare la condizione del malessere come l’unica possibile. Quindi è un problema di scelta: «partiamo dalle risorse esistenti uccidendo i sogni oppure partiamo dai desideri e cerchiamo di vincere la sfida della nostra realizzazione?” Certo è difficile decidere l’uso delle risorse quando quelle che contano e a livello macro continuano a essere sprecate e i sottosistemi (dal cittadino alle imprese a tutto) dipendono da queste. Continua a prevalere l’iniquità e la stupidità ma non abbiamo alternative: dobbiamo entrare dalla porta del desiderio per non contribuire all’inaridimento generalizzato.