Quale sistema formativo per generare futuro?

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di Ugo Calvaruso

Negli ultimi decenni si è parlato spesso di formazione continua, lifelong learning, apprendimento permanente, e non solo. Definizioni che sottintendono l’importanza, all’interno della cosiddetta società dell’informazione o post-industriale, dell’apprendimento e della formazione per tutte le fasce d’età.
Nello specifico, quando si parla di formazione, o meglio ancora di sistema formativo, si sottolinea anche come esso debba sostenere e supportare le esigenze del mondo produttivo e delle organizzazioni in genere. In Italia, invece, in diversi casi la formazione risponde più ai vincoli imposti dalla burocrazia che ai risultati ottenibili in termini di competenze, conoscenze e abilità in grado di soddisfare i bisogni del mondo produttivo. Si evidenzia, così, come il nostro sistema formativo risulti scarsamente capace di leggere i fabbisogni presenti nel suo tessuto produttivo e, soprattutto, di proporre soluzioni che consentano di uscire dall’arretratezza.
Quindi, molti investimenti formativi, allocati su trend tecnologici o di mercato, non riescono a generare le competenze necessarie per colmare il gap competitivo evidenziato dal fabbisogno del nostro sistema produttivo. Inoltre, non solo spesso non si riescono a realizzare interventi meramente adattivi, ossia formare le figure professionali che servono attualmente alle aziende, ma neanche a intercettare i bisogni latenti delle imprese e dei mercati legati alla definizione di scenari futuri.
Questo indica non solo un’incapacità “adattiva” ma, anche, la scarsa propensione a immaginare nuovi modi di produrre e di lavorare, ossia un’incapacità “proattiva” del sistema formativo italiano.
Rappresentativo è il fatto che, nonostante negli ultimi anni, a seguito della pandemia, ci sono state molte esperienze nuove, le quali hanno definito notevoli sviluppi in termini di competenze digitali nel settore formativo, si può osservare come ancora oggi molte sperimentazioni sono rimaste prototipali, pure spontaneità. Durante questo periodo non siamo stati capaci di mettere a sistema le diverse esperienze vissute per definire e progettare un “nuovo” sistema formativo, con nuove pratiche, tecniche e metodologie da utilizzare. Spesso ci si siede sugli allori della tecnologia, spostando vecchie modalità su nuovi strumenti: proprio come non ci hanno insegnato i vecchi maestri della formazione!