Sembra che oggi i politici non abbiano il senso del ridicolo. Infatti, subito dopo le elezioni – qualsiasi il risultato ottenuto – è andata bene a tutti. La verità è, invece, che, conoscendo l’ingenuità (o piuttosto la dabbenaggine?) degli elettori, prima li raggirano con promesse che non manterranno. Poi, pur sapendo di avere perso, si burlano di loro teorizzando conclusioni sballate. Più imbarazzanti sono gli intermediari. Quei personaggi che mediano tra elettori e leader politici, cioè giornalisti, conduttori televisivi, intervistatori, columnist. Non contestano mai le risposte sbagliate né le affermazioni false. Non perché non le conoscano. Sanno di dover consentire a tutti di dire menzogne senza mai contraddirli, rendendosi, così, complici del raggiro. Se no, perdono il posto. Ecco alcuni esempi. 1) Forza Italia: “Dove ci presentiamo uniti, vinciamo”. Nessuno replica che, tranne in Puglia, non c’erano dissidenti nelle altre regioni in cui hanno perso sonoramente. 2) Salvini: “Oggi siamo un partito di governo. Gli elettori ci vogliono leader del centro destra”. È falso, per due motivi evidenti. La Lega è un partito territoriale che cura soprattutto gli interessi della Padania. Inoltre, di “centro” non ha nulla, dato che si colloca inequivocabilmente all’estrema destra. 3) Grillo: “Siamo il primo partito in tre delle sette regioni”. Invece, Veneto a parte, il PD è di gran lunga il partito più votato ovunque. È vero, invece, che il M5S è l’unico movimento alternativo al PD, essendo quella di destra una coalizione formata da diversi partiti che alle elezioni non potranno coalizzarsi. Vacci a capire qualcosa.
Ostinarsi è da stolti, non da politici
Anche il PD finge di essere soddisfatto del risultato, nonostante la notevole riduzione di voti rispetto alle scorse europee. E poi, hanno perso una regione tradizionalmente di sinistra. Ma, come ragazzini viziati, non ammettono la propria responsabilità e danno la colpa all’opposizione dem che si è dissociata da una politica che non è di sinistra. Però, se il giovanotto solo al comando avesse accettato Cofferati for president – come sarebbe stato più saggio oltre che giusto e onesto – anche la Liguria sarebbe ora a guida di sinistra. Sono state la sfida a chi non condivideva la nuova politica autoritaria e l’imposizione di candidati senza storia, ma compiacenti, a causare l’insuccesso. Non del PD ma del suo segretario. Anche se hanno guadagnato una regione che era di destra, il partito ha vinto solo dove erano candidati i personaggi carismatici della vecchia nomenclatura. Se in Campania, anziché De Luca, ci fosse stato un giovane genuflesso, avrebbe vinto Caldoro. Con lo stesso principio, se al governo ci fossero ministri adeguati, il paese andrebbe certamente meglio. Perseverare in questo indirizzo – che non è di buonsenso e che le urne hanno rivelato perdente – è diabolico. Ricorda quegli stolti che si ostinano a giocare per rifarsi delle somme perdute. Non sarebbe più logico cambiare atteggiamento? Tanto più che c’è pure il rischio che qualcuno, poi, tiri le monetine.
Povera Scuola (dal mio ultimo libro “O la borsa o la vita”)
Chiudiamola questa scuola infetta, gestita da un padre padrone per conto di uno stato assente. Oppure trasformiamola nell’accademica di umanità e cultura che era un tempo. Valorizziamo anche la funzione dei docenti, riconoscendone i diritti e il decoro, per potenziarne il rispetto e l’insostituibile ruolo. Senza volerlo, mi capitò di origliare la conversazione tra un’insegnante di scuola media e un alunno intelligente ma svogliato. Basterebbe che ti applicassi un po’ di più, per essere il migliore della classe. Non ti attira la prospettiva di diventare un brillante professionista? Agghiacciante, perché crudele ma senza intenzioni irriverenti, fu la risposta. Anzi, come se volesse aprire gli occhi all’adulta per la quale nutriva rispetto ma anche compassione, il ragazzo disse: I pochi euro che lei guadagna in un mese con la sua laurea, mio padre, che è meccanico, con la quinta elementare, li fa in meno di una settimana. E non ha nemmeno dovuto faticare sui libri, come lei vorrebbe che facessi io. Quel ragazzo farà il meccanico, anche se avrebbe le doti per emergere. Non perché non abbia voglia di studiare. Non vuole migliorare perché quello è il livello di cui conosce la possibilità di reddito. Dell’ignoranza beneficia soprattutto il potere, che può operare indisturbato. Se così non fosse, ascolterebbe i docenti anziché combatterli.
Le sorprese nell’involucro
Credendo di dover fare largo ai giovani, come se dovessero partecipare a una corsa campestre, abbiamo affidato l’Italia a ragazzi senza esperienza né formazione e a neofiti ignoranti e incapaci. Siamo stati per tanto tempo un grande paese perché, quando si paventava una crisi e bisognava tamponarla, i mediocri – incapaci ma furbi – si facevano da parte spontaneamente. Lasciavano che l’emergenza fosse risolta da chi se ne intendeva. Si ripresentavano una volta tornata l’opulenza, in modo che non si scoprisse la loro incapacità. È stato così per mezzo secolo. Il governo si rinnovava alla media di uno ogni 11 mesi, ma andavamo a gonfie vede. Non erano crisi politiche, ma miglioramenti in corso d’opera. Infatti, durante i governi Craxi (1983-87), eravamo tra i quattro paesi col migliore tenore di vita al mondo. Oggi, purtroppo, i mediocri sono in servizio permanente, mentre i migliori sono tenuti lontani dalla politica. Ormai è una pista preclusa ai purosangue. La corsa è tra brocchi. Chi lo capisce si astiene. Gli sprovveduti continuano a votarli. Solo perché al potere, li credono importanti e autorevoli. Invece, andiamo di male in peggio. Se non si eliminano gli intrusi che hanno preso impropriamente le redini del paese, non solo non usciremo mai dalla crisi, ma corriamo il serio pericolo di fallire. Inoltre, dato il livello così basso di chi ci rappresenta, nessuno si azzarda ad affrontare la grave minaccia del terrorismo. Aspettiamo inermi il prossimo attentato che ci auguriamo non tocchi a noi. Ma questa volta potrebbe non colpire, come abitualmente, solo la povera gente.