Qualche notizia “normale”, come una folata di vento fresco

Con il “ravvedimento operoso”, anche se sui generis, attuato per la vicenda TIM, l’ impresa di Stato italiana sta dimostrando che, quando vuole, sa fare, e bene, il suo lavoro, da sola o insieme a altri. Il dieci agosto del corrente anno avrà altri motivi per farsi ricordare oltre le stelle cadenti. Nel cielo italiano è comparso un corpo celeste di impatto visivo davvero notevole su chi appena si fosse trovato a alzare la testa, anche di giorno. È quella che si può definire a buona ragione una dimostrazione di come possano essere realizzati validi e pur complessi progetti di ingegneria finanziaria con soddisfazione di tutte le parti coinvolte nella sua redazione. Al tempo. È noto che per la TIM, ultima evoluzione di quella che fu l’ Azienda Telefonica di Stato, da qualche anno i conti non siano in ordine. Senza montare in arcione per pontificare ex post su cosa abbia provocato quella situazione, basterà fare un rapido excursus di come sia evoluto il settore delle comunicazioni nel mondo, all’inizio a mezzo filo. Al momento in cui fu varata la Costituzione, quell’ attività fu lasciata di competenza della Mano Pubblica. Nei primi anni ’50 fu creata l’ Azienda Telefonica di Stato. Un salto in stile libero e si arriva alla fine del secolo scorso, mentre era accaduto che in pochi anni quel settore fosse stato del tutto sconvolto tecnologicamente a livello mondiale. La concorrenza, non v’è dubbio alcuno, è una grande regolatrice dell’ economia e del mercato, con tutte le possibilità e i limiti contenuti al suo interno. Arrivando al dunque, succede che da qualche tempo il caso Tim – per l’affaire Alitalia si rimanda alle righe che seguono- sta suscitando l’attenzione di un fondo di investimenti americano, KKR, definito in gergo come operatore di private equity. Anche se l’espressione è di uso corrente tanto nella sezione della Coldiretti del villaggio, quanto nella sala della televisione del locale Dopolavoro, non costa niente aggiungere che quel tipo di operatori finanziari si occupano di collocare risorse private nell’ arena del capitale di rischio di aziende con particolari caratteristiche. Quelle che, secondo le loro analisi, pur essendo notevolmente indebitate, hanno buona consistenza patrimoniale e un orizzonte di redditività stimato non lontano nel tempo. Ciò premesso, proprio l’altro ieri KKR ha dimostrato ancora una volta, semmai ce ne fosse stato bisogno, che l’adagio contadino: ” l’arte va con l’ arte e il lupo con le pecore” è sempre attuale, peraltro diffuso a livello nazionale, Un solo riferimemto: a Milano si dice: “ofelè, fà il tuo mestiè”, pasticciere fai il tuo mestiere. Volendo con ciò significare che KKR ha dato un segnale chiaro che il suo ingresso nel capitale TIM non ha nessuna velleità di sconvolgere gli equilibri di quella azienda. Ha già fatto conoscere ufficialmente la propria volontà di accettare che il Ministero dell’ Economia e delle Finanze- MEF -possa essere partner di riguardo nella combine, anche se per ora solo con il 20%. Come se non bastasse, il placet di quel dicastero sarà vincolante per ogni decisione strategica che sarà assunta dalla company che si occuperá a ampio raggio di comunicazioni. C’è di piu: sembra che la CDP e parte del sistema bancario nazionale siano stati punti dalla vaghezza di mettere un piede nella new company appena imbastita, memtre l’attuale proprietaria di TIM per un quarto, la francese Vivendi, fa capire che non intende minimamente ostacolare l’operazione in predicato. Salti fuori ora il Pierino sempre pronto a dare addosso all’ economia di mercato e sarà invitato a andare a… fare un bagno, come si dice in questi casi in Toscana. Del resto è ora è tempo. Sempre per completezza di informazione, le operazioni appena descritte sono ancora quelle prodromiche, ma se è vero, come è vero, ciò che si dice nel villaggio, il buongiorno si vede dal mattino. E che sulla procedibilità della vicenda TIM non vi siano nuvole…, quindi per ora non ci piove. Ritornando all’accezione affaire, è chiaro che il riferimento va all’ITA, all’Alitalia e annessi e connessi, precisamente allo spettacolo che si sta dando al mondo dell’economia e non solo, del tipo Cage au Folles. Lo stesso è ancora lungi dall’essere stato rimosso dal cartellone e, con scarso fayr play, è solo illuminato meno dai riflettori. Non pertanto ha cessato di causare danni a ogni livello. Quindi per gli italiani al danno si aggiunge la beffa, quella dell’Algoritmo fai da te dei prezzi dei biglietti, che è usato anche da altre compagnie aeree. La sintesi. KKR ha dato la riprova che, in un economia di mercato, può succedere anche che l’imprenditoria privata e quella pubblica, messe a lavorare insieme, possano dare ciascuna il peggio del proprio repertorio. Ne discettava con semplicità e efficacia il Professor Fabio Roversi Monaco nel suo libro “Gli enti di gestione” dei primi anni ’60. Ancora una volta e in tempi non sospetti, veniva data conferma che l’eccezione conferma la regola. Chi volesse fare sull’argomento ironia da bottega, sarebbe bene che prima facesse un bel tour in Asia e, al ritorno, riferisse senza ritocchi di campanile. Senza paraocchi né occhiali da sole, in senso metaforico, beninteso!