Qatar 2020, l’Iran batte il Galles e il regime islamico plaude alla squadra. Dimenticato il rifiuto di cantare l’inno

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I media ufficiali iraniani, molto critici con la nazionale di calcio dopo il ko all’esordio ai mondiali con l’Inghilterra e la scelta polemica dei giocatori di non cantare l’inno, sono stati pronti a salire sul carro del vincitore del ct Carlos Queiroz dopo l’insperata vittoria sul Galles. “I dragoni sono caduti in ginocchio davanti ai ghepardi iraniani”, ha titolato con enfasi in apertura il sito dell’agenzia ufficiale Irna. Tra le foto a corredo del pezzo anche quella di Hamid Sajjadi, ministro dello Sport, e di Mehdi Taj, presidente della Federcalcio della Repubblica islamica, seduti in tribuna allo stadio di Doha, accanto al presidente della Fifa, Gianni Infantino. “I ghepardi sono tornati ai Mondiali dando la caccia ai dragoni”, e’ il titolo dell’agenzia Isna, che riporta le parole del ct Queiroz post partita: “Siamo riusciti a restituire il nostro orgoglio e il nostro prestigio e riconquistare la nostra dignita’”.
Il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, ha diffuso un messaggio di “ringraziamento” ai membri “laboriosi e zelanti” della nazionale, che “hanno portato al popolo la dolcezza della vittoria”. “Le buone preghiere della nazione vi guideranno nel proseguimento di questo cammino”, ha aggiunto Raisi nel messaggio diffuso dai media di Stato. A congratularsi col Team Melli, anche lo speaker del Parlamento, Mohammad Ghalibaf: “Ancora una volta abbiamo dimostrato ai popoli del mondo che l’unita’ del popolo iraniano e’ infinita e che la bandiera sacra di questa nazione rimarra’ issata”. Dopo la sconfitta contro l’Inghilterra e il forte gesto di rimanere a bocca chiusa durante l’inno in solidarieta’ col movimento di protesta che da oltre due mesi in Iran chiede maggiori liberta’, i calciatori della nazionale erano stati fortemente criticati dall’ala ultraconservatrice in patria, tanto che il giornale Kayhan li aveva definiti “traditori”. Oggi hanno cantato a mezza bocca l’inno, tra i sospetti fondati che siano stati oggetto di pressioni e minacce. Maziar Bahari, fondatore del sito di notizie Iran Wire, ha affermato che i giocatori sono stati chiaramente costretti a cantare l’inno. “La versione piu’ timida mai vista dell’inno della Repubblica islamica. I giocatori sono stati minacciati di dover cantare”, ha detto. Tra gli oppositori al regime, dentro e fuori l’Iran, il successo del Team Melli ha suscitato reazioni agrodolci: c’e’ chi ha criticato i calciatori per aver cantato l’inno e aver esultato ai gol “mentre le forze di sicurezza sparano sui manifestanti”, chi invece ha lodato la vittoria auspicando nuove vittorie “per tenere alta l’attenzione internazionale sul Paese”. Ora gli occhi sono puntati sulla partita con gli Stati Uniti di martedi’: la sfida contro il ‘Grande Satana’ era gia’ attesissima per la sua valenza simbolica ma ora puo’ aprire la porta a una storica qualificazione agli ottavi.