Purifica le anime e protegge dallo smog, nascerà a Salerno la chiesa hitech

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Massima riduzione dell’impronta ecologica, intonaci naturali, vernici fotocatalitiche e un “super-cappotto” isolante che manda in pensione anche i più sofisticati impianti di climatizzazione. Il tutto nel bel mezzo di una “piazza botanica”. Non si tratta della sede di una qualche software-house fiorita nel bel mezzo di Menlo Park o Mountain View, ma della nuova chiesa che sorgerà nel centro di Salerno. Ospiterà i fedeli dei quartieri Torrione e Sala Abbagnano, diecimila anime finora servite da una chiesa fatiscente con vista su un parcheggio asfaltato. Approvato nel 2016 dalla Conferenza Episcopale Italiana con un finanziamento di 4,5 milioni di euro, il nuovo progetto firmato da Overtel e Centola&Associati cambierà tutto. “Rivoluzioneremo il cuore del quartiere nel segno della tecnologia e della sostenibilità mediterranea”, spiega l’architetto Luigi Centola, protagonista dell’appuntamento svoltosi ieri al Blu di Prussia nell’ambito del ciclo “Incontri di Architettura”curato da Elvira Romano. “Intervenire su tessuti urbani non significa solo costruire edifici più o meno intelligenti ma rigenerare luoghi”, aggiunge l’architetto. E infatti la nuova chiesa di  S. Giovanni e S. Felice in Felline diventa lo spunto per reinventare un nuovo parco urbano. Al posto del parcheggio ci sarà una piazza-sagrato con filari di ulivi, cipressi e un gruppo di palme, in tutto oltre 250 nuovi alberi e arbusti della macchia mediterranea con prato rustico in gramigna su tutta l’area libera: una autentica “piazza botanica” aperta sette giorni su sette agli abitanti del quartiere. La piazza pubblica avrà pavimentazione ecologica drenante e sarà illuminata con sistemi a led. I parcheggi rimarranno ma saranno posizionati ai due angoli marginali del sito per non generare impatti negativi al Parco del Galiziano.

 

1 render dalla nuova piazza sagrato verso lingresso della chiesa

Centro propulsore della rigenerazione del quartiere, la piazza botanica è funzionale anche al comportamento ecologico dell’edificio. È qui che sistemi attivi e passivi e scelta dei materiali restituiscono il senso di quel che Centola definisce “sostenibilità mediterranea”. E così tamponature verticali massive, aperture contrapposte a seconda dei venti estivi dominanti, sistema camino per ventilazione combinata, coperture chiare e riflettenti, pavimentazioni esterne traspiranti e tanto verde profondo con essenze botaniche autoctone “diventano tutti elementi di un unico sistema che serve a migliorare il comportamento naturale della chiesa”.  Comportamento che trova uno dei suoi punti nevralgici nel “super-cappotto” esterno che renderà inutile gli impianti di condizionamento per l’aula che accoglie i fedeli.Oltre alle essenze botaniche, di autoctono ci sono pure i materiali. Il cappotto, dal punto di vista architettonico, è la reinterpretazione del bugnato storico in basalto dei palazzi e delle chiese campane, realizzato in composito alleggerito con inerti di lava, lapilli e pomice di pochi centimetri su scocche isolanti di polistirolo o poliuretano. Ma torniamo alla tecnologia. La finitura esterna delle tamponature è realizzata con vernici fotocatalitiche che di fatto trasformano il tetto in un bosco. “Abbiamo calcolato l’equivalenza per cui 100 metri quadri sottoposti alla luce hanno lo stesso effetto di riduzione dell’inquinamento di un bosco di 100 metri quadri di alberi di alto fusto. Otre 1.200 metri quadri di superficie compensano le emissioni medie prodotte da circa 200 autovetture in un anno. Uno straordinario lavoro di purificazione ambientale”, conclude Centola. Come dire, l’architettura diventa la continuazione della fede con altri mezzi.