Pubblico Impiego, Petriccioli (CIsl Fp) al governo: Un piano straordinario per l’occupazione

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in foto Maurizio Petriccioli, segretario Generale della Cisl Fp

di Michele Cutolo

Maurizio Petriccioli, segretario generale della Cisl Fp, è al lavoro per dar vita a una profonda ristrutturazione della compartimentazione dei contratti nella Pubblica Amministrazione; qualche risultato è stato già ottenuto, ma le trattative proseguono e le aree che necessitano di una migliore organizzazione sono molte. Ne parla a ildenaro.it spiegando anche come la Pubblica Amministrazione viene percepita dai cittadini e di cosa, a suo avviso, si può fare per riavvicinare l’una agli altri.

Segretario, quali dovrebbero essere secondo lei le priorità del governo, e dunque del Ministro Bongiorno, per quel che riguarda il sistema del pubblico impiego?

“C’è una priorità sulla quale è assolutamente importante spendersi e cioè chiedere al governo un confronto e un’azione immediata per reagire all’assenza di organico che impedisce l’erogazione dei servizi. Si parla molto delle disfunzioni della Pubblica Amministrazione, ma non si considera che si tratta di un settore in cui l’età media è di 54 anni; occorre portare nuova linfa nell’ambito di questi servizi stabilizzando un precariato diffuso e permettendo ai tanti idonei in graduatoria di subentrare ai colleghi prossimi alla pensione. Complessivamente, quindi, quello che chiediamo come priorità al governo è di procedere con un piano straordinario occupazionale per poter migliorare l’erogazione dei servizi ai cittadini e alle imprese”.

Avete appena concluso, all’Aran (Agenzia Rappresentanza Negoziale Pubbliche Amministrazioni), il contratto sulla dirigenza. Negli ultimi mesi ci sono stati vari incontri fra l’organismo che il governo ha demandato alla contrattazione e i sindacati, tra cui anche la Cisl; ritiene giusta l’attuale gestione dell’Aran o bisognerebbe, secondo lei, apportare modifiche alla contrattazione e dunque migliorare il livello di confronto sindacale?

“C’è sempre bisogno di un confronto con persone dotate di competenze tecniche, di esperienza sul campo, che conoscano i servizi e che capiscano fino in fondo le esigenze pratiche per fornire servizi di qualità. L’Aran è un organismo importante, è con loro che cerchiamo di negoziare al fine di migliorare i salari e le condizioni di lavoro delle donne e degli uomini impiegati nella Pubblica Amministrazione. Dovessi pensare a un miglioramento della governance, sarebbe in questo senso: c’è bisogno di persone con più competenze tecniche, con maggiore esperienza in questo specifico settore ed esperte sulle specifiche difficoltà incontrate dalle Pubbliche Amministrazioni nell’erogazione dei servizi. Per quel che riguarda il contratto della dirigenza, c’è bisogno di chiudere al più presto i contratti della dirigenza medica e degli enti locali e centrali. C’è in ballo un’importante partita, ossia la riforma della dirigenza, tema fondamentale sul quale sarebbe bene lavorare a contratto chiuso”.

Giudica positivamente la riduzione da 11 a 4 comparti? Ritiene che l’assetto attuale sia migliorativo sotto l’aspetto delle trattative, o pensa che sarebbe stato meglio mantenere qualche distinguo?

“La contrattazione nazionale pubblica e privata, secondo un’indagine del Cnel, ha più di 800 contratti. In questo contesto, quelli firmati da Cgil, Cisl e Uil – i sindacati più rappresentativi – sono poco più di 300. E’ corretto immaginare una riduzione del numero dei contratti e quindi un accorpamento. Le difficoltà negoziali, in quest’ultima tornata contrattuale, non sono state poche: penso, ad esempio, al contratto delle funzioni centrali, nel quale sono stati fatti confluire i comparti dell’Epne (Enti Pubblici non Economici), dei ministeri, delle agenzie e delle dogane e ancora altri. Parliamo di storie diverse, di realtà molto difformi sia da un punto di vista salariale, sia dal punto di vista dei diritti e delle norme dei rapporti di lavoro; abbiamo cercato di unificare il più possibile, ma abbiamo anche dovuto lasciare delle sezioni contrattuali che potessero contenere l’identità professionale e le storie negoziali dei singoli comparti. Penso che il percorso per poter arrivare a un contratto unico sia ancora lungo, ma ritengo anche che la tecnica delle sezioni contrattuali possa essere una risposta valida – purchè non sia il Parlamento a creare condizioni diverse sulle quali, comunque, la Confederazione farà una riflessione. Il lavoro fatto finora è buono, ma ci sono ancora margini di miglioramento”.

Da quando lei ha assunto la guida della Cisl Fp, è stato apprezzato per la sua moderazione e per la sua pacatezza. In questi ultimi giorni, il mondo della giustizia e più nello specifico della polizia penitenziaria stanno avendo difficoltà per quel che riguarda la tutela della sicurezza degli operatori di giustizia. Al di là del piano straordinario occupazionale di cui parlava poc’anzi, quali azioni ritiene che il sindacato possa suggerire affinché la gestione della sicurezza possa funzionare al meglio? Si pensi al caso di Bari, ma anche altri che si sono di recente verificati nel Paese.

“Si dice che noi della Cisl siamo aperti a negoziare con tutti e che riusciamo a mantenere sempre civile il livello del confronto. Possiamo definirci moderati, ma questo non equivale a essere poco chiari nelle proprie posizioni. Ciò che è successo ad alcuni vigili urbani ed operatori sanitari ci spinge a una riflessione sulla necessità di cambiare narrazione su come vengono presentati le donne e gli uomini che lavorano nella Pubblica Amministrazione, nella Scuola, nella Sanità, negli Enti Locali; donne e uomini, cioè, che garantiscono diritti e servizi ai cittadini e alle imprese. Negli ultimi 20 anni la narrazione si è concentrata su di una sparuta minoranza di impiegati che non rispetta i propri doveri nei luoghi di lavoro, e ciò ha arrecato un enorme danno a tutti, allargando la distanza fra il mondo dei servizi pubblici e il mondo dei cittadini e delle imprese. Talvolta ciò ha condotto a gesti violenti, frutto dell’esasperazione del momento, ma anche di una narrazione che ha fornito un’immagine negativa di tutte le persone che lavorano nella Pubblica Amministrazione, facendo di tutta l’erba un fascio. Vorrei ragionare col nuovo governo su come cambiare questa narrazione partendo dalle tante cose che funzionano, dai tanti servizi di qualità, dall’eccellenza della sanità; bisognerebbe parlare anche di questo, senza assolutamente negare o censurare i disservizi, ma dando il giusto riconoscimento ai tantissimi impiegati che lavorano seriamente e che talvolta non godono neanche di quei diritti garantiti al settore privato. Dovremmo provare a immaginare una visione diversa del pubblico impiego, attraverso la quale mettere in campo un piano industriale di riorganizzazione con l’aiuto del governo e del Ministro della Pubblica Amministrazione. La giustizia deve fare il proprio corso per i cosiddetti fannulloni, ma bisogna anche riconoscere il valore di chi svolge bene il proprio dovere fra tanti disagi”.