Profezie e Previsioni per il XXI secolo, il futuro che insegna il presente

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di Fiorella Franchini

Il saggio “Profezie e Previsioni per il XXI secolo” (Edizioni Solfanelli) di Alfonso Piscitelli affronta una dimensione che, lungi dall’essere di archeologia biblica e religiosa, appartiene più che mai all’uomo contemporaneo e alla storia. L’autore prova ad analizzare con spirito critico l’immaginario delle profezie puntando sul loro valore sociologico. Il tema va oltre la mera curiosità poiché è diventato un ampio discorso che coinvolge sociologi, filosofi, giornalisti, politici, economisti, una specie di almanacco ideale del nostro presente e del nostro futuro, i cui si accavallano brandelli di una consapevolezza mondiale, eterogenea e multiforme, pervasa di impazienze e speranze, di paure e di propositi, di negazioni e promesse.
La vasta schiera di personaggi che vaticinano sulla sorte umana prende idealmente le sembianze del profeta Isaia, “Una sentinella che veglia durante la notte e sa quando arriva l’aurora”. Il profeta, dunque, oggi come ieri, laico o religioso che sia, “è un uomo capace di scrutare i segni dei tempi compresi quelli della notte quando gli altri dormono o comunque non riescono a vedere nel buio”.
L’autore propone innanzitutto una differenziazione tra i concetti di profezia e previsione. La prima è sempre, fino a quando non si sia raggiunto il punto di non ritorno, modificabile, perché non presuppone il suo necessario avverarsi, al contrario della previsione che invece si realizza sicuramente. Se una profezia si avveri o no, dipende solo e soltanto dalle azioni, dai comportamenti e dalle decisioni giuste o sbagliate, sagge o illogiche, più o meno sensate degli uomini e non da un destino prestabilito (fato), da un Karma, dalla Provvidenza o Volontà divina, come falsamente propagandato dalle varie religioni di culto o dalle molte sette che proliferano sul nostro pianeta.

Le previsioni sono il risultato di calcoli e valutazioni di tipo logico-razionale, costituiscono l’annuncio anticipato di determinati eventi inevitabili, poiché certe cause una volta messe in atto producono inevitabilmente prima o poi, per logica necessità delle cose, i relativi effetti.
Le profezie hanno una funzione evolutiva e spirituale, quella cioè di spronare gli uomini ad agire in modo saggio, equilibrato, logico e razionale, cioè in senso contrario al manifestarsi di tutto quell’insieme congiunto di cause che possono farle avverare, non certo quindi di gettarli in uno stato di passività, rassegnazione, isteria o di attesa fatalistica, come sono soliti fare i numerosi profeti di sventura e i capi settari, religiosi con toni apocalittici. In realtà esistono anche pronostici con un contenuto positivo, come quelle che riguardano scoperte scientifiche portatrici di progresso e benefici per l’umanità o svolte di carattere sociale e politico ma, insolitamente, hanno minore presa sulla nostra psiche.
Alfonso Piscitelli, prendendo in esame i vaticini da Malachia a Nostradamus, gli Hadit di Maometto, le profezie di Fatima e le visioni di Katharina Emmerick, passando per le maledizioni di Jacques de Molay e la sequenza dei cicli storici, mette in evidenza i gravi rischi che corriamo sul nostro cammino, e invita alla riflessione in modo da potere invertire la rotta e cambiare in meglio il corso degli eventi.
D’altra parte è comune a tutte le culture del mondo, da quello latino a quello scandinavo il mito del Satya Yuga, nome che gli Indù attribuiscono all’Età dell’Oro. La denominazione di queste epoche è simile alla concezione che ne hanno Esiodo, Ovidio, Virgilio. Nella tradizione indù a ogni età si fa corrispondere un metallo la cui natura è più o meno nobile, proprio in relazione a ciò che caratterizza la natura delle varie ere. Partendo appunto dall’Età dell’Oro, o Satya Yuga, si discende verso un’Età dell’Argento, o Treta Yuga, per poi arrivare all’Età del Bronzo, Dvapara Yuga, concludendo il percorso all’Età del Ferro, o Kali Yuga che, stando a questi insegnamenti tradizionali, sarebbe l’epoca in cui stiamo attualmente vivendo da alcuni millenni, un periodo oscuro in cui il mondo degli dei è stato completamente soppiantato da quello degli uomini, alla spiritualità si è sostituita la materialità. Eppure, dentro questo buio rappresentato dalla profonda solitudine dell’uomo moderno, splende la luce di una coscienza nuova che consente di trovare in noi stessi il contatto con il divino.
Piscitelli passa in rassegna anche le opere di romanzieri come Howard e Raspail e le previsioni di grandi autori come Spengler che annunciò dopo il “tramonto dell’Occidente” la nascita di una nuova civiltà euroasiatica nelle sconfinate pianure russe; di Soloviev che nel suo racconto “I tre dialoghi e il racconto dell’Anticristo” predisse che quest’ultimo sarebbe apparso sotto le mentite spoglie di filantropo, animalista, vegetariano, ecumenico, insomma un “buonista”. Un libro sintetico eppure ricco di spunti culturali; come non pensare a “1984” di Orwell oppure a Fahrenheit 451 di Ray Bradbury, o alla teoria dei corsi e ricorsi storici di Giambattista Vico.
Profezie, previsioni, intuizioni creative sono tutte informazioni che giungono a noi attraverso canali comunicativi speciali e non vanno né demonizzate né ignorate, semmai occorre verificarle, elaborarle e trarne i giusti insegnamenti per creare un futuro migliore. Un compito difficile cui gli intellettuali non possono e non devono sottrarsi. Uno sforzo collettivo ma anche un lavoro personale fatto con consapevolezza e senza pregiudizi. Gli esseri umani, d’altra parte, sono a tutti gli effetti padroni e artefici del proprio destino nel bene e nel male, secondo l’antico detto: Homo faber fortunae suae.