Professionisti del mare, il Comandante Giuseppe Pugliese: Il team è alla base di tutto

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Giuseppe Pugliese è nato a Napoli, classe ’79, cresciuto a Monte di Procida, appassionato di shipping settore dry bulk, sposato con 3 figli maschi, ha studiato al Nautico “Duca degli Abruzzi” di Napoli e conseguito il titolo di “Capitano di lungo corso” nel 2005. Dal 1995 al 2021 ha sempre lavorato nel settore bulk dry cargo e general cargo, dal 2008 al Comando. E’ noto alla cronache per l’Odissea a bordo della nave MBA Giovanni (15 mesi in mare).
“Il professionista del mare è una figura molto articolata, dove sono richieste conoscenze e competenze di un livello molto complesso e ne viene fuori una figura professionale con un profilo di alto livello, dal punto di vista filosofico direi un sognatore! L’intero shipping è cambiato, va quindi snellito e riorganizzato. La riorganizzazione deve puntare a ridurre lo stress e la pressione degli equipaggi”, sostiene. Pugliese è stato quasi un anno e mezzo in mare senza capire cosa succedeva a terra. “Dico sempre ai miei ragazzi che il bridge team è alla base di tutto. Le emergenze vanno affrontante con la giusta calma. Per circa 18 mesi, siamo stati in situazione di pandemia associata ad un blocco da parte della Cina per i carichi proveniente dall’Australia. Il merito è il loro, se siamo riusciti a tenere i nervi saldi e ritornare a casa senza subire conseguenze, le istituzioni ci sono state vicine, mi riferisco all’Ammiraglio Luigi Giardino ed al Comandante di Fregata Ida Montanaro che hanno permesso il nostro rientro a casa, ci hanno sempre sostenuto, incoraggiati ed assistiti. Era importante sapere che le istituzioni fossero dalla nostra parte”. Ma quali sono invece i problemi dell’intero cluster marittimo e come andrebbero affrontati? “Con estrema sincerità, credo che uno dei problemi più importanti sia quello che ci stiamo allontanando dalla realtà . Tanti regolamenti che, a volte vanno in conflitto tra di loro o addirittura sono la ripetizione uno dell’altro, per questo vanno rivisti e snelliti. Bisogna creare nuove figure professionali a terra, in modo da snellire il lavoro a bordo, per ridurre lo stress e le pressioni sugli equipaggi. Vorrei aggiungere, con mio rammarico che, purtroppo se ne parla poco della gente che lavora in mare e, tuttora non ho ancora capito il perché!”.