Primato alla politica o all’economia?

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in foto Mario Draghi e Ursula von der Leyen

Se fosse rimasto ancora qualche dubbio sulla vastità della crisi che sta stringendo tra le sue ganasce l’intero pianeta, ora sarebbe sparito. I primi giorni di questa settimana, quella del ritorno a velocità di crociera del mondo dopo il rallentamento per le festività, dovrebbero già aver ristabilto la routine. Sono arrivate in forma ufficiale due notizie decisamente sconfortanti. Quasi a voler sottolineare che esse prescindono dal tipo di contesto sociale da cui provengono, la prima è partita dalla Cina, la seconda dall’ Europa. Per quanto concerne Pechino, si è riaccesa, anche questa volta molto luminosa, la spia dell’ esplosione di una ampia bolla immobiliare. Un’ altra grande banca di quel paese è andata in forte crisi, originata anche essa dalla mole dell’ invenduto di importanti aziende di costruzione di quella parte del mondo. Nel Vecchio Continente è un gigante della GDO, la Galerie Kaufhof, ritenuto dai tedeschi una vera e propria istituzione tra le realtà di quel genere: ha dichiarato fallimento e non e la prima volta dall’inizio del secolo. Sia per il default dell’ azienda cinese che per quello della europea dovranno intervenire i rispettivi governi. Tanto, in prima battuta, per salvare il salvabile, ovvero il buono di quelle realtà, se ancora ne resta, semprechè possa essere reinserito nel circuito economico. Allo stesso tempo all’ incirca, gli stessi governi dovranno farsi garanti per le somme di tanti risparmiatori, piccoli o grandi che siano, per porre argine a una serie di comportamenti negativi degli stessi, destinati senza dubbio a verificarsi. Il riferimento va al prelievo compulsivo e preso senza raziocinio appena i risparmiatori avvertono puzza di bruciato. Bastano gli accenni appena esposti per avere almeno un minimo di certezza che economia e politica di solito vanno a braccetto. A seconda delle circostanze, l’una deve cedere all’altra il testimone del primato. Su quanto appena illustrato, in questi ultimi giorni, all’interno della UE, si sta assistendo a un fenomeno.che tocca da vicino un’ Italiano, la maiuscola non è un refuso, il Professor Mario Draghi. Economista che non ha bisogno di presentazione in quanto ha ricoperto alti incarichi per la sua competenza in buona parte dell’Occidente. A fine estate ha ricevuto per mano della Commissario Europeo Ursula Von der Leyen l’incarico da parte della UE di consulente per approntare i programmi di sviluppo della Casa Comune. Con buona probabilità il lavoro del Professor Draghi viaggerà su una strada a più corsie, alcune che portano a mete vicine, altre più lontano. Mercoledì pomeriggio l’ex Premier, a Milano, presso la sede della Banca d’ Italia, ha incontrato cinque delegati della ERT, acronimo che in Italiano indica la Tavola Rotonda delle Aziende Europee, in tutto 59. Essa può essere definita una lobby di alto profilo, all’americana maniera, quindi senza nessun intento di operare con modalità non ortodosse. La stessa si fa carico di volta in volta di riferire all’ interlocutore che si trova di fronte, le istanze e le necessità delle aziende del gruppo che potranno emergere strada facendo.Il Professore li ha accolti dicendo che era lì per ascoltare le loro istanze. “Chi ben comincia è a metà dell”opera”, così vuole uno dei detti del villaggio, e il benvenuto di Draghi a quei signori, sembra una applicazione autentica di quella affermazione. In una realtà come quella italiana, evoluta e affrancata da molti pregiudizi, sembra strano eppure succede qualcosa di simile all’antico adagio custodito dai reduci della Grande Guerra,” le spade restano appese al chiodo mentre le loro guaine combattono”, sottinteso “pur non essendo ciò previsto in alcun caso”. L’ incarico conferito dalla Commissario Von der Leyen al Professor Draghi potrebbe essere interpretato come una azione da lobbista al contrario. Più nel dettaglio, quell’ illustre Incaricato dovrebbe riferire alla UE quali sono le misure e i percorsi da intraprendere perchè la Casa Comune possa essere liberata dai vari sostegni che al momento sono per essa indispensabili. È fin d’ora chiaro che non sarà un lavoro facile. Sempre ieri il Vicepresidente della BCE De Guindos, nel corso di una conferenza a Madrid, ha fatto dichiarazioni che certamente non hanno tirato su il morale a quanti ne sono venuti a conoscenza. Per sintetizzare il loro contenuto, può bastare riflettere che l’esposizione di De Guindos ha riferito concetti univoci che non possono far incorrere in interpretazioni distorte: tutti i dati riferiti alla situazione socio economica della UE che possono essere rilevati da fonti attendibili, quando hanno valore positivo, non possono essere determinanti al fine di tracciare un trend di crescita attendibile. La loro percentuale di variazione è talmente contenuta, da influire solo marginalmente sul fenomeno sotto osservazione. Per voler trarre una sintesi del concetto, seppur grossolana, si può azzardare che l’ economia e la politica, per quanto riguarda la conduzione della nave Italia o di altra a condizione che sia una democrazia che opera nel libero mercato, possono andare a braccetto. L’ affermazione dovrebbe essere rafforzata dal particolare che il lavoro affidato all’ex Presidente della BCE riguarda la UE considerata come un soggetto unico. Se ne riparlerà dopo le elezioni europee. Per ora buon lavoro, Professor Draghi e, allo stesso tempo, buona fortuna.