Il presepe, baluardo della cultura 2.0

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Il Complesso Monumentale di Santa Maria La Nova ospita un’esposizione di opere realizzate da due maestri presepiali: Umberto Grillo e Diana Di Girolamo. Raffigurano vari aspetti del presepe, della tradizione, della storia e della cultura partenopea. Ogni Natale l’artista Peppe Barra si esibisce nella famosa “Cantata dei Pastori”. A Sorrento recentemente c’è stata la mostra dedicata al presepe Napoletano. Momenti diversi dell’anno, non tutti necessariamente a ridosso del Natale. Il Presepe dunque resiste, affascina, incuriosisce e attira gente. Provate a dover percorrere la via San Gregorio Armeno in un momento qualsiasi dell’anno avendo fretta per qualche ragione e vi scoprirete prigionieri di una folla di stranieri di ogni provenienza, italiani, napoletani. che passo dopo passo, con olimpica calma, percorre la strada fermandosi ad ogni piccolo banco o negozio di arte presepiale. Hanno l’opportunità di acquistare una piccola opera d’arte, un simbolo, un simpatico pupazzetto. Ognuno ha la propria motivazione ma sono tutti li, in una strada dalla pavimentazione non perfetta, in salita, che con la pioggia è anche sdrucciolevole. Guardano, ascoltano le storie che i negozianti narrano e acquistano. Direbbe qualche politico: ” Mettono in moto un economia”.
Accidenti, e pensare che qualcuno ha voluto escludere dalla vita e dai suoi riti proprio il presepe. La mostra a Santa Maria la Nova, è ancora visibile, è allestita senza ricorso a tecniche espositive e per questo non sfrutta appieno le proprie potenzialità attrattive. Nulla di nuovo sul fronte, dunque. Ha però un valore immenso per il significato delle opere esposte.
Signori ecco a voi l’identità culturale della civiltà occidentale. Il cristianesimo non è solo una fede, è una civiltà che si è espressa e continua ad manifestarsi con esempi letterari, artistici, musicali che hanno un valore universale. Il presepe è una storia di un evento speciale, dal cui verificarsi in poi nel mondo sono cambiate molte cose se non tutto. Quando la storia diventa fiaba. Non è necessario credere in Dio per apprezzare il presepe. La rivoluzione umana che è scaturita dalla nascita di Cristo non cambia.
Benozzo Gozzoli, Gentile da Fabriano e tanti altri hanno dipinto quella festa speciale che è la natività. Il presepe la rappresenta in 3D. E’ tutto lì dentro.
Tutto in quell’assemblaggio di pupazzetti colorati. Gli “Ante” e ”Post Christum Natum” usati anche da chi dalla religione è lontanissimo, potrebbero anche essere rappresentati con un immagine del presepe oppure dello stesso ma con una barra sopra. Chi l’avrebbe mai detto. Eppure dire presepe o religione sembrava la stessa cosa. Pensa tu. E’ questo il senso interpretativo che avrebbe potuto avere la mostra a Santa Maria la Nova. Al convegno tenutosi all’Hotel Alabardieri il 30 maggio sul tema “ Chi paga i costi della radicalizzazione”, dove i massimi esperti della materia: l’on. Souad Sbai, lo psichiatra Stefano Amodio, il prof. Alessandro Denti, la prof. Paola Grimaldi e il dott. Vincenzo Tomasso hanno indicato il vuoto culturale della civiltà occidentale come uno dei responsabili della diffusione della radicalizzazione jihadista, insieme alla valanga di soldi che sono investiti per lo scopo.
Nessuno dovrà diventare un predicatore dell’ultim’ora, e ripetere le scene di penitenza dei film sull’Italia dell’anno mille. Ognuno resti fedele alle proprie convinzioni, ci mancherebbe. Il presepe e tutti gli altri simboli della nostra civiltà devono però essere difesi con fermezza e determinazione. Anche e ancor di più nell’epoca della cultura 2.0.