Nella cornice della Sala dei Baroni al Maschio Angioino è stato consegnato questa mattina al cantante Gigi D’Alessio il premio “Napoli Città della Musica” – Ambasciatori della musica napoletana. Un riconoscimento istituito dalla Commissione Cultura del Consiglio comunale per celebrare quelle eccellenze che hanno contribuito alla diffusione della canzone partenopea nel mondo. “E’ un riconoscimento importante, ma soprattutto anche una grande responsabilità perché parliamo del monumento: il monumento è la canzone” afferma D’Alessio prima di ricevere il premio direttamente dalle mani del sindaco di Napoli, Gaetano Manfredi. “Molti dicono ‘sono io che porto la canzone napoletana in giro per il mondo’. Non è così: è la canzone che porta noi a girare il mondo, perché la canzone è più importante di noi. Io sicuramente sono onorato di ricevere questo riconoscimento ma soprattutto sento il peso della responsabilità anche perché i miei predecessori, gli artisti che hanno fatto la storia della canzone napoletana, sono colleghi importanti”.
D’Alessio si dice “lusingato” di ricevere un premio dopo il successo dello spettacolo organizzato a Piazza del Plebiscito per festeggiare i suoi primi trent’anni di carriera. “Mi piacerebbe continuare con un appuntamento annuale con la televisione per far vedere le bellezze di Napoli e il pubblico di Napoli quanto è bello, quanto è forte e quanto ha bisogno di musica” dice il cantautore che poi cita Carosone, Merola e Sergio Bruni e parla di lingua e canzone napoletana spiegando che “l’importante è promuoverla e non farla dimenticare”. “Sono passati trent’anni e la generazione di oggi mi canta Annarè, è una bella soddisfazione” risponde ancora Gigi quando gli si chiede quale sua canzone potrebbe essere ancora famosa tra cent’anni. “La difficoltà più grande che ho – spiega – è fare le scalette. Ho tante canzoni e prima, a differenza di oggi, faceva successo tutto l’album. Era un album con 12 canzoni, erano 12 canzoni di successo. Oggi si parla di singoli. E’ un po’ come il prodotto usa e getta: fai il singolo, dura 3 mesi e poi sparisce. Diventa difficile dire quale canzone potrebbe ancora vivere tra tanti anni, se a distanza di tempo posso dire che faccio il pianista del pubblico quando vado a cantare ad un concerto, sono loro che ricordano le parole a me”.
E oggi, agli spettacoli live di Gigi D’Alessio (che stasera all’Augusteo di Napoli partirà con il suo nuovo tour) il pubblico è decisamente eterogeneo, un incrocio tra generazioni. Merito anche dell’artista che ha saputo innovare pur mantenendosi ancorato alla tradizione. “Con l’album Buongiorno ho preso le mie canzoni e ho fatto dei featuring con i rapper, gli urban, la nuova scena del rap napoletano. E’ stata una bella sfida, attraverso questo album i ragazzini di 14 anni di oggi conoscono le canzoni di trent’anni fa. E’ una soddisfazione, vuol dire che la saga continua: le ragazzine che avevano 15 anni e mi venivano ad ascoltare trent’anni fa, oggi ne hanno 45 e vengono con i figli”. A proposito di figli, Gigi ne ha uno, Luca (in arte Lda ndr), che già si sta facendo strada nel mondo della musica. Qualcuno pensa di vederlo al fianco del padre sul palco di Sanremo, ma per il momento D’Alessio senior sembra socchiudere la porta. “Luca deve fare la sua strada, come è giusto che sia. Non è un vantaggio oggi essere figlio di qualcuno. Io ovviamente gli dò consigli da padre e anche per quanto riguarda la parte artistica, però Luca deve andare avanti con le proprie forze, deve capire anche quando sbaglia, e deve sbagliare perché solo quando sbagli capisci gli errori dove stanno. Altrimenti – chiosa – se c’è una persona che ti porta per mano vuol dire che la vita è facile”.