Riproponiamo l’articolo di Ermanno Corsi apparso sul Roma di martedì 22 ottobre all’interno della rubrica Spigolature
di Ermanno Corsi
Nuvole oscure di intrighi e trame all’orizzonte di Giorgia Meloni. Se il primo biennio del suo Governo ha presentato un bilancio non negativo, nonostante fosse prima prova e verifica sul campo di una maggioranza di Centrodestra (la premier non ha risparmiato energie nel farsi valere in Europa e oltre), l’avvio del terzo anno ha davanti a sé un percorso tutto in salita. Un groviglio di problemi interni ed esterni: una maggioranza davvero compatta e coesa, oppure opportunismi demagogici di marca prettamente elettoralistica? In tutti e tre i “soci contraenti” c’è davvero una identica coscienza europeista, atlantica, espressione della grande cultura occidentale anche se sempre meno chiusa in se stessa? C’è, a Palazzo Chigi, la proiezione di una classe dirigente in grado di affrontare le sfide della nostra contemporaneità? Interrogativi immancabili e risposte che appaiono dubbiose.
CONFLITTO DI POTERI. Poche volte, nella storia della Repubblica, i magistrati hanno dato l’impressione di voler invadere, “tracimando” come può sembrare oggi, il campo della politica; poche volte la politica ha reagito con tanta virulenta determinazione in difesa della propria autonomia. Si potrebbe parlare di “caste” intoccabili e autoreferenziali (più di 9 mila i magistrati in servizio), dove ognuna ritiene di dover dar conto solo a se stessa: la magistratura forte dei poteri assegnati dalla Costituzione, la politica forte del consenso popolare. Da questa contrapposizione deriva “lite continua”. Da una parte il Governo, con la Meloni molto esposta, trova la “soluzione Albania” per regolamentare il flusso dei migranti; a sua volta Salvini, vicepremier, impedisce lo sbarco di un congruo numero di migranti ritenendo, così, di difendere “i confini della patria”. Sulla vicenda Albania, intervengono i giudici di Roma suscitando forti perplessità nel ministro della Giustizia Nordio; al processo di Palermo chiesti sei anni per Salvini. La divisione di poteri e responsabilità, tanto invocata, è ancora in alto mare. Converrebbe ricordare più spesso Piero Calamandrei strenuo difensore della Repubblica parlamentare e della Costituzione “così come erano uscite dal confronto-dibattito durante l’Assemblea costituente”.
BILANCIO TRA I SÌ E I NO. ”Quivi comincian le dolenti note a farmisi sentire” (così Dante nell’Inferno).Il ministro Giorgetti spiega in 144 articoli come saranno impiegati 30 miliardi. Per il Governo non si è lasciato indietro nessuno (sarebbe una bella novità se dicesse il contrario…). Per le opposizioni sono stati penalizzati la sanità e le pensioni (sarebbe una bella novità se non si denunciassero buchi e scelte “discriminanti”). Intanto il debito italiano è già oltre i 3 mila miliardi. Per il 2026 supererà il 140 per cento del Pil, prodotto interno lordo, previsione che renderà sempre più problematica la crescita sociale. Il Colle ha firmato la manovra. Nelle due Camere in scena la ritualità. Tutti vorrebbero tutto, a cominciare da un contrasto più efficiente all’evasione fiscale e alla presenza dell’illegalità nell’economia e finanza. Nuovo, significativo episodio: dalla milanese Banca Progetto usciti 10 milioni, garantiti dallo Stato, a società della ‘ndrangheta trasferitasi al nord.
UN MINISTERO SOTTOSOPRA. È quello della Cultura che ha sede in via del Collegio Romano. Non ancora “assorbita” la vicenda di Gennaro Sangiuliano, subito ne spunta un’altra che, per beffarda analogia, viene considerata “un caso Boccia al maschile”. Una storiaccia di intrighi e favoritismi, di pederastia e omosessualità ostentata. Un quadro scabroso in cui risaltano, all’interno dei Fratelli d’Italia, lo scontro fra duri e impuri. Si comincia da una lite fra Antonella Giuli (sorella del ministro in carica, assunta nell’Ufficio Stampa della Camera, amica di Arianna Meloni) e Federico Mollicone che, a Montecitorio, presiede la Commissione Cultura. Al centro le dimissioni di Francesco Spano -47 anni, avvocato, Capo di Gabinetto del ministro- che aveva assunto al Maxxi (Museo Arte 21esimo secolo) il proprio compagno-marito (unione civile).In questo contesto di complicità, amichettismo immorale e spadroneggiante, la reazione del ministro Alessandro Giuli da poco in carica: ”Se continua così, in questo clima di mostrificazioni, me ne vado…” (per lui una minaccia, per molti una speranza?).L’egemonia culturale, scrive Mario Ajello, ridotta da rivoluzione a farsa.
DALLA LIGURIA ALLA CAMPANIA. Sul filo di lana fino allo spasimo il risultato delle 1785 sezioni. La vittoria, per una manciata di voti con il 48,5 al sindaco di Genova Marco Bucci (Centrodestra); per l’ex ministro del Centrosinistra Andrea Orlando il 47,6. È la competizione che dà il via a un nuovo fronte di scontro-competizione tra i due schieramenti. La Destra comincia ad avere comunque il fiato corto; la Sinistra ha quasi perso il senso della compattezza con il “campo largo” ormai tramontato. Di positivo c’è che le Regioni tornano con forza in primo piano. Tra un mese urne di nuovo aperte in Umbria e in Emilia-Romagna. Peraltro dirompente, rispetto alle normali attese, si presenta la questione della Campania dove il governatore “uscente”, Vincenzo De Luca, non si ritiene tale e insiste per il terzo mandato. Molta esplicita la decisione annunciata alla Festa dell’Unità ad Avellino: Mi ricandido per la terza volta per dare continuità, fiducia e dignità alla Campania”.