Politici e magistrati come cani e gatti. E i ruoli possono essere invertiti

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In foto Guido Crosetto

Si è ravvivata la fiamma del focolaio mai spento, a cui è assimilabile il rapporto tra politica e magistratura italiane. Meglio sarebbe, e questo è l’augurio, che si potesse far riferimento solo a parti di entrambe. Si suol dire nel villaggio “non destare il can che dorme” aggiungendo, per dare senso completo alla frase: “non conoscendo la sua reazione al risveglio”. È successo così, la scorsa settimana, che il Ministro della Difesa Crosetto abbia dichiarato, al termine di un’ intervista, che una determinata corrente della magistratura sarebbe pronta a ostacolare l’attività del Governo. Aggiungendo che comportamenti del genere da parte di alcuni giudici non sono nuovi alle cronache. L’ affermazione lascia quanto meno perplessi, in quanto l’argomento non era tra quelli da illustrare o ampliare in quella sede. È stata, quella di Crosetto, qualcosa di paragonabile al mettere le mani avanti, come per dire “se malauguratamente dovesse succedere, io l’avevo detto per tempo”. Prontamente dall” Associazione Nazionale Magistrati è partita la replica per bocca del suo Presidente Santalucia. È stata molto dura, arrivando quest’ultimo a chiedere a Crosetto su quali elementi avesse basato la sua dichiarazione, e non è difficile immaginare cosa succederebbe se quel ministro non chiarisse cosa abbia voluto realmente esprimere. Quindi la palla è passata alla politica che certamente non la tratterrà. In attesa del rilancio in campo, può essere espressa un’ opinione semplice e inoffensiva sulla vicenda: era proprio necessaria, in un momento come quello attuale, in cui è più importante che mai la coesione tra i poteri dello Stato, che fosse dato un altro colpo al cuneo che divide le due istituzioni, la Magistratura e il Governo? Ciò che più rende più facile da credere quanto sia stato inopportuno da ambo le parti adottare un comportamento del genere è un dato di fatto. Il Paese attualmente è interessato da una folata di vento a favore abbastanza forte da gonfiare, almeno in piccola parte, le sue vele poco meno che ammainate. Si è sempre detto in campagna che si riesca quasi sempre a far bastare la giusta quantità di un prodotto per l’ uso a cui è destinato. Non così per una grande, in quanto la parte superflua il più delle volte finisce con l’essere sprecata. La gente di quella realtà porta a esempio il cavallo che, se nella mangiatoia trova la giusta quantità di biada, non ve ne lascia un seme. Se ne trova una quantità superiore, quella che non riesce a mangiare la fa cadere a terra, rendendola inutilizzabile. In una settimana il Governo ha ottenuto diversi risultati positivi, dalle valutazioni delle agenzie di rating all’approvazione della revisione del PNRR, passando per l’intesa con la Germania che non mancherà di portare vantaggi per entrambi i paesi già nell’ immediato futuro. Forti di tale abbrivio, l’ Esecutivo, meglio ciascuno dei suoi ministri, non dovrebbe dedicarsi a altro che a tentare di trarne vantaggio fin che dura. La situazione è paragonabile a chi pratica il surf, che tenta di sfruttare la potenza dell’onda fin quando essa non si infrange sulla spiaggia. Una riprova di quanto appena scritto viene da una serie di eventi da ritenere simili a un attestato di merito del Paese. Uno importante si è concertato ieri con la visita del neo presidente del Paraguay, Santiago Peña, che ha incontrato il Presidente della Repubblica Mattarella e Papa Bergoglio. Peña è un economista di lungo corso, è stato Banchiere Centrale del suo paese e ha lavorato a lungo con il Fondo Monetario Internazionale. In breve tempo ha dato al Paraguay, che ha affiancato così l’Uruguay, visibilità internazionale, in una parte del mondo, l’ America Latina, dove il caos regna sovrano. Con l’aggravante che fa poco o niente per sollevarsi da tale condizione. I rapporti degli altri stati della realtà latino americana con il resto del mondo, come si può dedurre facilmente, sono a dir poco problematici. Quel Presidente ha scelto come luogo della sua prima visita in Europa l’Italia perché, ha detto nel corso di un’ intervista, il suo popolo ha molto da imparare da quello italiano per quanto concerne la manifattura e altri tipi di produzione. Ha dichiarato altresì che il suo paese è pronto a favorire la creazione di joint ventures di aziende locali con quelle italiane, soprattutto nel campo delle energie rinnovabili, dove il Paraguay tira la volata tra i paesi che lo contornano. Al momento sono appuntamenti come questo appena descritto e non querelles del genere di quella riportata in apertura che vanno curati il più possibile. D’altra parte le parole in libertà, salvo il genere a cui si riferiva Filippo Tomaso Marinetti, fondatore del movimento di pensiero Futurismo, non hanno dato mai risultati tangibili. Non è un caso che già all’ inizio del secolo scorso nel Meridione si dicesse “chiacchiere e tabacchiere di legno, il Banco di Napoli non le accetta in pegno”. Certamente è valido ancora oggi, anzi ancora di più.