Pnrr, per fare certe cose ci vuole orecchio

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in foto Adriano Giannola, Laura Polverari e Luca Bianchi a margine della conferenza stampa sulle anticipazioni del Rapporto Svimez 2022 (Imagoeconomica)

Ma che gli dice il cervello alle forze politiche e ai rispettivi rappresentanti in nobile gara per il governo del Paese in uno dei momenti più difficili e delicati della sua storia? È chiaro che il premio per i vincitori sarà un’enorme gatta da pelare? Dove sono, in ogni schieramento, gli uomini e le donne capaci di fornire risposte ai problemi che s’ingigantiscono ogni giorno che passa?
Se si dovesse pensare e agire con buonsenso a nessun corridore dovrebbe venire in mente di mettersi alla guida di un’auto impazzita con dubbia strumentazione di bordo e su strada bagnata. Va bene che la verifica delle urne è il più alto momento della vita democratica ma perché anticiparne l’esito invece che lasciare a un pilota esperto il compito di venir fuori dai tornanti più pericolosi?
Mah, sarà per imperizia o per calcoli sbagliati il fatto è che ora ci troviamo di fronte a una nuova incognita che si aggiunge alle incertezze gravi dovute alle conseguenze del Covid e della guerra. Lo scenario offerto dalla Svimez con l’anticipazione del suo rapporto annuale è denso di nubi che minacciano pioggia. Il rischio di sbandare è altissimo con conseguenze disastrose per imprese e famiglie.
Intanto è sempre più evidente che uno degli obiettivi cardine indicati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza, e cioè l’avvicinamento virtuoso del Sud al Nord, si allontana invece che avvicinarsi. Le proiezioni del prodotto interno lordo per i prossimi anni dicono che il primo crescerà meno del secondo. Il divario è destinato ad allargarsi inesorabilmente segnando un sonoro fallimento.
In più, l’aumento dell’inflazione – una tassa occulta che colpisce i deboli più dei forti – sarà particolarmente sensibile nel Mezzogiorno con il risultato che il già scarso potere di acquisto sarà ulteriormente eroso nel Mezzogiorno e questo andrà a scapito dei consumi con il risultato di rafforzare il circolo vizioso che conduce a un aumento della povertà in una zona già depressa di suo. Appunto, piove sul bagnato.
L’aspetto positivo della faccenda, se così si può dire, è che l’incantesimo si è rotto e nessuno degli attori in campo si può illudere o può illudere che il Pnrr sarà la soluzione dei problemi. Anche perché, la Svimez mette il dito sulla piaga, le amministrazioni meridionali chiamate in causa non hanno la forza e le capacità per coglierne i potenziali vantaggi tanto è lenta e farraginosa la loro azione.
Qui i tempi per progettare e collaudare qualsiasi tipo d’investimento sono molto superiori alla media nazionale. E svanisce miseramente l’idea che le opere e le riforme ritenute necessarie alla ripresa possano palesarsi entro la data fatidica del 2026. Se c’era qualche speranza che i finanziamenti dell’Europa potessero dispiegare una tempestiva utilità la caduta prematura del governo Draghi la sotterra.
Troppo pessimisti? No, purtroppo realisti se dobbiamo dare credito alle informazioni che confermano le sensazioni di chi stando sul campo era ed è in grado di percepire la fragilità di un sistema ancorato a vecchie e logore logiche di gestione. Al Sud più che altrove le decisioni latitano e così anche gli interventi che dovrebbero cambiare il destino di un terzo della popolazione e dei tanti giovani che vi abitano.
E, allora, non resta che sperare in un sussulto di responsabilità da parte dei decisori perché la scelta dei candidati sia orientata a premiare merito e impegno. La qualità delle persone che saranno chiamate a formare il prossimo Parlamento e il futuro governo darà la differenza. Un sistema imperfetto può essere corretto solo da persone competenti che sappiano gettare il cuore al di là dell’ostacolo.
Come cantava Jannacci, per fare certe cose ci vuole orecchio (ci vuole tutto, anzi parecchio…).