Pittura, Carmine Meraviglia: la logica colorata della creatività

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di Fiorella Franchini

Ci sono pittori che dipingono la luna come una macchia bianca, Carmine Meraviglia trasforma i colori in esseri viventi che s’integrano con lo spazio intorno e lo abitano. Napoletano, dal 1962 espone nella sua città e in tutta Italia, in mostre collettive e personali caratterizzate da uno stile personalissimo. Non è Napoli a influenzare la sua creatività, quanto piuttosto uno sguardo che va oltre la percezione reale. Carmine Meraviglia, direbbe Pablo Picasso, è uno che “ non dipinge ciò che vede, ma ciò che sente, ciò che dice a se stesso riguardo a ciò che ha visto”. Non a caso i maestri cui guarda sono Dalì e Caravaggio.

Come si è sviluppato negli anni il tuo lavoro?
“Ho creduto sempre in quello che creavo. Non mi sono mai lasciato distogliere da correnti diverse. Vengo dal figurativo sempre con un’interpretazione personale, nulla di scuola partenopea”.

Quali sono le tue fonti d’ispirazione?
“Gli eventi che si succedono nel Mondo. Quasi un libro di bordo. Dove elaboro il momento che viviamo giorno per giorno. Dal Bene al Male”.

Pitture, scultore, ceramista, arti diverse per comunicare gli stessi significati, seguendo non la logica della mente ma una “logica colorata”. Una creatività che non si scosta e non si separa dalla pittura; “il drappeggio – afferma – è sempre esistente in qualsiasi tipo di materiale”. Le sue nuance sono intense, le pennellate morbide, carezzevoli.

Con le tue opere vuoi creare più emozioni o riflessioni?
“Provo per primo le emozioni nel creare. L’emozione le lascio all’osservatore di turno, dove naviga nelle elaborazioni per trovare quello che io nascondo. Amo descrivere un evento dove devi cercarlo e scoprirlo”.

Le sue opere aprono passaggi invisibili che sembrano trovarsi tra ciò che si sente e ciò che si vede. Sicuramente l’artista intinge il pennello nella sua anima e la dipinge nelle sue immagini con una coerenza nuova e originale.

Che cosa significa l’esperienza legata all’Istituto “Pascale” di Napoli?
“L’Istituto Nazionale Tumori fa parte della mia vita, sono 48 anni che mi dedico con umanità alla struttura. Donando e facendo donare mie opere”.

Tanti premi e tante mostre, quale momento ti è rimasto nel cuore?
“Mostre e premi sono tanti. Tutti ti rimangono dentro e tutti fanno parte del tuo cammino artistico. Non puoi scegliere quello che ti ha colpito di più. Anche quello che non ti è andato bene, fa parte del forgiare una vita nell’arte”.

Dipingere è uscire da se stessi e, al tempo stesso, è anche un ritratto della propria personalità. Qual è l’opera che più ti rappresenta?
“Qui non ho dubbi…. “Genesi moltiplicante” 3 x 3 x 3 tutto è moltiplicante. Dipinto su intonaco fresco di metri 9×3 nel Salone d’ingresso dell’Ospedale “Antonio Cardarelli” di Campobasso”.

Quanto è difficile essere artista a Napoli e in Italia?
“Molto difficile! Devi Amare il tuo mondo artistico per sopperire alle difficoltà che trovi nell’esporre. Solo lei “l’Amante pittura” che tieni dentro ti può dare sollievo e farti andare avanti”.

Quali sono i prossimi progetti?
“Non progetto mai. Scelgo quello che mi viene offerto, come queste due mostre ora a Napoli nei quartieri Vomero e Arenella, intitolata “Le meraviglie” patrocinate dalla Regione Campania, dalla Curia Arcivescovile e dalla Scabec, Società campana beni culturali”.

Scorrere le opere di Carmine Meraviglia dà una sensazione di pienezza e procura uno stato di restituzione. Si guardano le sue figure, angeli, fanciulle, madonne, e si fa indigestione di blu, di azzurri, di verdi, di rossi, e viene voglia di liberarsi di tutti quei colori lasciando un sorriso nel mondo.