Pil, occupazione, fiducia dati positivi ma non troppo

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Il ritorno alle attività politiche ed economiche, dopo la pausa estiva, passa necessariamente per Cernobbio dove, anche quest’anno, tra ingenti misure di sicurezza, si svolge il consueto Forum Ambrosetti. Sulle rive del lago di Como, nei confortevoli spazi di Villa D’Este, top manager, rappresentanti istituzionali e politici – soprattutto politici – come ormai da tradizione si incontrano per tracciare un quadro dell’andamento dell’economia.

Va detto subito che mai come quest’anno – almeno con riferimento agli ultimi due lustri – il viso dei rappresentanti del governo che partecipano al Forum appare particolarmente disteso. I riti della kermesse, infatti, si celebrano a conclusione di una settimana particolarmente ricca di dati positivi per l’economia domestica: dal pil all’occupazione, dal clima di fiducia delle imprese all’inflazione. Positivi almeno ad un primo impatto. Le cose sembrano finalmente avviate, infatti, nel verso giusto, anche se, da qui a dire che il ritardo accumulato dal sistema Italia sia stato colmato, ce ne vuole. Insomma, un certo ottimismo ci sta. E, infatti, un po’ in tutte le dichiarazioni dei rappresentanti del governo di Paolo Gentiloni – con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in testa e, via via, fino al ministro del Lavoro Giuliano Poletti, della Sanità Beatrice, della Sanità Beatrice Lorenzini – c’è chi ne abusa. La realtà, però, mal si piega alla propaganda.

Prendiamo il Pil, per esempio. Sul dato non ci sono dubbi: il prodotto interno lordo è visto in aumento da tutte le principali centrali di osservazione, ben al di là delle modeste aspettative dello 0,8% programmate dallo stesso governo. Certo, l’Istat dice l’1,5% quest’anno, mentre l’agenzia di rating Moody’s si ferma a +1,3, ma per una volta la discussione è sopra l’unità, non lo zero. Poco importa poi se, nel confronto con il resto d’Europa, l’Italia resta comunque fanalino di coda (la crescita media degli altri 26 paesi è registrata a +2,3%).

Non solo. La fiducia delle imprese è salita al top degli ultimi dieci anni: l’indice che ne misura l’umore, posto il limite a 100, segna 107. Il clima che si respira tra gli imprenditori è quello di prima della crisi (per la verità, a giugno 2007 segnava 109,6). E non è poco. Peraltro, è aumentata anche la fiducia dei consumatori: da 106,9 a 110,8.

Ma anche in questo i distinguo vanno fatti. E vanno fatti soprattutto con riferimento all’inflazione e all’occupazione. Ad agosto, infatti, il dato relativo ai prezzi è stato registrato in aumento dell’1,2% e, a primo impatto, sembrerebbe davvero positivo. Ma si tratta, dicono gli esperti, di inflazione importata (causata cioè dalla componente energetica) e della fiammata speculativa legata alle vacanze. Da qui a dire che la propensione a spendere di più è aumentata ce ne vuole ancora.

Così come completamente falsato appare il dato sull’occupazione. Ma ragioniamo per gradi. L’Istat dice che a luglio gli occupati in Italia superano i 23 milioni (+ 0,3% rispetto a giugno, complessivamente +59 mila), mai così tanti dal 2008, cioè prima della crisi. Ed è vero, ma solo a metà. Per altro, è registrata in salita all’11,3% anche la disoccupazione e già questo la dice lunga. Il fatto è che il calcolo statistico non distingue gli effetti della legge Fornero. Insomma, risultano più occupati perché si contano in attività anche i lavoratori che in altra epoca sarebbero già in pensione. Detto più brutalmente, si contano i padri che continuano a lavorare, mentre i figli continuano ad essere disoccupati. Senza contare, poi, il dramma degli ultra cinquantenni espulsi da processi produttivi per il quali la modifica degli ammortizzatori sociali ha soltanto peggiorato la situazione.

Ma, ripeto, l’aria che si respira comunque è buona. E il clima – metaforicamente parlando – dopo il gran caldo agostano si va via via rinfrescando, rendendo, se non ancora ideale, finalmente la temperatura più sopportabile. Certo, non bisogna attardarsi dietro alcune notizie che pure si ascoltano nei tg o si leggono sui giornali. Insomma, bisogna fingere di ignorare i problemi della Sanità, della Scuola (anche quest’anno si registra il balletto dei deportati che fino all’ultimo hanno sperato nell’assegnazione provvisoria), del Debito (ritorna a circolare un report inglese che ci darebbe inevitabilmente in default nel giro di qualche anno). E delle sperimentazioni nucleari del dittatore nordcoreano Kim, che fanno temere la guerra totale mentre infiammano le quotazioni dell’oro, salite fino a 1.322,41 dollari l’oncia.