Petroliferi in netta flessione dopo il nulla di fatto a Doha

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Il punto. Il Ftse Mib segna -0,99%, il Ftse Italia All-Share -0,93%, il Ftse Italia Mid Cap -0,34%, il Ftse Italia Star -0,17%.

Mercati azionari europei in calo. DAX -0,4%, CAC 40 -0,7%, FTSE 100 -0,6%, IBEX 35 -1,0%.

Future sugli indici azionari americani al momento in flessione dello 0,5-0,6 per cento. 
Tokyo in forte calo con il Nikkei 225 a -3,40%. Deboli le borse cinesi: l’indice CSI 300 di Shanghai e Shenzhen termina -1,34% circa, mentre a Hong Kong l’indice Hang Seng al momento segna -1,2% circa.

Euro in recupero dai minimi di venerdì contro dollaro. Al momento EUR/USD oscilla in area 1,13. Mercati obbligazionari eurozona poco mossi. Il rendimento del Bund decennale rispetto alla chiusura precedente scende di 2 bp allo 0,13%, quello del BTP sale di 1 bp all’1,36%. Lo spread sale di 3 bp a 123.

Petroliferi in netta flessione in scia al calo del greggio, penalizzato dal nulla di fatto con cui si è chiuso ieri l’incontro tra i maggiori produttori di petrolio tenutosi a Doha, Qatar. Nessun accordo è stato raggiunto sul congelamento della produzione di cui da tempo si parlava come possibile misura per un freno al declino dei corsi del greggio. Il future sul Brent al momento segna 41,10 $/barile (dai 43 circa della serata di venerdì), quello sul WTI 39,70 $/barile (da 40,40).

Le chiusure della seduta precedente a Wall Street: S&P 500 -0,10%, Nasdaq Composite -0,16%, Dow Jones Industrial -0,16%.

Più ombre che luci dai dati macroeconomici. L’indice Empire State Manufactoring (che misura l’andamento dell’attività manifatturiera di New York) si è attestato nel mese di aprile a 9,56 punti da 0,62 punti di marzo risultando nettamente superiore alle attese degli analisti fissate su un indice pari a 2,21 punti. Un valore al di sopra dello zero indica che l’economia del settore manifatturiero dello stato di New York è in fase di espansione. 
Nel mese di marzo la Produzione Industriale ha evidenziato un calo dello 0,65% rispetto al mese precedente. Il dato e’ risultato inferiore alle attese, fissate su una flessione dello 0,1%. Il tasso di utilizzo della capacità produttiva si è attestato al 74,8%, inferiore alla rilevazione precedente (75,3% rivisto dal 76,7%). 


Borse asiatiche
La settimana si apre sui mercati asiatici con un pesante declino causato in parte dal fallimento del summit tra i maggiori produttori di petrolio tenutosi domenica a Doha, in Qatar. Nessun accordo è stato raggiunto sul congelamento della produzione di cui da tempo si parlava come possibile misura per un freno al declino dei corsi del greggio. A tenere banco sono stati soprattutto gli attriti tra Arabia Saudita e Iran. Teheran, che non ha preso parte ai negoziati tra i 18 dei maggiori produttori di petrolio, riaffacciatasi sulla ribalza internazionale dopo la fine delle sanzioni oppone una forte resistenza all’idea di un blocco dell’output, nel tentativo di recuperare quote del mercato globale. Il risultato è stato un crollo del 5-6% in Asia per il prezzo del greggio, che ha impattato pesantemente sui listini azionari, in declino anche in scia alla performance di Tokyo. Il Nikkei 225 ha regi strato un tracollo del 3,40% (leggermente meglio ha fatto l’indice più ampio Topix, deprezzatosi del 3,03%), ma la piazza nipponica sconta soprattutto l’impatto dei terremoti che hanno colpito l’isola di Kyushu giovedì e sabato. 

Toyota Motor ha comunicato che sospenderà la produzione nelle sue linee di assemblaggio in Giappone dal 18 al 23 aprile a causa della carenza di componenti. Secondo Bloomberg, nel trimestre in chiusura in giugno il colosso automobilistico nipponico potrebbe vedere i suoi utili operativi ridotti di 30 miliardi di yen (pari a circa 250 milioni di euro) a causa degli effetti del sisma sulle sue attività. Toyota sembra essere la più colpita dei big dell’auto del Sol Levante: Honda ha sospeso la produzione di motocicli nell’impianto di Kumamoto già da giovedì e ha prorogato lo stop fino al 22 aprile, mentre Nissan dovrebbe riavviare già da subito l’ouput nei suoi impianti nell’isola di Kyushu dopo avere registrato danni limitati. A trascinare al ribasso l’indice sono stati quindi soprattutto i titoli del settore automotive, con Toyota che è stata la più grave; colpita segnando un declino appena inferiore al 5% al termine degli scambi. Limita invece i danni, in quella che è la perdita più modesta tra i principali indici della regione, la piazza di Seoul: il Kospi ha infatti segnato un declino dello 0,28% in chiusura.

A circa un’ora dalla chiusura delle contrattazioni, Shanghai Composite, Shanghai Shenzhen Csi 300 e Shenzhen Composite sono in declino intorno all’1,50% e la performance è simile anche per l’Hang Seng di Hong Kong (decisamente peggio fa l’Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell’ex colonia britannica per la Corporate China, il cui calo è superiore al 2%). Sul fronte macroeconomico positive indicazioni continuano ad arrivare dal mercato immobiliare. Secondo quanto comunicato dall’Ufficio nazionale di statistica di Pechino, infatti, i prezzi medi delle nuove abitazioni in Cina sono cresciuti nei 12 mesi allo scorso 31 marzo del 4,9% su base annua dopo il 3,6% d’incremento registrato in febbraio. Si tratta dell’aumento più elevato dal maggio del 2014 ed è cresciuto anche il numero di città in cui si sono registrati progressi: delle 70 maggiori città della Cina oggetto della statistica in 40 si sono registrati incrementi dei prezzi delle case, contro 32 di febbraio (e 38 di gennaio).

I dati macro attesi oggi
Lunedì 18 Aprile 2016
03:30 CINA Indice prezzi abitazioni mar;

14:30 USA Intervento Dudley (Fed);
16:00 USA Indice NAHB (mercato immobiliare residenziale) apr.