Perché in politica una parola può risultare insufficiente e due essere di troppo

33
in foto Sergio Mattarella

Il “Padrone di Casa” del Paese, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella,
di ritorno dalla Missione in Cina, ha trovato sulla scrivania, tra le altre cose, i dettagli stampa, anche di quella estera, che riguardavano da vicino l’ Italia. Tra quelli dell’ultim’ora, c’erano i riferimenti dei commenti della Casa Bianca su casi particolari dell’operato della giustizia italiana e, non meritevoli di commenti, indicazioni sulle modalità di prevenzione da adottare per tentare di evitarne il ripetersi. La reazione del Primo Cittadino italiano non si è fatta attendere e, mantenendo il distacco necessario, contenendo, un pò meno, il volume della voce, ha risposto che, nella propria casa, gli italiani sono più che all’altezza di comandare, tra l’altro coordinati da Lui, loro presidente, e indirizzati dalla macchina statale. Ha detto anche che quel popolo sa gestire per intero quanto avviene al suo interno, nondimeno ciò che lo tocca da oltre confine, assistito come appena scritto. Quindi non è pensabile, neppure da lontano, di indicargli, peraltro da un punto della terra, gli USA, oggi non proprio in un periodo come ai tempi dei cercatori di oro nel Klondyke, come debba svolgere la sua attività. Se non risultasse ancora chiaro, quanto fin qui scritto è dettato dal comportamento di Elon Musk, nuova meteora di quella che sarà la galassia Trump in via di formazione. Del resto è perfettamente comprensibile la reazione del padrone di casa al Quirinale, se solo si pensa che, nella UE, si sono verificate più volte situazioni che possono essere ritenute appena comparabili a quanto inappropriatamente ha diffuso Musk, non risparmiandosi sulla portata dei termini adoperati. Arrivando al dunque, quanto appena riportato conduce a una conclusione incontrovertibile.
In Italia si usa da quel di trarre la morale di situazioni del genere pronunciando: “Sergente e moschettiere, a ognuno il suo mestiere”. Con tutta la dovuta ammirazione per il suo successo imprenditoriale che lo ha portato a diventare l’uomo più ricco del mondo, Musk, fino a qualche tempo fa, si limitava a fare il business man con notevole successo anche in attività che sembravano prese pari pari dai deliri degli ospiti di un istituto per la cura delle malattie mentali. Non così per l’attività politica, il cui esercizio può venir reso più difficile di quanto lo sia di suo. Succede nei casi in cui pronunciare una sola parola potrebbe risultare non sufficiente e due essere di troppo. Ancora più semplicemente, non ci si può improvvisare uomini politici se, fino al momento in cui si decide di scegliere, non si sia stati aggiornati del vero oggetto di quella attività. Volendo così togliere da una probabile coltre di nebbia il particolare se i dibattiti relativi avevano attirato sino a allora l’attenzione del personaggio o se questi fosse stato folgorato sulla via di Washington. Per ora è bene darci un taglio per non buttare benzina sul fuoco. Può essere invece di qualche interesse riportare quanto stavano dicendo tra loro un gruppetto di raccoglitori di olive, alle 5 di questa mattina, al bar nei dintorni del villaggio che ha aperto i battenti questa estate. Il più attempato, alzando il tono di voce perché quanto stava per dire arrivasse anche agli altri presenti, ha rivolto a se stesso come faceva suo nonno, una domanda retorica. Si chiedeva il vegliardo se, in un caso del tipo di quello descritto, il suo trapassato si sarebbe chiesto se fosse più sciocca la volpe Elon o chi cercava di catturarla, il cacciatore Trump.Come è abbastanza noto, una risposta univoca non è mai arrivata. Quella in corso potrebbe essere la battuta risolutiva. A presto, allora!