Perché il debito pubblico non è più un alibi per frenare gli investimenti

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In foto Canio Trione

Il testo che segue è la trascrizione dell’intervista video realizzata con Canio Trione, economista e docente presso l’Università di Bari “Aldo Moro”. Al dibattito video partecipano il dottor Stefano Stanzione, tributarista e commercialista, e l’economista Rocco Giordano, docente presso l’Università di Salerno.

Giordano: Buongiorno, questa è la seconda videoconferenza che il Gruppo di lavoro che si occupa della Macroregione del Mezzogiorno Mediterraneo ha avviato, sul il tema “il debito pubblico nazionale in rapporto con l’Unione Europea”.  A porre le domande quest’oggi sarà il Dr Stefano Stanzione, esperto di temi fiscali e tributari, e commercialista ; alle domande di Stefano Stanzione risponderà il Prof Canio Trione dell’Università di Bari, il quale da tempo sostiene la tesi del debito pubblico irredimibile, ripreso  da molti esperti di temi bancari e finanziari.

Stanzione: Buonasera a tutti, il tema che oggi andiamo a trattare, è un tema che sta molto a cuore al Paese visto che la situazione economica in cui ci troviamo non ci consente di affrontare il tema del debito pubblico in modo autonomo, tema che poi andremo ad ampliare con il Prof. Giordano. Chiedo quindi al Prof Trione come l’Italia con il suo debito pubblico che alla fine del 2019 era circa di 2400miliardi di euro, può trovare una via di fuga?

Trione: Sono anni che si parla di debito pubblico, è ormai diventato l’alibi a qualunque tipo di investimento. Stiamo piangendo delle vittime e stiamo lamentando un blocco nazionale proprio perché sono state bloccate le risorse per la sanità e per questo siamo molto più vulnerabili rispetto avversità che sono sotto gli occhi di tutti. Bisogna trovare una soluzione che rilanci l’economia nazionale.

Abbiamo una massa di disoccupati e un capitale sia finanziario che tecnico inutilizzato. Il PIL deve ricominciare a salire, salire a due cifre, se questo non accade vuol dire che la manovra economica è stata errata. Le potenzialità ci sono e il fatto che decine di migliaia di persone dal Sud emigrino significa che bisogna creare le condizioni che altrove ci sono e qui no, affinchè queste forze che abbiamo disponibili si trasformino in energia produttiva.

Stanzione: Ho letto la dichiarazione di Carlo Bonomi, futuro Presidente di Confindustria, il quale ha detto nella sua prima uscita: “abbiamo bisogno di una strategia di Paese a lungo termine e soprattutto di dare un supporto alle imprese, basta con le trattazioni politiche, noi non vogliamo interventi figli di contrattazioni pubbliche con i partiti”. Stando a quello che dice forse dovremmo incidere con la burocratizzazione del Paese e conseguentemente delle attività.

Trione: Questo è sicuro. Confindustria si è sempre posta normalmente al di sopra dei partiti e fuori dalla politica; di fatto questo però non è mai avvento. Oggi siamo alla fine di un’epoca e pertanto bisogna dare inizio ad una nuova politica economica con risposte al debito pubblico e non può essere una riposta di tipo economico ma di tipo finanziario. Qualcuno ha detto che bisogna aumentare le tasse per pagare il debito, ma è impossibile perché non si risponde a un problema finanziario con un aggravio economico.

Giordano: Prof Trione hai sempre sostenuto che il debito pubblico che noi abbiamo con l’Unione Europea è qualcosa che bisogna governare come se fosse un debito irredimibile. Vogliamo spiegare ai nostri ascoltatori come possiamo rendere questo debito irridibile?

Trione: Come il Prof. Savona ha detto in un incontro con tutti i parlamentari europei avvenuto due o tre anni fa, i debiti pubblici non si pagano mai, quindi sono irredimibili! Questo lo si dice sulla scorta di quanto accaduto nella storia e anche nella prospettiva attuale in cui non ci sono i mezzi per poterlo pagare, quindi bisognerebbe renderlo giuridicamente irredimibile; è necessario quindi che il creditore non riceva quei soldi. Noi abbiamo una particolarità, una porzione del nostro debito pubblico è detenuto dalla Banca Centrale Europea che lo ha sottoscritto con denari creati, quindi non danari frutto di imposizioni fiscali o generati attraverso un Pil, no, sono danari creati perché la Banca Centrale Europea è l’unica struttura che ha questo diritto.

Stanzione: Quando dici che sono soldi creati, intendi quindi che non è moneta concreta?

Trione: Sono creati nel senso digitale del termine. Non sono stampati, sono soldi non su carta filogranata ma soldi che prima non c’erano e adesso si sono creati dal nulla! Nel nostro caso sono passati dalla Banca Centrale Europea al singolo Stato, e per esso ai possessori dei titoli che li hanno comperati. La Banca Centrale che adesso ha i titoli sottoscritti, può dire questi sono irredimibili, lo deve dire, perché se cosi non fosse alla scadenza avrebbe il diritto di incassare dei soldi riscossi dalle tasse, soldi a carico dei Paesi debitori, creando così un profitto irragionevole.

Giordano: Sulla posizione del Prof Trione oggi leggiamo che ci sono anche altre dichiarazioni di esponenti di primo piano della politica economica nazionale come il Rettore della Bocconi di Milano e altri esperti spagnoli che stanno perseguendo la scia sostenuta da Trione di rendere il debito pubblico degli Stati irredimibile.

Stanzione: Ritornando con i piedi in Italia, cosa succede qui, come le banche possono aiutare le piccole e medie imprese per poter ripartire?

Trione: La soluzione del debito pubblico europeo che abbiamo commentato pocanzi renderebbe libere enormi masse di valori di finanza che possono essere utilizzate. Si comincia a sfatare quindi il mito del debito pubblico, almeno una parte, che andrebbe onorato. Parto da un dato di fatto: l’ABI ha fatto più volte degli accordi bancari con le società debitrici dicendo che è possibile sospendere la sorte capitale per un anno o sei mesi per i debiti che sono stati contratti. L’attuale Governo ha fatto un accordo nel quale prevede questo per sei mesi, introducendo un principio di diritto, cioè il debitore può sospendere la sorte capitale. Che significa questo, che la banca viene salvaguardata poiché percepisce gli interessi e il debitore sospendendo il pagamento della quota capitale può con quei soldi pagare fatture o addirittura fare nuovi investimenti. Se noi questo principio lo allarghiamo almeno a tre anni, come tra l’altro prevede la legge 190 del 14 dell’articolo 1comma 246, possiamo avere un volano creditizio enorme che sarebbe in questo momento un toccasana. Se fosse stato introdotto prima dal sistema bancario adesso non staremmo qui a parlarne, ma avremmo un sistema in grado di rispondere prontamente alla crisi che è nata; quindi lo spostamento in avanti del momento della sospensione della sorte capitale effettuata dal debitore su consenso preventivo della banca e del sistema, cioè della legge, creerebbe un polmone enorme di risorse finanziarie disponibili.

Stanzione: Per essere più chiari, poiché negli ultimi giorni è passato il messaggio dei famosi 25mila euro, messaggio mediatico poiché non è così, in proporzione è un concetto applicato da 1 a 100mila euro con una disponibilità del 25%; questo significa che se ho fatturato 100mila euro posso arrivare a 25mila se ho fatturato € 10,00 arrivo a € 2,50. Come concretamente si può spiegare quindi il tuo messaggio, cioè pagare l’interesse anziché la sorte capitale…

Trione: Chi ha un debito anziché accedere a questo tipo di pratiche, carte, attese, costi per la banca che deve valutare le singole posizioni, in automatico potrebbe fare una segnalazione alla banca in cui evidenzia: “io la sorte capitale per i prossimi sei mesi, uno o due anni non intendo pagarla” e finirebbe così. La banca ti addebita gli interessi e quindi è più contenta di prima in quanto gli interessi, anziché ridursi ogni mese, rimangono fissi e guadagna di più, cosa che in questo momento è richiesta per una tonificazione degli investimenti, potendo disporre di due o trecento miliardi di euro.

Stanzione: Rientrando nel Mezzogiorno, ti chiedo, per le risorse naturali che ha, può in questo momento uscire da questo isolamento nel quale ci troviamo?

Trione: Il Mezzogiorno in qualunque settore si applichi è eccedentario. In questo momento abbiamo risorse in eccesso, esportiamo l’energia, sia solare che eolica, esportiamo il petrolio, le persone e le competenze. Noi siamo una potenza economica ma non abbiamo rappresentanza politica ne progettualità.

Stanzione: Proprio in questa progettualità come si va a sostanziare la proposta della Macroregione del Mezzogiorno Mediterraneo?

Trione: Siamo preda di altre realtà meglio organizzate, quindi da un lato serve sapere quale strategia noi vogliamo adottare. È necessario che ci si organizzi anche dal punto di vista istituzionale formando una sintesi delle varie istituzioni al fine di crearne una più forte, più organica, una che riesca poi a portare le istanze comunemente sostenute in modo da valorizzare le risorse di cui disponiamo.

Giordano: Io credo che la tua spiegazione sia stata molto esplicita. Noi Gruppo di lavoro della Macroregione, siamo convinti che il continente Africano, il quale oggi conta circa un miliardo e duecento milioni di  persone e che nel 2050 è previsto un raddoppio della popolazione stessa, sia il continente su cui puntare avendo le spalle attaccate all’Europa. Per la posizione geografica che abbiamo credo che non ci sia nessun tema che ci possa sfuggire per poter aggredire la situazione in cui ci troviamo. Ringrazio Stefano Stanzione, Canio Trione, Stani Napolano, nonchè gli Ingg. Romano e Cucciniello che hanno consentito questo collegamento. Faremo diventare virali i contenuti di questo incontro, confidando che il nostro intervento possa aiutare il Paese, che presenta un’economia sempre più rattoppata e sfilacciata.

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