Per un convegno internazionale sulla Resistenza in Europa: l’appello di Almerico Realfonzo alle istituzioni

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In foto Almerico Realfonzo

Per un convegno sulla Resistenza in Europa: è il titolo della nota scritta da Almerico Realfonzo, di cui qui pubblichiamo un ampio stralcio: una nota, ma anche un accorato appello (che ildenaro.it fa suo) con il quale l’illustre accademico napoletano, autore di numerosi libri sulla sua esperienza partigiana in alta Italia, si rivolge alle istituzioni e agli intellettuali affinché rendano possibile l’organizzazione, nel prossimo anno, di un convegno internazionale da tenere a Napoli, Domodossola e Milano sulla resistenza al nazismo nei Paesi europei. I luoghi indicati, spiega Realfonzo, “ricordano le insurrezioni passate alla storia: Napoli, la prima grande città europea che riuscì a liberarsi, con l’insurrezione del popolo disarmato del 27-30 settembre 1943, dall’occupazione tedesca; Domodossola, sede della maggiore repubblica partigiana (durata dal 10 agosto al 23 settembre 1944); Milano, dove l’insurrezione del 25-29 aprile 1945 segnò la fine della guerra civile e del 2° conflitto mondiale col drammatico episodio di Piazzale Loreto”.


PER UN CONVEGNO SULLA RESISTENZA IN EUROPA
promosso da rappresentanze resistenziali Ossolane e Campane

Note preliminari di Almerico Realfonzo

Preambolo

Ho proposto, ricordando il Convegno napoletano dell’aprile 1944 su “L’esperimento di democrazia della Repubblica Partigiana dell’Ossola”, l’attuazione di un consesso sulla Resistenza in Europa col titolo “L’Europa della Resistenza” o meglio “La Resistenza in Europa”, fondato sulla memorie:
– delle quattro giornate di settembre 1943 nella città di Napoli, la prima in Europa dove il popolo inerme si sollevò a cacciare l’esercito tedesco con la sua efferata fama del più forte e duro nel mondo,
– dei quaranta giorni di settembre-ottobre 1944 della Repubblica partigiana dell’Ossola nelle convalli illuminate dopo tre anni di oscurità, e la continiana ’“aria esilarante della libertà, non corrotta dalla consuetudine”,
– del 25 aprile 1945 a Milano, dopo i giorni grigi dell’occupazione nazifascista della grande città divenuta inaccessibile.

Non sono uno storico, ma un memorialista che ha attinto notizie e dati dalla Grande Storia e dalle pieghe di Storia locale della Resistenza Italiana, nel dare alle stampe alcune recenti opere. Una tale circostanza mi ha, peraltro, consentito incontri con letterati e storici a costituire, gli uni e gli altri, preziose amicizie che lo scorrere del tempo ha collocato e colloca nella dimensione della memoria. E mi ha anche consentito di ricevere, oltre i miei meriti, il premio Repubblica Partigiana dell’Ossola del 2017.
Ora, la prospettiva di trattare questioni della Resistenza Europea e non solo Italiana, aggrava i miei limiti storiografici, cosicchè le presenti note non possono che considerarsi approcci di buona volontà all’amplissimo scenario del novecento nei Paesi di Europa.

Considerazioni preliminari sulla Resistenza in Europa
“Mai prima nella Storia un così grande numero di uomini “si levò volontariamente a combattere in Europa lo stesso nemico, muovendosi “per riconquistare le libertà civili e politiche e la dignità stessa dell’uomo”. La Resistenza nacque come esigenza morale, sociale e militare di opporsi ai nazisti ed ai loro alleati ed emuli che infierirono prima e durante la seconda Guerra mondiale, col genocidio di ebrei e di altre minoranze etniche, gruppi religiosi, omosessuali, prigionieri politici e bellici, dissidenti e quant’altre persone i nazistifascisti ritenevano inferiori per motivi vari e razziali, catturate con retate di massa e spedite, senza riguardo al sesso ed all’età chiuse per più giorni in carri bestiame ferroviari privi di servizi igienici e sprangati all’esterno, nei lontani campi di concentramento dove i carcerieri si accanivano sulle vittime superstiti con bestiali torture, affamandole, drogandole, sottoponendole ai più sordidi esperimenti pseudo scientifici di patologica crudeltà per poi finirne gran parte nelle camere a gas, morta ogni pietà.
Il processo di Norimberga ai criminali nazisti che ne seguì, fu uno “spartiacque non solo nella storia del Novecento, ma in quella di tutt’intera l’umanità messa al cospetto di atrocità inenarrabili”, dal momento che le responsabilità degli imputati, istigatori ed esecutori di un tale olocausto, riguardarono “dieci milioni di morti, dei quali quasi sei milioni di ebrei”. Iniziato il 20 novembre 1945 il processo si concluse con la sentenza del 30 settembre 1946, cui seguirono le esecuzioni del 16 ottobre. Da dicembre del 1946 ad aprile del 1949 ebbero poi luogo altri dodici procedimenti definiti “secondari”, conclusi con condanne a morte e lunghe pene detentive.

Una forza militare tra gli esecutori dell’olocausto

Furono le Waffen-Ss, (Squadre di sicurezza) “le unità combattenti” che “in guerra raggrupparono un milione di aderenti, che formavano una sorta di esercito sovranazionale, separato da quello ufficiale e autore di crimini efferati”. Nel conflitto e il genocidio primeggiò in violenza la Panzerdivision SS Leibstandarte “Aldolf Hitler”: calata in Italia fu impegnata in varie operazioni nel 1943 tra cui l’occupazione di Milano ma anche in un gravissimo episodio terroristico sui centri costieri del Lago Maggiore, l’uccisione di 54 ebrei tra il 15 e il 23 settembre 1943 ricostruita da Marco Nozza nel libro “Hotel Meina: la prima strage di ebrei in Italia”, pubblicato cinquant’anni dopo. Al comando della Leibstandarte all’epoca, era Josef “Sepp” Dietrich, un ufficiale che dal grado di sergente nella 1^ guerra mondiale raggiunse, con Hitler di cui fu intimo, il grado di Obergruppenfurer, corrispondente a generale di armata nella 2^ Guerra mondiale. Capo della scorta di Hitler responsabile della sua incolumità, era al comando della Leibstandarte quando partecipò alla “Notte dei lunghi coltelli” e un suo reparto entrò nella prigione di Monaco uccidendo Ernst Rohm capo delle Camicie brune (Sturmabteilungen,SA). Processato per crimini di guerra, venne condannato all’ergastolo, pena poi mutata in 25 anni di reclusione.

La Resistenza in Europa

Della Resistenza nei Paesi europei darò alcune note significative sui casi di Germania, Austria, Francia, Polonia, Russia, Jugoslavia, Albania e Grecia.
Questo stralcio tratterà sommariamente i casi di Resistenza in Germania ed Austria.

Germania

La storia della Resistenza in Germania annovera l’attentato a Hitler del 20 luglio 1944 nel Quartier Generale di Rastemburg (Wolfsschanze, Tana del lupo) ed, è da credere alla soddisfazione di Mussolini mortificato dalla resa italiana e dal disfacimento dell’esercito, che accorse da Hitler a visitare la sala riunioni dov’era esplosa la bomba che avrebbe dovuto uccidere il Fuhrer rimasto quasi incolume e invece uccise tre ufficiali e lo stenografo.
L’attentato fu ordito dal Colonnello Claus Scenk Von Staufferberg con altri congiurati, tra i quali il politico Carl Friedrich Goerdeler designato Cancelliere del Reich se Hitler fosse morto, i generali Beck, Von Treschov e Olbright. Von Staufferberg era stato incaricato di redigere un “progetto base”, per l’occupazione militare di Berlino, ma lo svolgimento dei fatti non consentì questo disegno e si concluse con i cospiratori impiccati o fucilati: la sua sorte fu, poi, l’ignominiosa fucilazione alla schiena.
La repressione vide l’impiccagione di altri congiurati appesi come bestie e coinvolse il feldmaresciallo Erwin Rommel, il più celebre soldato del conflitto, che sicuramente fu a conoscenza della congiura senza probabilmente averne presa parte, del quale non si fidava più Hitler. Il feldmaresciallo fu invitato dai generali Burgdorf e Meisel a fare un giro in automobile e durante il percorso gli fu comunicato un messaggio di Hitler “che gli lasciava la scelta tra avvelenarsi salvando la sua reputazione e la famiglia o essere tradotto a Berlino per essere processato: Rommel scelse il veleno e, dopo che il suo cadavere fu cremato per evitare l’autopsia, fu sparsa la notizia che era morto per un’embolia” e gli furono concessi i solenni funerali di stato.

Nel 1942-43 c’era già stata, in Germania, la protesta di un movimento resistenziale, La Rosa Bianca (Weisse Rose) cui afferirono i fratelli Hans e Sophie Scholl e i loro compagni Christoph Probst, Alexander Schmorell, Willi Graf, tutti studenti universitari di Monaco che avevano solo pubblicato e distribuito sei opuscoli che promuovevano la resistenza passiva al nazismo hitleriano. I fratelli Scholl furono catturati e, processati per primi e condannati, il giorno stesso furono ghigliottinati, emergendo tra tutti la forza d’animo di Sophie, torturata per quattro giorni dalla Gestapo.

Austria

L’Austria, che si sentiva parte integrante della repubblica germanica accolse con entusiasmo popolare le truppe tedesche che nel marzo 1938 l’attraversarono ad attuare l’Anschluss, l’unificazione col terzo Reich nazista perseguita dal diffuso pangermanesimo e l’antisemitismo nel paese menomato da una gravissima crisi economica e dalla disoccupazione e attuata con l’occupazione nazista dopo che Mussolini, che abbandonò non senza ragione.