Durante il periodo della ricostruzione post bellica, all’inizio della seconda metá degli anni ’50, ricevette una forte spinta a incrementarsi il pernicioso sistema della “lubrificazione” dell’apparato burocratico. Esso consisteva nell’uso abituale e disinvolto della corresponsione di una “mancia” allo statale che si stava occupando di una pratica necessaria allo svincolo di denaro statale. Lo stesso che era stato stanziato dai governi del tempo per la realizzazione di quel programma che, insieme alle risorse più che consistenti messe a disposizione dagli Usa con il Piano Marshall, avrebbe consentito di cambiare drasticamente faccia all’ Italia messa in ginocchio dalla guerra. Il comico Erminio Macario portò in scena uno spettacolo teatrale (rivista, secondo la definizione di allora) che affrontava con ironia quasi benevola il comportamento scorretto di molti dipendenti pubblici. Correvano gli anni ’60, ancora pregni dell’euforia originata dal cosiddetto Miracolo Economico. Per non dire della filmografia dell’epoca, che cucinò quel piatto in tante salse diverse. Molto simile all’atmosfera di allora è stata quella che si è venuta a creare in seguito al provvedimento a favore del comparto edilizio adottato dal penultimo governo. Esso è conosciuto dai più con l’estrema sintesi del suo contenuto, il Superbonus. Non serve ripercorrere le tappe della sua breve eppure travagliata operatività, quella che ha consentito di agire secondo le disposizioni originarie, di manica piuttosto larga. Le truffe consumate in applicazione dello stesso fanno sembrare le buste innanzi descritte alla stessa stregua della marmellata attinta dal vasetto, di nascosto, dai bambini. Si sono verificate molteplici “irregolarità” nell’attuazione di una legge varata con tante porte spalancate, tanto da essere, fin dall’ inizio, male intesa e interpretata da molti dei potenziali beneficiari. Essi la hanno considerata come un sistema comodo per far uscire dalle casse dello Stato denaro pubblico senza doverlo poi impiegare materialmente, in netto contrasto con l’ impegno da loro formalmente assunto. In effetti quella quantità di denaro pubblico veniva data ai richiedenti senza che gli stessi offrissero nessuna contropartita concreta. Che non si possa friggere con l’acqua (spendere senza soldi), è cosa arcinota ai napoletani. Gli stessi sono soliti paragonare, con ironia, alcuni comportamenti del governo attuale nel tentativo di correggere l’andazzo fuori controllo del settore edilizio Icon un fatto realmente accaduto. Esso si sarebbe verificato in danno del monastero di Santa Chiara, quello ubicato nel capoluogo campano. Vuole la vulgata partenopea che, dopo che i ladri avevano abbattuto il portone ligneo di quel pio luogo e fatto razzia di ogni ben di Dio.., le Clarisse decidessero di far montare finalmente le porte nuove, questa volta di ferro. Fuor di metafora, il danno erariale a seguito dell’introduzione del superbond c’è stato e di dimensioni cospicue. Peraltro, se non completamente irrecuperabile, poco manca che quel decreto in corso di approvazione perché possa essere ufficialmente dichiarato tale. Succede così che l’esecutivo in carica abbia deciso di correggere il tiro con una variazione sostanziale delle condizioni contenute nel testo originale. Senza nemmeno prendere in considerazione gli aspetti tecnici del problema, una reazione di massima dei potenziali beneficiari che potrebbero adire ai benefici del nuovo provvedimento è stata un’alzata di mani. La stessa che si è subito trasformata in una levata di scudi perché il suo contenuto diventerà in pratica quasi impossibile da poter essere attivato in concreto. È evidente che, tra chi resterá coinvolto da questa specie di Tsunami, ci siano anche le imprese di costruzione e l’indotto che gira intorno a esse. Per non parlare dell’occupazione generata dai soggetti appena accennati, con i seri pericoli per il mantenimento dei posti di lavoro che essi potrebbero genererare. Quando si dice che il rimedio puo risultare peggiore del male! Per ora si è assistito solo a comportamenti a caldo e a rimostranze pressoché simili a rampogne o poco più. Già dalla prossima settimana sarà più che probabile che nei palazzi romani e anche in quelli periferici qualcuno comincerà a alzare la voce. Allora sarà chiaro ai più che il problema socioeconomico italiano non è solo quello causato della dipendenza energetica e dell’incremento eccezionale del costo della stessa che ne consegue.
Senza contare che gli impegni già assunti dal governo a fronte di eventi negativi che si stanno verificando per lo più oltre confine, da soli rendono difficile la vita a chi ha in mano i cordoni della borsa del Paese. La conclusione è sempre rispondente a quanto si diceva già nella Roma imperiale: nessuno può servire due padroni. Aggiungendo oggi: figurarsi se il loro numero è superiore.