Partenope? Indolente e meravigliosa. Gino Rivieccio tra palco e realtà

Gino Rivieccio nuovamente protagonista sul palcoscenico del Teatro Diana, da lui più volte affettuosamente definito “casa sua” con lo spettacolo “Io e Napoli” conFiorella CalogeroAntonello Cascone al pianoforte e la regia di Giancarlo Drillo

Gino Rivieccio, questo lavoro è un atto d’amore alla sua città?
È vero; l’ho già fatto in passato, mettendo in scena “La Pazienza differenziata” ma si trattava di uno spettacolo legato in particolare alla pazienza dei napoletani , al gravissimo problema dei rifiuti di circa 7 anni fa. Mi mancava di raccontarmi e raccontare Napoli attraverso la mia voce e le mie riflessioni. “Io e Napoli” è un live show totalmente napoletano dove canto, recito, ballo, interpreto Napoli, la fotografo, proponendone un’immagine pulita, idilliaca, quella di cui oggi hanno bisogno tutti i suoi cittadini, allontanandomi dal cliché nefasto e ricorrente soprattutto degli ultimi tempi di individuarla come una comunità aggressiva, pericolosa da vivere. Intendiamoci, il mio non vuol essere uno spettacolo oleografico, ma una maniera di rappresentare e di celebrare Napoli come un luogo fulgido di grande storia e di tradizioni, non mancando di fare qualche accenno anche alle sue grandi contraddizioni ed alle sue oggettive difficoltà di vivibilità.

Per esempio?
Non una, ma tante cose non vanno; io credo che se identificassimo Napoli come una scolara, il giudizio di un insegnante sarebbe: “E’ un’alunna, intelligente, ma svogliata; potrebbe fare di più!” Noi napoletani dobbiamo rimboccarci le maniche e darci da fare, abbandonando il fatalismo spesso molto dannoso, insomma bisogna cominciare ad essere reattivi in maniera concreta.

Quali strumenti suggerisce?
Dobbiamo allontanare tutti i cittadini che non hanno il senso civico della città, che non la rispettano e cominciare a denunciare le cattive azioni, a partire da una carta straccia buttata a terra e poi bisogna eleggere i rappresentanti giusti che sappiano governare. Si è appena aperta la campagna elettorale per le nuove “amministrative” comunali, come diceva Paolo Borsellino “I cambiamenti si fanno in una cabina elettorale con una matita”. Se l’attuale sindaco De Magistris ha lavorato bene, allora è giusto che gli venga rinnovata la fiducia; altrimenti bisogna cambiare. Nel mio spettacolo non faccio propaganda politica ma racconto solo verità oggettive. Per fortuna siamo ancora in democrazia ed è assolutamente lecito che ognuno di noi possa esprimere liberamente le proprie opinioni.

Artista a 360 gradi; in questo periodo è anche impegnato sul set.
Sì, sto girando una partecipazione straordinaria in un film di Corrado Taranto, nipote del grande Nino, mio maestro dal titolo “Che fine ha fatto il Papa”. Ho accettato perché mi è piaciuta molto la trama che narra del rapimento del Papa avvenuto quando il Pontefice venne in visita a Caserta; nel finale viene trasmesso un grande messaggio di pace. Io interpreto il ruolo di un commissario di polizia che deve indagare sul fatto, scoprendo poi alla fine che l’autore del rapimento non chiede denaro come riscatto ma ben altro. I protagonisti sono Carlo Croccolo quasi novantenne che impersona magistralmente il ruolo di un cardinale e Carlo Taranto.

Gino Rivieccio; un avvocato mancato “prestato” allo spettacolo.
Mi sono laureato in giurisprudenza per accontentare i miei genitori ma ho sempre sognato di fare l’attore. Sono un comico di parola non di “mala parola”, come scrisse di me un giornalista romano. Io mi sono formato artisticamente alla scuola di Luisa Conte, Pietro De Vico, Nino Taranto che mi hanno trasmesso che si può fare ridere il pubblico senza cadere nella volgarità. Oggi purtroppo c’è molta improvvisazione, tutti vogliono fare teatro, si passa con estrema disinvoltura dai pub ed i cabaret ai palcoscenico che invece è una cosa seria.

Nel suo futuro?
Ho in cantiere una commedia dal titolo “Camera con crimini”, tratto da un lavoro americano, che porterò in scena il prossimo febbraio; nella compagnia figurano Enrico Beruschi e Justine Mattera, Si tratta di una classica pochade, molto fluida, leggera divisa in due tempi: nel primo, c’è una donna che decide di ammazzare il marito con l’aiuto dell’amante mentre nella seconda parte la stessa donna decide di ammazzare l’amante con l’aiuto del marito.