Nel mondo ibrido, tra fisicità e virtualità, è aspro il conflitto cognitivo tra gli innovatori incrementali (vedi la precedente puntata del nostro dizionario) e gli innovatori dirompenti, perturbatori visionari che rivoluzionano i modelli di consumo e gli stili di vita. A differenza dei primi, per i secondi le più belle armonie sono costruite con le dissonanze, come pare ebbe a dire il drammaturgo francese Romain Rolland (1866-1944).
Perturbatore
È un dissacratore e visionario che vede nella coppia I&R (Incrementalismo e Ritorno sugli investimenti, cioè l’indice di redditività del capitale investito) il peggior nemico dell’innovazione. Come diceva Andy Grove (1936-2016), co-fondatore di Intel, “Qual è il mio ROI sull’e-commerce? Sei pazzo? Questo è Colombo nel Nuovo Mondo. Qual era il suo ROI”?
Il perturbatore trova il tempo per abbandonare i sentieri rischiosi delle previsioni, battuti portandosi dietro il proprio bagaglio cognitivo, e imboccare, privo di un siffatto bagaglio, percorsi disseminati di incertezze.
Sperimentatore ostinato ed eterodosso nell’affrontare gli intoppi che presenta il cammino, il perturbatore calcola il tempo misurando a spanne l’ampiezza della finestra aperta su un paesaggio variato e discontinuo che fa intravedere opportunità stravolgenti ai margini di un precipizio. Bastano pochi perturbatori ad imprimere una forte spinta agli eventi umani affinché essi possano accadere in modo repentino, segnando così il destino – l’inevitabile decadenza – degli incrementalisti.
È la foresta che si rigenera con piccoli e nuovi alberi l’habitat culturale di questo dissacratore. Mentre nel corso degli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso gli incrementalisti osservavano nella foresta i già alti e sempre più rigogliosi alberi del miracolo economico giapponese, nei loro garage gli sconosciuti Jobs e Wozniak (Apple) , Bill Gates (Microsoft), Michael Dell (Dell Technologies), Larry Ellison (Oracle) e altri assembravano i semi delle nuove e originali piante che gli incrementalisti avrebbero inizialmente denigrato col nomignolo di “giocattoli per bambini”.