Parole dell’innovazione, l’economia della condivisione

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Le parole dell’innovazione corrono nello spazio collaborativo del web dove, come annotava il suo ideatore, Tim Berners-Lee, tutti possono comunicare mediante lo scambio e la condivisione di informazioni. L’economia della condivisione ha messo in moto un processo di democratizzazione dei consumi e della produzione. Un crescente numero di consumatori condivide beni e servizi con gli altri membri della comunità cui è associato.

Condivisione
Da quando la grande ragnatela mondiale internettiana con le sue tecnologie che crescono esponenzialmente – nella rete si raddoppia la velocità di corsa ad ogni falcata (2, 4, 8), anziché procedere un passo per volta (1, 2, 3) – ha abbattuto i confini geografici e le barriere informative, l’ubiquità della connettività sta rivoluzionando i canali di partecipazione agli scambi. Ciascuno di noi si può collegare con tutti e tutti con tutte le cose. Nasce così l’economia on-demand e l’economia della condivisione. Posso avvalermi a costi contenuti delle lezioni di un professore e del trasporto di un tassista senza passare attraverso l’università e la compagnia dei tassisti. Posso comprare un libro dal suo autore e produrre a casa l’oggetto che mi serve al momento. E lo stesso può dirsi per un numero crescente di prodotti e servizi. Si sta aprendo di fronte a noi un vasto campo di opportunità per interazioni uno-a-uno tra consumatore e produttore che vicendevolmente si scambiano di ruolo.

Prosumer
Il consumatore cambia natura: è sia produttore che consumatore di ciò che produce e scambia con gli altri. Ciò che è diviso nella rappresentanza sindacale – la persona come produttore e la stessa in veste di consumatore – l’economia della condivisione lo unisce nella figura del prosumer. E ciò che la tecnologia divide – ciascuno di noi che la tecnologia premia aumentando il suo potere d’acquisto grazie a beni e servizi sempre meno costosi e che la stessa punisce tagliando con le forbici dell’intelligenza artificiale posti di lavoro e salari – l’economia della condivisione riunifica nella persona del prosumer.

Strade sociali
L’innovazione ha disegnato dal nulla un percorso: quello dei nuovi legami sociali che s’intrecciano sostituendo la proprietà con la condivisione di beni e servizi tra gli abitanti di una via. Ciò a dimostrazione che l’innovazione, anche quella sociale, è uno sport di contatto il cui tifo si diffonde rapidamente da una parte all’altra del corpo sociale.
Nel centro storico di Bologna, in via Fondazza, concepito da Federico Bastiani, è sorto il movimento delle strade sociali. L’impiego di tecnologie digitali – nel 2013 Bastiani crea una pagina Facebook chiamata «Residenti di Via Fondazza, Bologna» – rende più conveniente la collaborazione. L’immaginazione di tanti individui si fonda con la volontà di fare cose insieme ad altri più grandi di quelle che si potrebbero fare da soli. Le strade sociali danno risposte immediate, di prossimità, al benessere dei cittadini. Ai loro abitanti si offre l’opportunità di ricorrere a capacità altrimenti inutilizzate e a risorse inattive. La triplice elica della collaborazione di vicinato, della rivoluzione digitale e dei network sociali accende il motore dei consumi collettivi, contribuendo almeno parzialmente a compensare la diminuzione di quelli individuali.
Nel 2016, erano già più di 360 le strade sociali in Italia; una trentina all’estero.

piero.formica@gmail.com