Parole dell’innovazione, la nuova élite delle tecnologie creative

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‘Millennial’ è una delle parole dell’innovazione che si scrivono nella lingua della cultura che le ha inventate. L’inglese nelle sue variegate forme è entrata prepotentemente nei vocabolari di tutti il mondo. L’amore per il latino e poi per l’italiano hanno ceduto il primato alla predilezione per l’inglese nell’età corrente variamente definita: digitale, della conoscenza, dell’irragionevolezza… Eppure, il revival del latino è stato annunciato da The Economist il 27 luglio 2013: “A dead language is alive and kicking online and on the airwaves” (Una lingua morta è viva e corre online e sulle onde radio). Da dove trae nuova vitalità quella che fu lingua universale? Tra le diverse forze in gioco a favore di quest’inedito ‘Latin Lover’, c’è l’immaginazione. Confrontarsi con il latino o altre lingue morte vuol dire innescare un processo culturale che ci riporta alle origini della civiltà. Affiorano così alla memoria simboli, metafore e concetti che sono il bagaglio della nostra conoscenza tacita. È da qui che l’immaginazione trae linfa vitale, allargando i suoi orizzonti tanto da essere indotti a interagire con altri che sono portatori di culture diverse dalla nostra. Immersi nelle tecnologie digitale, ci rendiamo conto che la tecnologia da sola non basta e noi da soli possiamo fare poco. Come auspicava Steve Jobs, siamo pronti ad avviare un processo d’apprendimento per coniugare la tecnologia con le arti liberali, i tecnologi con gli umanisti.

Millennial
Quelli della ‘Generazione delle Meraviglie’ o ‘Generazione Y’, i nati tra l’inizio degli anni Ottanta del Novecento e i primi anni del secolo attuale. Hanno preceduto i Millennial tre generazioni importanti e diverse. In primo luogo, la generazione ‘silenziosa’ dei lavoratori e dei tecnici nati tra il 1925 e il 1945 che, in assenza di rumori mediatici, si rimboccarono le maniche delle camicie e contribuirono alla ricostruzione del dopoguerra, soprattutto nell’Europa occidentale. Vennero poi i ‘baby boomers’, figli del cosiddetto miracolo economico, nati tra il 1945 e il 1964: sono stati, prima di tutto, una generazione di manager. La terza generazione, la ‘Generazione X’, all’incirca i nati tra il 1960 e il 1980, ha prodotto la prima leva di imprenditori della nuova economia. Si tratta di persone istruite, altamente motivate a sfruttare le conoscenze acquisite all’università, disposte a cambiare lavoro frequentemente per arricchire il proprio portafoglio personale di competenze ed esperienze.
I Millennial hanno scoperto i semi dell’imprenditorialità nelle fessure tra racconti digitali, romanzi adolescenziali e storie d’amore ingenue. Da bambini giocavano e si istruivano da soli sul computer, la console per videogiochi e i telefoni cellulari. Possiamo definirli i ‘digerati’ del Worldwide Web: la nuova élite delle tecnologie creative, futuri imprenditori seriali e nomadi della conoscenza. Se la generazione X è stata prolifica nell’avviare progetti imprenditoriali – quattro su cinque fondatori di nuove imprese negli Stati Uniti sono riconducibili a questa generazione – la generazione Y pare aver fatto in età più precoce il suo ingresso nell’arena dei creatori di imprese.
Gli atteggiamenti dei Millennial contraddicono il pessimismo dei conservatori, per i quali l’equilibrio tra vita economica e vita sociale rende troppo precario intraprendere esperimenti rivoluzionari.

piero.formica@gmail.com