Parole dell’innovazione, ignoranza primo passo della scoperta

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Ci sono parole messe in ombra da altre. Così, l’apprendimento è comunemente visto come la cenerentola dell’insegnamento. Ci sono parole che destano vergogna. Così per l’ignoranza. Eppure, non mancano le opportunità per osservare l’ignoranza da altre prospettive. Nel suo programma “On Ignorance”, il giornalista della BBC Mark Tully ha invitato gli ascoltatori ad accettare l’ignoranza come primo passo in un viaggio di scoperta, prendendo la sua guida dal ben noto pensiero di Socrate che: “L’unica vera saggezza è quella di non sapere nulla”.

Apprendimento
L’apprendimento prepara la mente a formulare domande anziché a dare risposte; a coltivare questioni astruse che svelano sentieri inediti da percorrere.
Nell’apprendimento l’attore principale è lo sperimentatore che entra con bagaglio leggero, non appesantito dalla conoscenza accumulata, nella sala da ballo dove danzano il can-can le domande che non si conoscono, come scrive Mark Forsyth nel suo “L’ignoto ignoto”, edito da Laterza.
Ai primi del Novecento, lo scrittore italiano Giovanni Papini (1881-1956) si esprimeva contro la scuola che “non inventa le conoscenze ma si vanta di trasmetterle”, e spostava l’enfasi dall’insegnamento che porta gli studenti a dare risposte corrette all’apprendimento nei laboratori di sperimentazione dove poter sollevare, studenti e maestri insieme, interrogativi inespressi e inediti, oltre che imparare dagli errori.

Ignoranza creativa
È quella che si apprende, che è genuina, che è consapevole, intenzionale e determinata. Insomma, che è creativa.
È lunga la fila dei pensatori che nel corso dei secoli si sono cimentati con l’ignoranza creativa. Socrate (470 a.C./469 a.C. – Atene, 399 a.C.) parlava di decisioni creative. Sant’Agostino prima e Nicolò Cusano (1401-1464) poi si soffermarono sull’ignoranza appresa, imparata. Johann Gottlieb Fichte (1762-1814) a cavallo del Settecento e dell’Ottocento scriveva che il non sapere è un viaggio infinito. Il riformatore dell’istruzione negli Usa, John Dewey (1859-1952) dette valore all’ignoranza genuina. Hans Magnus Enzensberger, tra i grandi pensatori del Novecento, sostiene che l’ignoranza creativa si deve a gesti di rifiuto. Stuart Firestein, con cattedra nel dipartimento di scienze biologiche alla Columbia University, ha scritto un libro il cui titolo è “Ignorance”, ed è titolare di un corso sull’ignoranza. Firestein dice ai suoi studenti, “Abbiate la capacità negativa di abitare nel mistero e nello sconosciuto”.

piero.formica@gmail.com