Le parole dell’innovazione nascono e s’incrociano tra di loro nello spazio-tempo. Danno loro vita, e ne accelerano la diffusione, i protagonisti di cambiamenti rivoluzionari.
Spazio-tempo
Guidati dalle mente e muovendoci nello spazio sociale (sia fisico e/o virtuale) in cui viviamo, da un lato raccogliamo costrutti mentali stratificatisi nel corso delle passate innovazioni e, per un altro verso, iniziamo un viaggio nel tempo alla scoperta di novità – i mattoni di nuovi costrutti. Lo spazio non porta al polso un orologio che si chiama innovazione, ma è innovazione. Spazio e tempo possono cambiare. Come dire che non c’è né spazio né tempo assoluto. A scala umana, l’innovazione non è newtoniana bensì einstaniana. Non c’è modo di trattare separatamente spazio e tempo dell’innovazione; essi sono interdipendenti. Insomma, sono la stessa cosa che porta il nome di ‘spazio-tempo’ dell’innovazione.
Crescita della conoscenza
La crescita della conoscenza è un processo d’allargamento e approfondimento che accade nello spazio-tempo con aspetti epidemiologici notevoli.
Osserviamo tre grandi protagonisti di cambiamenti rivoluzionari: Harrison nello Yorkshire, Arkwright tra il Debyshire, il Lancashire e il Nottinghamshire, e Watt nell’’East-Central Scotland.
John Harrison (1693-1776) era un falegname appassionato della meccanica degli orologi di cui si occupava nel tempo libero.
Richard Arkwright (1732-1792), inizia a lavorare come barbiere e fabbricante di parrucche, ma mostra grande interesse per le macchine di filatura e cardatura atte a trasformare il cotone grezzo in filo.
James Watt (1736-1819), costruttore di strumenti presso l’Università di Glasgow, si era appassionato alla tecnologia dei motori a vapore.
Tre personalità dallo spiccato senso pratico, accomunate dalla passione per la scoperta di sentieri nuovi da battere. Il loro agire creò una scorciatoia che permise all’innovazione di viaggiare più velocemente da un punto a un altro. Nei quattordici anni tra il 1761 e il 1775, il cronometro marittimo di Harrison (testato con successo nel 1761), il brevetto del primo filatoio automatico di Arkwright (1769) e lo sviluppo della macchina a vapore di Watt (1763-1775) contribuirono a mutare configurazioni e prestazioni di industrie portanti del tempo, e dischiusero le porte a quel fenomeno che si vuole sia stato per primo l’economista francese Adolphe Blanqui (1798-1854), poi seguito dallo storico ed economista inglese Arnold Toynbee (1852-1883), a dare il nome di Rivoluzione Industriale.