Paolo Mameli (Intesa Sanpaolo): Vola a sorpresa la produzione industriale

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Di seguito il commento di Paolo Mameli, senior economist direzione centrale studi e ricerche di Intesa Sanpaolo, sulla produzione industriale
 
“La produzione industriale è cresciuta a sorpresa a dicembre, di ben l’1,4% m/m dopo lo 0,8% m/m (rivisto al rialzo di un decimo) di novembre. Il dato ha sorpreso decisamente verso l’alto, visto che la nostra aspettativa (e quella di consenso) era per una lieve flessione.
Su base annua, la produzione è accelerata a 6,6%, dopo il 3,3% di novembre (in termini corretti per i giorni lavorativi, che sono stati 20 contro i 21 di dicembre 2015). Si tratta di un massimo da agosto del 2011. Nell’intero 2016, l’output (rettificato per gli effetti di calendario) è cresciuto dell’1,6% (dall’1,1% del 2015).
Anche lo spaccato per raggruppamenti principali di industrie è confortante, in quanto l’aumento è diffuso (beni di consumo: +1,5%, beni intermedi +2%, beni di investimento +1,2% m/m) e, al contrario che nei mesi scorsi, non è trainato dall’energia (che continua a crescere come avvenuto negli ultimi sei mesi, ma a un ritmo pari alla metà di quello dell’indice generale: +0,7% m/m).
Inoltre, la ripresa dell’attività produttiva appare decisamente più diffusa: dei 13 settori manifatturieri (e dei 15 totali), solo 2 restano in calo tendenziale (su base corretta per gli effetti di calendario); erano ben 6 a novembre. Si tratta di tessile e abbigliamento (-4,1% a/a) e coke e prodotti petroliferi raffinati (-0,6% a/a; peraltro, il comparto ha un peso assai ridotto sul totale, appena l’1,9%). Ben quattro settori mostrano un incremento su base annua a due cifre: mezzi di trasporto (+12,2% a/a), computer, elettronica e ottica (+11,9% a/a) e metalli di base (+10,8% a/a), nonché, al di fuori del manifatturiero, la fornitura di energia (+14,9% a/a).
In sintesi, il dato è risultato decisamente migliore del previsto. La correzione per i giorni lavorativi potrebbe aver avuto un ruolo, tenuto conto del fatto che la distribuzione delle festività e semi- festività di fine mese (cadute tutte nel fine settimana) potrebbe aver giocato in senso positivo. In tal senso, ci si può aspettare una correzione a gennaio, quando la ripresa delle attività produttive per molte aziende è avvenuta il 9 del mese, ovverosia più tardi rispetto a quanto avviene in media nel primo mese dell’anno. È possibile poi a febbraio, a nostro avviso, una nuova crescita dell’attività.
In ogni caso, al di là della volatilità su base mensile (sempre particolarmente accentuata nel bimestre dicembre-gennaio), l’output è aumentato di ben l’1,3% t/t nell’intero ultimo trimestre dell’anno, ovverosia non lontano dall’1,5% t/t dei mesi estivi, che rappresentava un record da oltre sei anni. In altri termini, l’industria (al netto delle costruzioni) potrebbe aver contribuito al valore aggiunto per circa due decimi anche nei mesi autunnali.
Ciò segnala rischi verso l’alto per il dato sul PIL di fine 2016 in uscita martedì 14: l’intervallo di stima è ora tra 0,2% e 0,3% t/t. Nel caso in cui il PIL aumentasse di 0,3% t/t come nel trimestre precedente, il 2016 chiuderebbe con una crescita dell’1%, al di sopra sia della nostra più recente previsione (0,9%) sia, ancor più, delle stime governative (0,8%).
Inoltre, il dato crea un effetto statistico positivo per il 1° trimestre del nuovo anno: la crescita acquisita della produzione industriale (assumendo una stabilità nei primi mesi del 2017) è pari a 1,2% t/t. Noi riteniamo che il consuntivo del trimestre sarà meno brillante, in quanto ci attendiamo come detto una correzione a gennaio. Tuttavia, anche il 1° trimestre potrebbe far segnare una crescita del PIL di almeno 0,2% t/t. In altri termini, sono in calo i rischi al ribasso sulla nostra stima di un PIL in crescita dell’1% nel 2017 (più ottimistica di quella di consenso, pari a 0,7%).
In questa fase, a favorire il recupero dell’attività produttiva nell’industria è soprattutto il rimbalzo in corso del commercio mondiale. In particolare, l’export verso i Paesi extra-UE, che aveva frenato la crescita negli ultimi due anni, è ora in netta ripresa. È già tornato in positivo il contributo delle vendite verso Stati Uniti, Cina e America Latina, e nostro avviso è solo questione di tempo perché si possa vedere un apporto positivo anche da Russia e Paesi OPEC.
Tutto ciò è coerente con la nostra idea che la ripresa italiana possa continuare a una velocità di crociera di circa l’1% per l’orizzonte prevedibile, e che in prospettiva, rispetto al recente passato, essa possa essere sostenuta più da investimenti ed export e meno dai consumi domestici (sinora pressoché l’unico motore di crescita)”.