Pandemia e guerra, la tempesta perfetta

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in foto Vladimir Putin

Una concentrazione di eventi negativi come quella che da tre anni sta attanagliando il mondo, poche altre volte si è presentata all’umanità nel corso dei secoli. Tanto si desume dalle testimonianze storiche dirette e indirette e si ha fondato motivo di credere che, nell’ultimo triennio, tutte le forze della natura abbiano iniziato a vuotare il sacco. Questa è l’espressione usata in campagna per commentare eventi atmosferici estremi, che corrisponde a quella cattolica: “si sta scatenando l’ira di Dio”. La situazione generale, fino all’ inizio della pandemia, non faceva fare salti di gioia ma neppure fare scongiuri o invoglare a ricorrere agli esorcisti. I danni provocati dalla famiglia dei coronavirus sono più che ingenti anche in termini economici oltre che di perdita di vite umane: la ricchezza che si è riuscita a creare a livello globale nell’ultimo periodo è di gran lunga inferiore a quella andata contemporaneamente distrutta e, ciò che più preoccupa, è che l’invasione di quei virus non accenna a togliere l’ assedio. Si aggiunga che, da due anni, quella che era stata millantata da Putin e I suoi apprendisti zar fuori tempo utile come un’ operazione militare speciale – giocare con le parole è una caratteristica peculiare di quella associazione di conclamata inaffidabilità – si è rivelata subito una vera e propria invasione dell’ Ucraina, meglio è definirla verosimilmente conflitto contro la stessa. Non fermandosi in quei confini territoriali, essa è dilagata come guerra economica nei confronti dell’Europa e dell’Occidente in generale. Il prosieguo è cronaca e al punto di estrema precarietà in cui è arrivato il mondo è necessario tirare un respiro profondo e riflettere dopo aver tenuto per un pò la testa nel frigo. Ciò in quanto oramai sono tante le dicerie dell’untore che, in buona fede o meno, vengono fatte circolare soprattutto in Italia. Succede così che si identificano congiure totalmente improbabili il cui leitmotiv è che tutti i capi di stato coinvolti nella contrapposizione a Putin sono solo le teste di legno di “chi sta dietro”. Sarebbe questi, secondo la schiera di sedicenti politologi della porta accanto che si sta ampliando di giorno in giorno, il fantomatico Grande Vecchio. Comparso nella mente di complottisti suoi assertori da più di mezzo secolo, non si decide a tirare le cuoia o quantomeno a andare in pensione. Con il vento che tira, nella seconda ipotesi, diventerebbe emerito come il Papa che ha ceduto il posto a Francesco e tutti vivrebbero felici e contenti. La perplessità di chi appena si sofferma con un minimo di spirito critico a fare valutazioni dello spessore di quelle che fanno sul bus gli Amici del bel canto in trasferta, non dovrebbe durare più di un attimo. Ancora una volta un conflitto, come accade dall’alba dei tempi, è scoppiato per motivi di interesse, per essere più espliciti per la rincorsa del potere, quindi per soli interessi materiali. A nulla vale da parte di chi fa il primo passo, anzi spara il primo colpo, addurre moventi di altro genere. Tutti i salmi finiscono in gloria e tutte le diatribe di cui è piena la storia sono riconducibili a interessi economici, quantificabili in biglietti di banca. Se esiste qualcosa che possa ricordare da lontano un Eminenza Grigia, questa è il mondo della finanza. Non l’auri sacra fames della cui legittimità si discuteva già nella Roma imperiale, bensì la brama dell’ egemonia e del potere. Beninteso che l’argomento ha seguito lo sviluppo delle varie civiltà e che il desiderio di conquista è una caratteristica dell’animo umano. La stessa che, se non ha offerto spunti di dibattito quando si sia trattato di res nullius, ha trovato molte limitazioni in quasi tutte le culture e le religioni. A titolo di esempio, indicativo e non esaustivo, basti citare per le prime uno dei principi fondamentali del diritto romano, il neminem ledere, cioè che il diritto di ciascuno finisce dove inizia quello di un altro. Per le seconde uno dei pilastri del cattolicesimo, non fare agli altri ciò che non vorresti che questi facessero a te. La realtà e stata e è tutt’ora ben diversa e come tale va gestita. Nel caso in specie il comportamento del Cremlino é apparso da subito dopo il dislocamento di buona parte dell’Armata Rossa al confine ucraino come un preciso segnale all’ Europa e all’ Occidente che l’orso delle steppe era uscito dal lungo letargo iniziato con la fine dell’Urss e era intenzionato a rifarsi del tempo perduto. Con le ultime mosse, Putin e la sua triste brigata hanno fatto capire che il freddo tra est e ovest durerà a lungo e le conseguenze sono già sotto gli occhi di tutti. Comunque arriverà il disgelo, come quello che si verificò dopo la morte di Stalin. Sarà istituito un tavolo di trattative, dove e quando non è neppure ipotizzabile. Vuole un vecchio detto del villaggio che chi rompe paga e i cocci restano suoi. Con l’augurio che anche per la situazione attuale l’ esito sarà di tal genere. Per non crearsi facili illusioni, al momento é bene rimanere concentrati sul da farsi quotidiano che è già tanto. Per il resto, chi vivrà vedrà.