Paidéia e nativi digitali La lezione di Zambrano

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A cura di Maria Elena Viscardi Oggi l’educatore sta solo davanti alla sua immensa responsabilità e deve difendersi dalle accuse di vivere in un mondo A cura di Maria Elena Viscardi Oggi l’educatore sta solo davanti alla sua immensa responsabilità e deve difendersi dalle accuse di vivere in un mondo chiuso per specialisti, incapace di produrre conoscenze ed applicazioni che servano al di fuori della ristretta cerchia dei professori. Maria Zambrano, intellettuale spagnola degli anni Trenta, afferma che “nessuno può negare né disconoscere la stretta relazione tra il pensiero filosofico e l’azione educativa”. Bisogna abbandonare la filosofia “castello di ragioni, muraglia chiusa del pensiero di fronte al vuoto” per una filosofia vivente, in cui Uomo e realtà siano totalmente salvaguardati. Con queste convinzioni scrive “Per l’amore e per la libertà” in cui tratta del rapporto tra le generazioni. Scartando la filosofia della crisi, prende come riferimento la paidèia dell’antico mondo greco, consapevole che l’obiettivo del filosofo antico era formare gli animi piuttosto che informarli con linguaggio specialistico. La filosofia di Socrate o di Platone era già in se stessa educativa, era esercizio spirituale e esistenziale in quanto scelta di vita che esigeva una metamorfosi del sé. L’educazione non sarebbe né necessaria né possibile se l’uomo nascesse come il resto degli esseri viventi del pianeta e si sviluppasse per opera e grazia di madre natura. L’uomo ha bisogno di crescere nella cura, cosa che esige conoscenza e tecnica adeguate. L’uomo è un essere per il quale è congenito l’andare, il marciare verso; ci si domanda dove stiamo conducendo le nuove generazioni? Se è vero che la generazione dei “nativi digitali” pensa, scrive e legge in maniera diversa dalle precedenti, è anche vero che l’adolescenza è una linea d’ombra che tutti abbiamo attraversato e dalla quale sovente noi adulti prendiamo le distanze classificando, categorizzando il mondo dei giovani, dimentichi di quella che è stata la stagione più complicata della vita. Educare significa consentire al giovane di trascendersi, di oltrepassarsi e guidarlo a vivere responsabilmente nel suo cammino attraverso il tempo. È il soggetto che s’impegna a raccogliere il proprio passato per proiettarlo verso il futuro, trascendendosi. Il mondo adulto angoscia le nuove generazioni con dati statistici allarmanti e quotidianamente ribadisce che non c’è prospettiva, non c’è lavoro. Ma così faendo defraudiamo i giovani della loro libertà e delle loro speranze di cambiamento.  

Maria Elena Viscardi