I fallimenti di imprese, in Campania, aumentano del 16,3 per cento in un anno. A fine 2014 le aziende che chiudono i battenti, nella principale regione del Sud, sono 1318 contro I fallimenti di imprese, in Campania, aumentano del 16,3 per cento in un anno. A fine 2014 le aziende che chiudono i battenti, nella principale regione del Sud, sono 1318 contro le 1133 del 2013. Il dato della Campania è superiore alla media nazionale, più 10,7 per cento in un anno, e a quella meridionale, più 12,6 per cento nello stesso periodo. Nel Mezzogiorno, però, due regioni registrano performance peggiori: Basilicata (più 21,6 per cento) e Puglia (più 21,5 per cento). La Campania, però, risulta essere l’area geografica del Paese che perde più occupati, a causa dei fallimenti, negli ultimi cinque anni. Tra 2008 e 2014, infatti, i posti di lavoro svaniti nel nulla sono 73mila 230. Nessuno fa peggio al Sud mentre in Italia tre regioni fanno i conti con numeri più allarmanti: si tratta di Lombardia, che perde 220mila occupati, Lazio (107mila) e Veneto (88mila). I dati emergono dall’Osservatorio di Cerved su fallimenti e altre procedure. Risulta, dall’indagine, che in Campania come nel resto d’Italia la causa principale di chiusura è la liquidazione, seguita dal fallimento e da altre forme procedurali. A subire gli effetti della crisi, più di tutte le altre, sono le società di capitali, seguite da quelle costituite sotto varie forme. Chiudono questa graduatoria le società di persone. I macro settori più penalizzati sono, nell’ordine, servizi, costruzioni e industria. Entrando nel dettaglio risulta, dall’indagine di Cerved riassunta nell’Osservatorio, che nello specifico a registrare un aumento dei fallimenti, nel 2014, sono comparti come distribuzione, meccanica, servizi non finanziari e sistema moda.