“Graphos” è l’unità minima di qualsiasi scrittura. Indica il segno che precede ed innerva ogni linguaggio e lo incide, lasciandogli la sua impronta, il suo carattere peculiare. Se ne legge e riconosce lo stile, ad esempio, nell’azione dei writers che con l’urban art danno vita spesso ad un’originale forma estetica in grado di ridisegnare l’orizzonte figurativo delle nostre città. Ma l’abitudine a conservare panorami visivi che reinventano e raccontano memorie e mutamenti dei luoghi non è diversa dall’arte delle sette note quando restituisce sogni di celluloide o istanti d’indimenticabili sequenze teatrali. Si può narrare anche con la musica. Almeno secondo uno tra i più interessanti compositori per la scena, la tv (è stato autore di differenti musiche Rai ) e il cinema dello spettacolo italiano, ovvero Claudio Rovagna. L’ esperto artista romano di sound design e drammaturgia sonora, già vincitore del bando IMAIE NUOVE PRODUZIONI, ha lanciato “Graffiti” progetto discografico volto a comprendere originali paesaggi ritmici e splendidi brani che raccolgono venti anni di lavoro. Dagli avvolgenti affreschi jazz tipici dei gangster movie alle atmosfere capaci di catapultare da un’epoca all’altra, sino a rimembranze fonetiche e accenti contemporanei. Sono segni, tracce, colori e generi differenti, originali e suggestivi arrangiamenti, orme e indizi che testimoniano il loro passaggio, trasformandosi in impressioni decise sulla “creta” del tempo che scorre. -In questa maniera- spiega Rovagna, la partitura di suoni si trasforma in una storia da ricordare, risacca d’esistenza che resta, anche se passa. Anche per questo il CD di “Graffiti” è dedicato ad alcuni musicisti del suo collettivo “CLARO” come Sergio Gribanovsky, Giovanni Mazzeo, Walter Gonini. Come titolare titolare della Sala di registrazione-sala prove- “DadArt” ad Osimo, in Via Castelfidardo 6, Rovagna vuole insegnare ai più giovani a “dipingere la scena con la melodia” ed è co-fondatore, assieme all’artista, regista, autrice e pedagogista teatrale Marianna De Leoni, dell’Associazione Specchi Sonori da decenni impegnata in progetti che sommano educazione teatrale e musicale nel territorio marchigiano, come, tra gli altri la rassegna “Scena dei Piccoli” oltre agli itinerari di ricerca artistica e formativa Trame Sonore e “Tra le righe. Narrazione e rappresentazione”. L’obiettivo? “Abituare all’ascolto- spiega il duo Rovagna- De Leoni. Gli anni della vicenda pandemica hanno fatto comprendere a tutti come la musica e lo spettacolo dal vivo prevedano la presenza di un pubblico e non possano esprimersi tramite internet o dallo schermo di un computer. Non è possibile. Si perde l’unicità dell’esperienza, il partecipare, concretamente, ad un processo creativo. Nell’epoca della connessione perenne, le arti vive interrompono le frequenze nelle quali siamo immersi per ri-destarci, renderci più presenti a noi stessi. E rammentiamo di sentirci davvero umani solo davanti a ciò che lascia il segno”.