L’undici settembre 2001 gli Stati Uniti d’America e il mondo occidentale intero hanno vissuto il peggiore momento di terrore e di angoscia dai tempi della seconda guerra mondiale. Quel giorno lavoravo presso una banca d’affari e ricordo ancora perfettamente i sentimenti di impotenza, dolore, rabbia e paura che si susseguirono nella mia mente. Allo strazio delle morti si aggiunse il panico sui mercati finanziari: le borse europee accusarono perdite corposissime, mentre la borsa americana rimase chiusa per ben quattro sedute consecutive e alla riapertura, in un clima surreale, numerosi titoli di ogni settore merceologico subirono ribassi superiori ai venti punti percentuali. I terroristi avevano dunque ottenuto il duplice obiettivo di colpire nel cuore il simbolo del mondo occidentale, New York, mettendo in ginocchio sia l’economia reale che quella finanziaria. Lo scorso 13 novembre, i barbari attentati di Parigi hanno fatto ripiombare i cittadini europei nell’angoscia riaprendo quella ferita lunga quattordici anni; molti di noi, operatori di mercato, unitamente al senso di sbigottimento che ci ha accompagnato durante un interminabile weekend, abbiamo nuovamente temuto una reazione disordinata alla riapertura dei mercati finanziari, anche se l’orario serale in cui è scattato l’attacco terroristico di Parigi, successivo alla chiusura delle principali borse mondiali, ha impedito quella reazione a caldo degli investitori alla quale avremmo sicuramente assistito durante quelle ore drammatiche in cui si succedevano notizie confuse e aumentava progressivamente il numero delle vittime. Come nel caso degli attentati alle due torri, la folle strategia del terrore contro gli odiati “nemici infedeli”, oltre a seminare morte e orrore tra le innocenti vittime, faceva dunque leva sull’inevitabile effetto panico che si sarebbe generato tra gli investitori. Tuttavia, durante il weekend, è accaduto qualcosa di imprevedibile: man mano che trascorrevano le ore, unitamente ai sentimenti di impotenza, dolore, rabbia e paura, è maturato un senso di ribellione e di orgoglio comune, un desiderio crescente di trovare il modo più rapido possibile per “onorare” quelle vittime innocenti nelle quali ci siamo tutti identificati allo stadio, al ristorante, al teatro, al bar o semplicemente per strada. I social network, che all’epoca degli attentati delle due torri non esistevano, hanno amplificato l’abbraccio virtuale del mondo pacifico nei confronti di Parigi e del popolo francese, cancellando ogni polemica e qualsiasi forma di dietrologia alle quali abbiamo purtroppo assistito nei giorni successivi. Ecco che, il lunedì mattina, il popolo degli investitori, che spesso si lascia influenzare delle emozioni e da comportamenti irrazionali orientati a logiche di breve termine, ha mostrato tutto il suo orgoglio e la sua maturità: le borse europee, con Parigi in testa, non solo non sono crollate, ma la gran parte di esse ha rapidamente annullato le perdite di circa un punto percentuale fatte segnare in apertura, chiudendo la seduta con il segno positivo. Il trend positivo dei mercati è proseguito durante l’intera settimana, sia sul fronte obbligazionario che azionario e le borse europee hanno archiviato una delle migliori settimane degli ultimi mesi.C’è da chiedersi adesso quale sarà l’impatto nel lungo periodo degli attentati di Parigi sull’economia europea che, proprio nell’ultimo semestre, ha mostrato importanti segnali di ripresa. Purtroppo abbiamo già assistito alla cancellazione di eventi sportivi importanti e alla chiusura di alcune stazioni della metropolitana nelle principali città europee per ragioni di sicurezza e, a tal proposito, il presidente della Commissione europea Jean Claude Junker ha annunciato che sarà concessa ai Paesi membri una deroga al patto di stabilità, riconoscendo loro maggiore flessibilità di spesa per investimenti nella sicurezza dei cittadini. È giunta adesso l’ora in cui i leader politici europei mettano definitivamente da parte gli egoismi che hanno caratterizzato l’ultimo decennio di storia del vecchio continente, affinché prevalgano gli interessi dell’Unione su quelli dei singoli Stati. Il tempo, come sempre, ci fornirà la risposta a questo legittimo auspicio, ma sicuramente l’orgogliosa reazione degli investitori europei nella settimana borsistica successiva al 13 novembre deve rappresentare un importante stimolo per attuare rapidamente un insieme di misure atte a contrastare con decisione coloro che, con un disegno a dir poco delirante, vorrebbero distruggere i valori più elevati della nostra civiltà: la libertà e la democrazia.