Ondata di acquisti sul Nasdaq ed è nuovo record da marzo 2000

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Con la crisi greca che appare sotto controllo sono state le trimestrali, soprattutto delle società tecnologiche, a trainare i listini azionari Usa. La seduta di ieri, a Wall Street, è stata tutta all’insegna del tech. È vero, il Dow Jones Industrial Average e S&P 500 si sono avvicinati ai massimi, ma è stato il Nasdaq a segnare addirittura il record dal marzo 2000, quando – si ricorderà – scoppiò la cosiddetta bolla delle dot.com. Ieri i listini sono stati spinti dalle trimestrali che – sottolineano gli analisti – continuano a giocare un ruolo importante, sia pure tra non poche contraddizioni. Così, giusto per osservare, le due più importanti trimestrali rese note in giornata, non hanno affatto entusiasmato: gli utili di Goldman Sachs sono calati della metà a causa soprattutto delle spese legali, mentre il colosso dei semiconduttori Intel – per tornare ai tech – ha ridotto gli utili del 3,2% (in questo caso, però, le previsioni erano addirittura peggiori). Ad ogni modo, la giornata è stata caratterizzata dalla straordinaria quantità di acquisti che ha interessato l’indice Nasdaq. Ed è stata davvero impressionante – secondo alcuni osservatori – l’ondata di “Buy” arrivati su titoli già ampiamente ipervalutati, al punto da alimentare timori per il rigonfiamento di una nuova bolla. Tra i titoli che hanno ritoccato il proprio massimo storico: Amazon, Celgene, Comcast, eBay, Facebook, Netflix, Regeneron Pharma, giusto per citare i più noti, ma ce ne sono tanti altri. In particolare, Netflix ha registrato un +18,2%, spiccando il volo su una trimestrale che mostra tutti i rischi del suo modello di business, con utili crollati del 63% a causa dell’aumento dei costi per la produzione di contenuti mentre il rafforzamento del dollaro ha indebolito la performance sui mercati internazionali. Il colosso Usa dello streaming video, che si prepara a espandere il suo business a 200 Paesi entro la fine del 2016 (in autunno Netflix sbarcherà in Giappone, Portogallo, Spagna e Italia) ha segnato nel secondo trimestre 3,28 milioni di nuovi abbonati, quasi il doppio di quelli stimati dagli analisti. Anche gli utili dei tre mesi, e quelli previsti per l’attuale trimestre, si sono rivelati migliori delle attese. Netto progresso anche per eBay +3,39% su risultati trimestrali migliori delle attese, annuncio dell’ampliamento del piano di buyback di un ulteriore miliardo di dollari e formalizzazione della vendita della divisione enterprise a Permira per 925 milioni di dollari. L’ex Gsi Commerce fornisce servizi ai retailer in tutto il mondo per rafforzare la presenza sul Web e migliorare le attività di commercio elettronico. Positiva anche la trimestrale di Intel +0,71% che, nonostante la scarsa fiducia da parte degli investitori, ha fatto meglio delle attese. Il mercato non crede che il lancio a fine mese della nuova versione di Windows darà la spinta sperata alle vendite di pc, e quindi ai chip prodotti da Intel. Ma il colosso californiano ha presentato risultati, seppure segnati dal calo del 3,2% dei profitti netti a 2,8 miliardi di dollari, migliori delle attese per quanto riguarda l’eps (55 centesimi contro i 50 del consensus di FactSet). Oltre le attese anche i ricavi: 13,8 miliardi contro i 13,04 stimati dagli analisti.

Borse asiatiche

I listini asiatici sono prevalentemente in territorio positivo, grazie soprattutto a una stabilizzazione dei mercati cinesi, che si è fatta sentire anche a Hong Kong: l’Hang Seng si avvia a chiudere la prima ottava delle ultime quattro in segno più. A sostenere le Borse asiatiche hanno contribuito ovviamente anche l’ormai prossima risoluzione della crisi greca e i significativi guadagni segnati da Wall Street giovedì, con il Nasdaq ai massimi dallo scoppio della bolla nel marzo 2000. Dopo il panico dei giorni scorsi centinaia di quotate hanno ripreso a scambiare ma, secondo FactSet, sono ancora 643, pari al 22,4% della circa 2.800 aziende dei listini di Shanghai e Shenzhen, i titoli sospesi. Lo Shanghai Composite è arrivato a guadagnare oltre il 3% (restando comunque ancora circa il 25% sotto ai massimi raggiunti in giugno) mentre lo Shenzhen Composite ha sfiorato un progresso del 5% nella seduta. L’indice Msci dell’Asia-Pacific, Giappone escluso, guadagna circa mezzo punto percentuale. Mentre a Hong Kong, l’Hang Seng è in progresso di oltre l’1%. A Tokyo il Nikkei 225 ha chiuso con un progresso dello 0,25% segnando la quinta seduta su cinque di questa ottava in territorio positivo. Tra i titoli delle grandi aziende esportatrici, modesti guadagni per Panasonic e Nissan, mentre Canon ha chiuso con un progresso dell’1,42%. Toyota ha corretto (in calo dell&rs quo;1,03%) dopo i guadagni delle sedute precedenti mentre Sharp è andata a fondo (3,49% la perdita), dopo che il quotidiano Nikkei ha anticipato per il trimestre chiuso in giugno il ritorno al rosso operativo. Seduta sostanzialmente invariata a Sydney, con l’S&P/ASX 200 che ha guadagnato appena lo 0,01% appesantito dai titoli bancari, che nelle precedenti sedute avevano quasi sempre segnato progressi. In declino anche i titoli minerari. Unica voce fuori dal coro Seoul. Il Kospi ha chiuso in declino dello 0,53% in una seduta segnata da una tappa cruciale per la conglomerata Samsung. L’assemblea degli azionisti di Samsung C&T, sussidiaria quotata attiva nelle costruzioni, ha infatti approvato con il 69,5% dei voti a favore la fusione da 8.900 miliardi di won (7,15 miliardi di euro) in Cheil Industries, capogruppo della conglomerata sudcoreana, che fino al luglio 2014 si chiamava Everland. Esce sconfitto il fondo attivista Usa Elliott Associates, secondo cui l’operazione non è nell’interesse dei soci, ma serve esclusivamente a spianare la strada alla ristrutturazione dell’intera galassia Samsung, all’interno di una più ampia revisione della struttura e soprattutto del trasferimento del controllo. La notizia, però, non è stata accolta con favore dal mercato. Samsung C&T ha infatti perso il 10,39% (poco meglio Cheil, in calo del 7,73%).

Borsa Usa

I mercati azionari Usa hanno segnato una seduta di netto rialzo, ieri. Il Dow Jones Industrial Average ha guadagnato 70,08 punti, pari allo 0,39%, a quota 18.120,25. L’S&P 500 è cresciuto di 16,89 punti, pari allo 0,80%, a 2.124,29. Il Nasdaq Composite ha segnato un progresso dello 1,26%, pari a 64,24 punti, a quota 5.163,18 superando i massimi di 5.160,95 del 23 giugno scorso. Per l’S&P 500, che ha chiuso a soli 10 punti dai massimi del 21 maggio, nove dei dieci maggiori sottoindici hanno registrato progressi, con quello delle utility (settore difensivo che comunque mostra come la fiducia sia ancora non del tutto salda) che ha guadagnato l’1,5% mentre dell’1,1% è stato il progresso di quello dei beni di largo consumo. Bene anche il settore finanziario, grazie soprattutto a Citigroup +3,77% che ha chiuso il secondo trimestre con 19,47 miliardi di dollari di ricavi, sostanzialmente invariati ma oltre le attese degli analisti. Male invece Goldman Sachs -0,84 che è stato il secondo peggior titolo del Dow, dopo aver presentato una trimestrale segnata da utili dimezzati da 4,10 a 1,98 dollari per azione, contro i 3,89 dollari del consensus di Thomson Reuters. Il dato è comunque condizionato da accantonamenti per 1,45 miliardi di dollari a protezione dai contenziosi legali legati ancora ai titoli immobiliari venduti prima dello scoppio della crisi. Sul fronte macro, nuove richieste di sussidi di disoccupazione si sono attestate a 281.000, sotto alle 296.000 della settimana precedente e alle 285.000 attese dagli analisti. Il Philadelphia Fed, l’indice che monitora l’andamento dell’attività manifatturiera nell’area di Philadelphia, è sceso significativamente in luglio a 5,7 punti da 15,2 di giugno e contro i 12,0 punti del consensus.

Europa

Mercati europei contrastati nelle prime battute: il Dax30 segna un rialzo dello 0,10%, il Cac40 francese cede lo 0,12% e si muove sotto il riferimento l’Ibex35 che scende dello 0,04%. Negativo il Ftse100 di Londra in calo dello 0,20%. Dopo l’approvazione da parte del Parlamento ellenico delle misure di austerità, l’Eurogruppo ha avviato i negoziati per mettere a punto il terzo programma di assistenza finanziaria ad Atene e dato il via libera al prestito ponte da 7 miliardi di euro. Atteso entro oggi il via libera della Bundestag ai nuovi finanziamenti europei da 86 miliardi di euro sulla base degli accordi raggiunti all’Euro Summit. Ieri la Bce ha ribadito che la Grecia deve rimanere nell’Eurozona e, secondo Mario Draghi, presidente della Banca centrale europea, è necessario un alleggerimento del debito di Atene compatibilmente con i trattati europei. Nel corso della conferenza stampa Mario Draghi ha anche annunciato di aver innalzato il tetto alla liquidità di emergenza alle banche elleniche di 900 milioni di euro, portandolo a quasi 90 miliardi. In questo contesto il Ftse100 ha terminato con un +0,63% a 6.796,45 punti mentre Dax, Cac40 e Ibex hanno tutti chiuso con un rialzo di circa un punto e mezzo percentuale: +1,53% a 11.716,76 punti per l’indice tedesco, +1,47% a 5.121,5 del listino francese e +1,54% a 11.510,60 di quello iberico.

Italia

Il Ftse Mib segna -0,16%, il Ftse Italia All-Share -0,09%, il Ftse Italia Mid Cap +0,33%, il Ftse Italia Star +0,29%. Ieri Piazza Affari che si è riportata sui massimi da maggio. L’indice Ftse Mib ha archiviato la seduta in progresso dell’1,67% a quota 23.783 punti. I mercati hanno accolto con favore l’ok del parlamento greco alle misure richieste dai creditori internazionali del paese ellenico al fine di garantire un terzo pacchetto di salvataggio. Inoltre, la Bce ha confermato il livello dei tassi dell’area euro allo 0,05%, in linea con le attese. Sul parterre milanese si sono distinti i titoli della galassia Benetton con Atlantia (+3,54%) e Autogrill (+4,42%) in deciso spolvero. Tonica Fca (+2,72% a 13,98 euro) grazie ai solidi dati sulle immatricolazioni Ue. Tentativo di recupero per i testimonial del risparmio gestito (+1,9% Mediolanum, +0,71% Azimut) dopo il violento sell-off susseguente al richiamo della Consob al rispetto delle regole Mifid per quanto concerne i fondi italiani con domicilio all’estero. Goldman Sachs ha posto l’accento sui riflessi che il richiamo della Consob avrà sulla sostenibilità delle attuali commissione di performance. La banca d’affari Usa ha così tagliato il prezzo obiettivo sui tre testimonial italiani del risparmio gestito (Azimut, Mediolanum e Banca Generali) che presentano una grossa fetta di fondi domiciliati in Irlanda e/o Lussemburgo. In particolare Azimut è stata rimossa dalla “conviction list” anche se ha mantenuto il rating “buy” con prezzo obiettivo sceso da 36,7 a 30,2 euro. Raccomandazione neutral invece su Mediolanum e Banca generali con target price rispettivamente a 8,1 euro (dal precedente 9,3 euro) e 31,1 euro (da 34,2). Tra le mid cap spicca il tonfo di Landi Renzo (-5,01%) all’indomani del profit warning lanciato in occasione della presentazione dei risultati preliminari al 30 giugno.


I dati macro attesi oggi

Venerdì 17 luglio 2015

Festa Singapore – Hari Raya Puasa

14:30 USD Indice principali prezzi al consumo (Mensile)

14:30 CAD Indice dei principali prezzi al consumo (Mensile)

14:30 USD Nuovi cantieri edili residenziali

14:30 USD Indice principali prezzi al consumo (Annuale)

14:30 USD Concessioni Edilizie (Mensile)

14:30 USD Apertura di nuovi cantieri edili (Mensile)

14:30 CAD Indice generale dei prezzi al consumo (Annuale)

16:00 USD Indice di fiducia del Michigan

16:00 USD Sentimento d’aspettativa dei consumatori del Michigan

16:00 USD Discorso del membro del FOMC Stanley Fischer