Oncologia, ricerca made in Italy: un microbiota predice il cancro epatico

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Predire chi si ammalerà di tumore al fegato? E’ possibile farlo con lo studio del profilo del microbiota intestinale. E’ quanto hanno scoperto i ricercatori italiani della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs e Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma in collaborazione con la Fondazione Irccs – Istituto nazionale dei tumori, grazie a uno studio appena pubblicato sulla rivista ‘Hepatology’, che ha coinvolto pazienti a rischio e soggetti sani, aprendo le porte alla possibilità di cure mirate e all’identificazione precoce dei pazienti con cirrosi epatica da fegato grasso a maggior rischio di sviluppare epatocarcinoma. La ricerca è stata realizzata da Francesca Ponziani del gruppo coordinato da Antonio Gasbarrini, direttore dell’area Gastroenterologia e Oncologia medica della Fondazione Policlinico Gemelli e ordinario di Gastroenterologia dell’Università Cattolica, in collaborazione con Vincenzo Mazzaferro dell’Int di Milano. “L’asse fegato-intestino gioca un ruolo chiave nella patogenesi della steatosi epatica non alcolica (Nafld) che – spiega Gasbarrini – è la terza causa al mondo di carcinoma epatocellulare (Hcc). L’obiettivo dello studio – precisa – è stato esplorare le caratteristiche del microbiota associate alla presenza di Hcc nei pazienti con fegato grasso andati incontro a cirrosi epatica”. In questi pazienti “il profilo del microbiota intestinale e l’infiammazione sistemica sono tra loro correlati e possono concorrere al processo di formazione del tumore epatico” sottolinea l’esperto, che osserva come in futuro “lo studio del microbiota intestinale potrà permettere di identificare i pazienti maggiormente a rischio di sviluppare un tumore epatico e indirizzare i clinici verso interventi più mirati e personalizzati, come per esempio sostituire il microbiota intestinale ‘malato’ con uno ‘sano’ in grado di contrastare lo sviluppo della malattia”.