Omicidi in famiglia, il criminologo Pignataro: Nel 17% dei casi vittime i genitori

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in foto Salvatore Pignataro

Salvatore Pignataro, criminologo investigativo, docente universitario a contratto, specialista in criminologia investigativa, sicurezza e intelligence nonchè Presidente regionale dell’Associazione Italiana Criminologi per l’Investigazione e la Sicurezza della Campania interviene sui casi di omicidi in famiglia e quelli ai danni di uno o due genitori. “Quando avvengono episodi come quello accaduto ad Avellino, c’è da considerare l’aspetto “sentimentale” delle famiglie coinvolte che vivono il loro dramma e vanno rispettate. Dall’altro c’è l’aspetto del “senso di comunità” che viene avvolta da notizie inusuali. In Irpinia casi del genere non sono molto frequenti se vediamo le statistiche. In virtù di questa premessa possiamo dire che gli omicidi sono nati nella storia con l’essere umano e che può capitare che ciò che sentiamo in tv o sui giornali possa capitare vicino casa nostra.” Salvatore Pignataro effettua una analisi a livello nazionale sul fenomeno degli omicidi in famiglia, essendo anche autore di una recente pubblicazione sulla violenza domestica. “ C’è da dire a livello nazionale che i casi dovuti all’uccisione di uno o due genitori, occupano un posti di rilievo nei casi di omicidi familiari. Spesso i moventi sono di natura economica, ma anche situazioni di conflittualità durature, altre volte si hanno condizioni psicologiche o psicopatologiche nei soggetti autori del reato. Uno dei fattori che frequentemente ricorrono nell’omicidio dei genitori è la giovane età degli assassini. La famiglia è il principale strumento che la società ha per interiorizzare la giovane un certo sistema di ruoli, modelli di comportamento, aspettative ecc. Occorre dunque, ricollocare sempre nel contesto familiare ciò che compie l’omicida. A volte è possibile individuare segnali o situazioni di pericolo e semai prevenire o evitare la fase più pericolosa. L’omicidio di un genitore significa in generale “abbattere colui che decide” e quindi è considerato come un gesto di onnipotenza. Gli omicidi in Italia maturati all’interno di rapporti di prossimità prendono il sopravvento su quelli legati alla malavita e alla criminalità. Il 51 % degli omicidi viene commesso all’interno delle famiglie, tra amici e conoscenti, nell’ambito del lavoro e del vicinato. Rispetto alle aree si uccide di più al Sud, poi al Nord ed infine al Centro Italia. La fascia oraria più a rischio in cui si effettua un delitto è del 38% ( fascia oraria tra le 18- 24) seguono tra la mezzanotte e le 6 del mattino. Si uccide, ad esempio, di più il lunedi ( 20%) e la domenica 16% . Nei delitti vi è una forte incidenza della premeditazione ( 59% degli omicidi) che prevale sui delitti non premeditati ( 40%). A compiere omicidi sono soprattutto autori singoli ( 43,5%) seguiti da delitti in associazione ( 17,2%) e in concorso (14%). Il 63% degli autori è stato identificato, il 37% resta ignoto. Importante anche come si uccide: nel 46, 2% è usata un arma da fuoco, seguono le armi da taglio ( 19,2%) , i corpi contundenti ( 7.9%) percosse (4.7%) ecc. Il profilo dell’omicida è da ascrivere quasi sempre all’uomo con il 91% mentre nell’8,3% è donna. Nella fascia tra i 25 e i 34 anni si colloca il 27% degli assassini, mentre in quella tra i 35 e 44 anni il 18%. Nei delitti di famiglia prevale il movente passionale nel 34,7 % dei casi. A uccidere per motivi passionali sono soprattutto gli uomini con il 30,7% mentre le donne che uccidono sono il 23,6% prevalentemente con disturbi psichici. Nella maggior parte dei casi la vittima è coniuge o convivente. Il 72% delle vittime sono coniugi o conviventi, mentre il 17% vittime sono i genitori, a seguire il 13,4% ex coniuge ecc.”.