Ogni individuo è un genere: al Plart di discute di sessualità e identità

La presidente della Fondazione Plart, Maria Pia Incutti, ha accolto, presso lo spazio polifunzionale del Museo della plastica, la presentazione del libro “Ruoli di genere” di Domenico Bellantoni, docente di psicologia dell’Università “Pontificia Salesiana” e de “La Sapienza” di Roma, psicoterapeuta analitico- esistenziale frankliano. L’evento organizzato dal Centro Studi “Erich Fromm” di Napoli, per dibattere sul controverso tema del gender, sull’educazione all’amore e al saper amare, ha avuto inizio con il saluto ai soci della Presidente Silvana Lautieri che ha introdotto l’argomento, ricordando la scrittrice Oriana Fallaci: “Essere donna è così affascinante. È un’avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai”. 

Mentre l’identità sessuale viene ricondotta essenzialmente all’appartenenza biologica del soggetto al sesso maschile o femminile, l’identità di genere si riferisce al genere con cui una persona si identifica, cioè si percepisce come uomo o donna (o nessuno dei due, in una gamma di molteplici categorie a livello di condotta: eterosessuale, omosessuale, bisessuale, trans-gender) in base all’esperienza e all’influsso socio-culturale dell’ambiente di vita. Sex e gender, quindi, sono termini interrelati ma non sinonimi e biunivoci. 

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Il gender, ha chiarito Bellantoni, chiama in causa le specificità culturali e spirituali dell’uomo che lungi dall’essere un limite sono una ricchezza e una dote ulteriore rispetto al mondo animale. Maria Elena Viscardi ha illustrato la trattazione scientifica, semplice e rigorosa, dell’autore che, nell’affrontare questo tema di scottante attualità, fa riferimento alla visione olistica-personalista frankliana che integra i tre livelli biologico, psicosociologico e spirituale, per promuovere un  amore maturo, libero e responsabile. Il libro è, in realtà, un’acuta riflessione sulle parole “Ti amo”, che chiamano in causa l’educazione, la dignità umana, la coscienza, la gerarchia dei valori, il progetto di vita, la maturità della persona: “ad amare ci si educa, ad amare ci si addestra”. 
Il pacato dibattito, lontano da posizioni ideologiche estreme, ma attento alla fenomenologia dell’amore e alla diretta esperienza esistenziale della persona, considerata nella sua complessità e nel suo reale contesto di vita,  ha cercato di rispondere all’esigenza di ripensare i ruoli di genere nell’attuale società liquida, con le sue caratteristiche di “villaggio globale”,  nell’intento non di cancellare le differenze ma di promuovere le uguaglianze. Il filosofo Berardo Impegno, certo che la realtà è molto più articolata e complessa di qualunque principio astratto e che l’erotismo è una costruzione culturale propriamente umana, ha messo in guardia dagli estremismi delle femministe americane, come la filosofa Judith Butler,  per le quali “Ogni individuo è un genere”. 
Il rischio di questo riduzionismo è il venire meno di quel ponte semantico e relazionale che è alla base del rapporto con l’altro, nonché della dimensione dialogica che consente la condivisione valoriale, con la  possibilità di riappropriazione del proprio sé e di un mondo comune. Il processo di costruzione e d’identificazione del proprio ruolo di genere è senz’altro problematico, tormentato, ma non parte dal nulla, come vorrebbe l’estremismo culturalista che tende all’indifferenziazione, bensì ha un suo antecedente nella differenziazione  genetica e biologica di maschile e femminile. 
A conclusione del confronto Bellantoni ha ribadito che ogni individuo ha diritto di affermare se stesso nella propria condotta di genere, liberamente e responsabilmente, collocandola all’interno di un integrale sviluppo della persona, di una costellazione di valori e della propria storia di vita.