di Bianca Desideri
“Marinella e gli Aquiloni” è sicuramente una storia da raccontare. Una bella storia, possiamo dire, perché è la storia di un progetto nato nel 2019 in via sperimentale e ripetuto e finanziato dall’UIEPE della Campania per il 2020 realizzato in questo complesso e tragico anno.
I protagonisti di questa storia sono 12 persone in esecuzione penale esterna che grazie a questa iniziativa hanno avuto il modo di conoscere un mondo diverso dove istituzioni pubbliche e private, terzo settore e volontari hanno operato ed operano tutti insieme per fornire loro strumenti e competenze necessari per reinserirsi nella società.
Molte sono le persone impegnate ma due in particolare hanno trascorso, dall’inizio alla fine di questa avventura, le giornate con i 12 affidati vivendo più di altri con loro difficoltà, lavoro, timori, emozioni.
Parliamo di Bianca Esposito e Emanuele Spavone due giovani operatori di Obiettivo Napoli, ente del terzo settore che da anni opera nella città di Napoli a favore delle categorie fragili, capofila del progetto, che non si perdono d’animo, nella loro continua attività, dinanzi a nessuna difficoltà e accolgono tutti sempre con un sorriso e con grande entusiasmo che si fondono con la loro forte professionalità.
A loro che hanno seguito passo passo i “Marinelli” abbiamo chiesto più che ad altri una breve narrazione del vissuto del progetto.
Bianca ed Emanuele, il vostro in particolare ma anche quello di tutti i partecipanti al progetto è stato un impegno continuo fatto di mille momenti. Raccontateci questa significativa esperienza…
Contribuire alla costruzione di una giustizia di comunità è tra i principali compiti affidati agli operatori sociali che si occupano di persone sottoposte a procedimenti penali, il progetto “Marinella e gli Aquiloni”, nasce proprio a seguito del percorso formativo “La comunità da fare” promosso dalla Scuola Superiore per l’Esecuzione Penale “Piersanti Mattarella” nel 2018.
Le Raccomandazioni Europee in materia di giustizia promuovono sempre più misure e pene alternative da scontare all’interno della comunità stessa. Gli Uffici di Esecuzione Penale Esterna sono infatti chiamati, sulla falsariga degli uffici di probation di stampo europeo, ad una progettazione congiunta con enti pubblici e privati del terzo settore, in vista del reperimento di ulteriori risorse da destinare all’ampliamento delle misure e sanzioni di comunità ed alla realizzazione di progetti di reinserimento sociale e lavorativo delle persone in esecuzione penale esterna.
Lavoro di rete e sviluppo di comunità con la diffusione di pratiche di cittadinanza attiva, queste le parole chiavi che hanno caratterizzato l’esperienza di Marinella.
Entrambe le edizioni del progetto hanno individuato l’Associazione Obiettivo Napoli Onlus, ente di formazione accreditato, quale soggetto capofila e questo ci ha permesso di viverne a pieno ogni aspetto, dalla progettazione e il coordinamento alla relazione con gli affidati e alla gestione della governance della rete.
Dal 24 agosto al 23 novembre abbiamo ospitato ogni giorno i dodici beneficiari in borsa lavoro presso la nostra sede, un primo mese è stato dedicato alla formazione sui temi dell’empowerment e giustizia riparativa, sicurezza sul lavoro e manutenzione, i successivi due mesi li hanno visti invece impegnati nei cantieri di rigenerazione urbana.
Il periodo di formazione è stato importante per lavorare sulla coesione del gruppo e per conoscerci, abbiamo dedicato importanti momenti allo scambio e al confronto che ci hanno permesso di instaurare relazioni significative con ognuno di loro e soprattutto cerare lo giusto spirito di squadra.
La condivisione di obiettivi e valori comuni, la voglia di riscatto e il forte desiderio di sentirsi utili per la società sono stati la forza motore delle attività messe in atto nei cantieri. Ogni mattina con forte entusiasmo i ragazzi prendevano gli attrezzi da lavoro, indossavano la divisa e si recavano presso le sedi individuate nella Municipalità 2.
E così, insieme, uniti e con grande fatica sono riusciti a restituire il bello a quei luoghi che da troppo tempo versavano in stato di abbandono: istituti scolastici, parchi pubblici e uffici comunali.
Hanno dato significato e senso ad ogni azione, sentivano l’importanza del loro compito perché per loro sapere che in quei giardini ci sarebbero tornati i bambini, sapere di aver contribuito a restituire uno spazio pubblico agli abitanti del quartiere è stato motivo di orgoglio e di impegno.
La presenza delle istituzioni è stato un elemento imprescindibile per la buona riuscita del progetto soprattutto perché ha permesso ai ragazzi di tornare ad avere fiducia in queste stesse istituzioni che fin ora vedevano solo come nemiche.
Abbiamo imparato tutti ad andare oltre, oltre il pregiudizio, oltre il ruolo, oltre lo stereotipo per ritrovarci poi come persone e cittadini uniti dagli stessi interessi e obiettivi comuni.
Rispetto all’esperienza dello scorso anno, quanto la pandemia da Covid-19 ha influito sulla realizzazione dell’edizione 2020?
Il momento storico in cui ci troviamo, le paure e le conseguenze legate all’emergenza sanitaria hanno sicuramente influito sull’esperienza: il timore che da un giorno all’altro potesse essere sospeso il progetto, la quarantena di uno di loro, le misure di sicurezza da rispettare, l’impossibilità di organizzare eventi pubblici per la comunicazione.
Allo stesso tempo però questo clima di incertezza ha unito ancora di più il gruppo, spesso ci hanno detto “siamo fortunati ad essere qui, ad avere questa possibilità proprio in questo momento”.
Cosa avete tratto a livello personale e professionale da questa esperienza progettuale?
La nostra esperienza ha acquisito un valore ancora più forte potendo sperimentare peculiarità e differenze tra interventi settoriali, basati sul singolo individuo in misura alternativa che svolge il programma di trattamento presso l’ente, e misure di comunità, come l’esperienza di Marinella, caratterizzata da un gruppo di soggetti che condivide lo stesso programma.
I vissuti emotivi che hanno accompagnato il progetto, la profondità delle relazioni instaurate , le loro storie e i loro tormenti, hanno fatto da guida per il nostro lavoro e sicuramente saranno d’ispirazione per le future iniziative che ci auguriamo di realizzare.
Le restituzioni che ci hanno donato sono preziose.
Lucio, Ciro, Pasquale, Raffaele, Francesco, Vincenzo, Alberto, Gennaro, Giosuè, Salvatore, Gianluca, Luciano … grazie per ogni cosa.