Nuova liquidità sui mercati dalla People Bank of China

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A cura di Antonio Arricale

Ancora un tentativo di sostegno della banca centrale cinese, che sta cercando di tamponare la crisi creditizia del Paese, con l’obbiettivo di rilanciare la crescita. La People Bank of China oggi ha immesso nuova liquidità sui mercati (erano circa dieci settimane che era assente), per un valore di 35 miliardi di yuan,destinati alle banche commerciali per placare la loro sete (stagionale) di denaro. L’ultima volta che la banca centrale aveva immesso liquidità era il 16 aprile scorso. Un intervento di questo tipo, secondo gli esperti, riduce le probabilità di un imminente intervento di politica monetaria, sul tipo di una riduzione del coefficiente di riserva delle banche o qualcosa di simile e più energico. Intanto la questione greca continua a destabilizzare i mercati di tutto il mondo alimentando la volatilità dei corsi. Prosegue infatti il difficile confronto per il raggiungimento di un’intesa sul dossier greco. Non è ancora stato raggiunto un accordo. Dopo l’incontro tra Jean Claude Juncker (Commissione Europea), Mario Draghi (Bce), Christine Lagarde (Fmi) e Alexis Tsipras (il premier greco) di ieri i tre creditori e il primo ministro greco sono già nuovamente in riunione dalla nove di stamane per proseguire i difficili lavori nella ricerca di un’intesa che non è ancora stata raggiunta.

Borse asiatiche

Battuta d’arresto per i mercati azionari asiatici sulla scia di Wall Street: la mancata risoluzione della crisi del debito ellenico, che entro il 30 giugno deve rimborsare 1,8 miliardi di dollari al Fondo monetario internazionale, ha condizionato l’andamento dei corsi. Il Nikkei ha chiuso gli scambi in calo dello 0,46% a 20771 punti, dopo il test di livelli del 1996 nella seduta di mercoledì, Hong Kong cede lo 0,59% e Seoul ha archiviato la seduta poco sotto il riferimento (-0,02%). Segno negativo anche a Shanghai in flessione dello 0,87%. Sul versante macroeconomico da segnalare la revisione del Pil della Corea del Sud: un paio di settimane fa la Bank of Korea aveva già tagliato i tassi d’interesse di 25 punti base ai minimi dell’1,50% (primo ribasso quest’anno, dopo i tre del 2014). Il ministero delle Finanze, nel suo periodico outlook economico, ha stimato al 3,1% la crescita del Pil quest’anno, dal 3,8% previsto in dicembre. Nel 2016 la previsione è per un progresso del 3,5% (l’anno scorso l’economia era cresciuta del 3,3%). Per reagire, Seoul ha annunciato un piano di stimolo da 15.000 miliardi di won (12 miliardi di euro). Prese di beneficio sul comparto bancario con Mitsubishi UFJ Financial in calo di quasi un punto percentuale, Sumitomo Mitsui Financial Group dello 0,2% e Mizuho Financial Group dello 0,3%. Fanuc ha perso il 2,73% dopo che Goldman Sachs ha tagliato il target price del principale produttore di robot giapponese. In calo il comparto automobilistico, con Suzuki Motor che perde lo 0,85%, Mazda Motor il 2,09% e Toyota l’1,31%, nonostante il Senato degli Stati Uniti abbia approvato una legge per accelerare la Trans-Pacific Partnership (TTP), un patto commerciale tra 12 Stati che si affacciano sull’Oceano Pacifico, che potrebbe portare molti benfici agli esportatori giapponesi.

Borsa Usa

Dopo due sedute consecutive di guadagni, e due nuovi record per il Nasdaq, Wall Street ha segnato significative perdite mercoledì 24 giugno in gran parte ancora una volta in relazione a quanto succede sull’altra sponda dell’Atlantico. I timori per una mancata risoluzione della crisi del debito della Grecia, che entro il 30 giugno deve rimborsare 1,8 miliardi di dollari al Fondo monetario internazionale, hanno condizionato i corsi. In particolare nella giornata i creditori hanno chiesto ad Atene modifiche alle proposte fiscali e di riforme. Non migliorano particolarmente la fiducia dei mercati i dati macroeconomici Usa. Seppure qualche segnale positivo sia arrivato. Il Bureau of Economic Analysis ha infatti migliorato la lettura sul declino del Pil nel primo trimestre 2015 allo 0,2% dallo 0,7% precedentemente sti mato. L’indice dei prezzi al consumo, che misura le variazioni di tutti i beni e servizi che compongono il Pil e rappresenta una misura chiave dell’inflazione, è rimasto invariato rispetto alle letture precedenti. Il Pce Core, l’indicatore più seguito dalla Federal Reserve per monitorare l’inflazione, si è attestato a un progresso dello 0,8%, contro l’1,1% del trimestre precedente, in quello che è il più basso incremento registrato dal 2010. Il Dow Jones Industrial Average ha perso 178 punti pari allo 0,98% a quota 17.966,07 con tutti i titoli che lo compongono in negativo a eccezione di Apple +0,85% mentre il sotto indice Dow Jones Transportation Average ha chiuso in declino dell’1,86% sulla frenata del settore ferroviario. L’S&P 500 è arretrato di 15,62 punti pari allo 0,74% a 2.108,58. Tutti i dieci principali sottoindici di settore dell’S&P 500 hanno segnato ribassi. Peggiore è stato l’S&P 500 Materials Index, che raggruppa colossi di chimico e minerario, deprezzatosi dell’1,3% in scia al crollo di Monsanto -5,73% dopo la presentazione della trimestrale. Nel terzo trimestre il colosso delle sementi ha segnato il progresso dei profitti da 858 milioni, pari a 1,62 dollari per azione, a 1,14 miliardi, e 2,39 dollari. I ricavi sono cresciuti nei tre mesi allo scorso 31 marzo da 4,25 a 4,58 miliardi di dollari. Il consensus di FactSet era per un eps di 2,06 dollari su 4,63 miliardi di ricavi. A deprimere i corsi, però, è stata soprattutto la conferma che Monsanto non rinuncerà al takeover da oltre 45 miliardi di dollari della svizzera Syngenta, nonostante il secondo rifiuto incassato da parte del board della preda. Il Nasdaq Composite ha segnato un declino dello 0,73% pari a 37,68 punti a quota 5.122,41. Tra in singoli titoli, seduta a due velocità per due delle Big Three di Detroit. Goldman Sachs ha peggiorato il giudizio su General Motors -3,14% citando il rallentamento della crescita del gruppo automobilistico in Cina, come pure in patria. Gli analisti dell’istituto Usa hanno rivisto da buy a neutral la raccomandazione sul titolo. Percorso inverso per Ford +1,37% il cui rating passa da neutral a buy, con Goldman convinta che la profittabilità per l’altro big di Detroit sia destinata a segnare una significativa crescita in Nordamerica il prossimo anno. Voce fuori dal coro, in una seduta complessivamente assai negativa, Lennar +4,20% dopo che il secondo maggiore gruppo delle costruzioni in Usa per ricavi ha comunicato un progresso dei profitti nel secondo trimestre del 33% a 183 milioni, pari a 79 centesimi per azione, contro 64 centesimi del consensus di FactSet. Nei tre mesi allo scorso 31 maggio, i ricavi sono aumentati del 31,5% a 2,39 miliardi di dollari, a fronte d el progresso del 17,6% per quanto riguarda gli ordinativi. Nella seduta di martedì, Lennar aveva segnato una flessione dell’1,01% a Wall Street probabilmente anche in scia ai dati non esaltanti sul mattone a stelle e strisce. Ma si è ripreso ampiamente sui i dati trimestrali.

Europa

Sotto il riferimento l’azionario europeo durante i primi scambi. Il Dax tedesco cede lo 0,3%, il Cac 40 francese perde lo 0,4% e l’Ibex 35 cede lo 0,09 per cento. Il Ftse 100 britannico segna un ribasso dello 0,24% mentre il Ftse Mib italiano mostra segnali di forza e si porta in territorio positivo con un rialzo dello 0,32 per cento. A Francoforte per lo 0,19% il titolo di Bayer. Negli Stati Uniti il dispositivo contraccettivo permanente Essure è finito sotto un’inchiesta della Food and Drug Administration che avrebbe ricevuto oltre 5 mila segnalazioni fra le quali gravidanze e in alcuni casi decessi. Perde quota Vivendi a Parigi (-3,3%): la media company francese è salita al 14,9% di Telecom Italia. Sotto la parità a Londra Shell (-0,03%) nonostante la compagnia petrolifera e l’italiana Eni abbia incontrato ufficiali iraniani, secondo il Financial Times, per discutere eventuali investimenti nel Paese asiatico.

Italia

Piazza Affari torna sopra il riferimento dopo un avvio negativo. Il Ftse Mib segna un rialzo dello 0,40% e il Ftse Italia All Share guadagna lo 0,34%, in calo il Ftse Italia Star (-0,14%). Ieri Piazza Affari ha chiuso in ribasso. L’indice Ftse Mib ha ceduto lo 0,52% a 23.443 punti. Seduta negativa per Telecom Italia (-1,09% a 1,178 euro) in scia al movimento del comparto francese delle telecomunicazioni. Il Cda di Bouygues ha deciso di respingere l’offerta presentata da Numericable-SFR, controllata da Altice, per acquisire la filiale Bouygues Telecom. Tra i peggiori di seduta anche STM che ha lasciato sul parterre l’1,57% a 7,48 euro. Deboli i titoli del comparto bancario: Montepaschi ha ceduto il 2,04% a 1,916 euro, Popolare dell’Emilia Romagna lo 0,18% a 8,155 euro, Popolare di Milano lo 0,50% a 0,982 euro, Intesa SanPaolo lo 0,81% a 3,388 euro, Unicredit l’1,16% a 6,36 euro. In controtendenza Ubi Banca che ha chiuso con un progresso dello 0,53% a 7,575 euro. Positivi i titoli maggiormente legati alle sorti del petrolio, con il Wti che viaggia sopra quota 61 dollari al barile: Eni ha guadagnato lo 0,23% a 16,86 euro, Saipem è avanzata dell’1,38% a 10,23 euro mentre Tenaris ha segnato un progresso dello 0,71% a 12,68 euro.


I dati macro attesi oggi

Giovedì 25 giugno 2015

08:00 GER Fiducia consumatori lug;

14:30 USA Deflatore consumi (core) a/a mag;

14:30 USA Deflatore consumi (core) m/m mag;

14:30 USA Deflatore consumi a/a mag;

14:30 USA Redditi delle famiglie m/m mag;

14:30 USA Richieste di sussidio set timanali;

14:30 USA Spesa per consumi (nominale) m/m mag.