Nulla succede a caso. O quasi

in foto Federico de Raho

Sul finire del secolo scorso, Robert Hopcke, scrittore inglese, diede alle stampe un romanzo sulla validità dell’assunto che fa da titolo alle righe che seguono. Iniziò dando per scontato che, prima o poi nella vita, ognuno verrà a trovarsi di fronte alla concomitanza di situazioni che influiranno sensibilmente sul suo futuro. L’ argomento era stato già affrontato in precedenza da studiosi di alta levatura, per loro è sufficiente citare solo Carl Jung per avere un’ idea di che genere di persone, nel tempo, si sia avvicinato all’argomento. Senza addentrarsi nei particolari, la conclusione, condivisa da molti di loro, è che il caso, come comunemente è inteso, non esista. È opportuno però tener presente che Orazio, nelle Satire, aveva giá affrontato l’argomento, constatando che l’ accadimento di qualcosa che si desidera, la stessa prima o poi si manifesterà in concreto. L’ affermazione originale era “hoc erat in votis”, vale a dire “ciò è quanto desideravo”. In una situazione del genere si sarà trovato anche l’ex Procuratore Capo dell’ Antimafia che aveva da poco appeso la toga al chiodo per raggiunto limite di età. Poco dopo lo stesso è stato ammaliato da una sirena politica. Così si è trovato, dall’oggi al domani, a prestare i propri servigi a un’ altra espressione del potere, la politica. Senza sforzo alcuno, si è ritrovato parlamentare e ogni commento sulla evoluzione della sua attività è superflua. È successo così che quel campione di coerenza- senza alcuna ironia -in un batter d’ occhio si sia trovato coinvolto in una situazione a dir poco surreale. Divenuto parlamentare nelle fila di un non partito, creatura estemporanea di un guitto che si è defilato per tempo, si trova attualmente a essere chiamato in causa da un suo collega, degno o non degno non fa alcuna differenza, accusato di avergli ordinato una particolare opera di dossieraggio. Di quella particolare attivitá che consiste nell’ uso di notizie riservate per creare un fascicolo su uno o più indagati, anche se solo sospetti, al fine di coinvolgerli in procedimenti giudiziari. Una vicenda del genere da fastidio già per il solo fatto di essere definito usando la storpiatura di un termine francese, dossier, atto a creare inutili equivoci.Se proprio si vuol definire la vicenda prendendo in prestito un termine da Oltralpe, quello più appropriato è affaire. Con esso in Francia viene definita una vicenda non lineare, mentre per rendere più evidente un fatto risulta più appropriato definirlo torbido. In campagna si dice che cane non mangia cane. Canis canem non est, si diceva nella Roma imperiale riferendosi a chi adottava un comportamento non adeguato. Quindi, ancora una volta nel Paese, il potere giudiziario da di sé stesso un immagine speculare di come dovrebbe regolarmente funzionare. Trattandosi quella descritta di una Casta, se non se ne approfondisse l’osservazione, si sarebbe portati a credere che certa magistratura ritenga normale adottare alcuni comportamenti tipici dell’ordine sacerdotale. Partendo da quella che vuole che chi è stato ordinato sacerdote, lo resterà- per tutta la vita- comunque andrà la sua evoluzione, all’ altra, che avverte il nuovo ordinato che, tra loro sacerdoti, sarà tollerato ogni comportamento. Nella scelta di uno dei due termini di paragone di quale tipo tra essi sia opportuno adottare,si distinguereanno diverse scuole di pensiero, come è giusto che sia. Ciò che deve invogliare a tenere sveglia l’attenzione degli italiani e di quanti hanno rapporti con loro,è tutt’ altro. Cioè che, passato il primo momento di illuminazione a giorno della vicenda citata e di molte altre simili, tutto finisca per rimanere tal quale. Nel villaggio, per descrivere con colore una conclusione di tal fatta, si usa dire che è andato a finire tutto a tarallucci e vino. L’ espressione rende perfettamente l’idea del contesto.